
Le fotografie da Gaza di bambini ridotti a scheletri, sono raccapriccianti. E chi lo può negare? Tuttavia, le immagini non debbono servire a coprire lo tsunami di ipocrisia che dall’Europa si è abbattuto su quello spicchio di mondo che è la Striscia di Gaza. L’ostensione della sofferenza dei civili palestinesi non può essere l’alibi per legittimare moralmente il pregiudizio antisionista dei progressisti occidentali nei confronti di Israele e del suo diritto a esistere. La guerra è probabilmente il più terribile strumento di regolazione dei rapporti tra gruppi umani. Ma è anche l’unico praticabile quando il dialogo e le ragioni della coesistenza pacifica vengono meno. È fin troppo facile, e comodo, versare lacrime per le conseguenze di una crisi e non farsi un esame di coscienza sulle corresponsabilità in ordine alle cause che quella crisi, che tanto orrore desta, hanno generato.
È il momento di ritrovare il coraggio delle parole. È il momento di chiamarsi fuori dal mainstream dei “buoni”, che raccontando la storia Gaza attraverso le lenti deformate della propaganda terrorista di Hamas, ha già emesso la sua sentenza su chi sia la vittima e chi il carnefice. Fallando clamorosamente. O, forse, no. Nessun errore, nessuna svista. Se il vero obiettivo è da tempo la costruzione di una verità “verosimile”, funzionale a suffragare il proprio pregiudizio antisemita, allora missione compiuta: Fedro non ha capito niente, davvero è stato l’agnello a sporcare l’acqua al lupo perché nel mondo dei progressisti l’acqua del torrente scorre all’incontrario, dal basso verso l’alto. I “buoni” dicono: l’esercito israeliano spara sui civili palestinesi che si mettono in fila alla disperata ricerca di cibo che difficilmente potranno ottenere, visto che la macchina degli aiuti alimentari, per come è stata strutturata e per chi la gestisce, difficilmente potrà appagare la loro fame. Neanche per un attimo le loro menti intossicate dal pregiudizio antisemita, sono state sfiorate dal dubbio che la realtà possa essere diversa da quella raccontata da Hamas.
Il ministro degli Esteri israeliano, Gideon Sa’ar, in un colloquio con l’alto Rappresentante dell’Unione europea, Kaja Kallas, ha accusato Hamas di torturare e di sparare contro i civili palestinesi che provano a prendere il cibo distribuito dalla organizzazione americana Gaza humanitarian foundation (Ghf). Perché non credere alla parola di un rappresentante di una moderna democrazia, incardinata nel solco della migliore tradizione occidentale e, invece, prendere per oro colato la propaganda di una banda di vili assassini che hanno fatto del rapimento, della violenza bruta e del ricatto i loro strumenti negoziali? Ciò accade solo se vi è un retropensiero indicibile a truccare le carte della corretta informazione alle opinioni pubbliche occidentali. Giù il velo untuoso dell’ipocrisia “liberal”, per i pacifisti universali l’idea è che Israele non debba esistere come entità etnico-religiosa autonoma ma debba lasciarsi assorbire in un processo di rimescolamento regionale, dove la componente araba stabilisca la propria egemonia concedendo al popolo ebraico la pacificazione in cambio della cessione della sovranità statuale.
Se così non fosse, perché fare pressioni sugli israeliani per costringerli a deporre le armi prima che abbiano sradicato il cancro Hamas dal perimetro del loro spazio vitale? E perché pretenderlo in nome di un’astratta questione umanitaria, pur essendo consapevoli che ciò equivarrebbe a condannare Israele a vivere sotto il costante ricatto dell’islamismo terrorista? Perché dare del criminale genocida a Benjamin Netanyahu? Perché paragonarlo a Adolf Hitler e, invece, rappresentare Marwān Barghūthī, un terrorista assassino della peggiore risma, come una sorta di Nelson Mandela palestinese pronto a condurre il suo popolo verso un radioso avvenire in un territorio “purificato” dal morbo sionista? Perché dopo aver riempito di denari per anni i terroristi di Hamas, gli europei non hanno mai chiesto conto di cosa quei pendagli da forca ne avessero fatto dei nostri soldi? Perché hanno sistematicamente taciuto quando i terroristi sbucavano dal terreno come topi di fogna, nel mezzo delle città israeliane, per seminare morte tra i civili ebrei? Non erano anche quelle vittime innocenti? Perché nessuno si è mai chiesto come fosse stato possibile per Hamas costruire un potente arsenale bellico mentre la popolazione civile viveva nella totale indigenza? Perché le organizzazioni umanitarie si sono ridotte al rango degli utili idioti del radicalismo islamico, nel dare bordone alla peggiore feccia criminale?
È sconcertante, ma coerente con la storia degli ultimi decenni, che un Occidente prone ai comandi dei suoi mortali nemici si sciolga in lacrime e lamentazioni quotidiane per “l’orrore” di Gaza e nessuno tra i suoi leader, nani politici, che abbia il fegato di dire ai terroristi di Hamas: dovete rilasciare gli ostaggi israeliani e arrendervi. Nessuno in Europa, tra quelli che contano. Ma, per fortuna di Israele, essendo costoro dei pavidi, piangono, guaiscono, si dicono preoccupati, poi però voltano lo sguardo da un’altra parte quando vi sarebbe da assumere provvedimenti concreti. Si comportano come spettatori di una partita di tennis a Wimbledon. Si limitano a commentare le fasi dell’incontro facendo notevole spreco di aggettivi: deprecabile, inaccettabile, vergognoso e via scorrendo il vocabolario. Una roba da cruciverba della Settimana enigmistica: 1° orizzontale, si dice dell’azione israeliana a Gaza, 10 lettere.
Si obietterà: non è ammissibile che i civili vengano coinvolti in questa guerra. Risposta: perché, è ammissibile che quegli stessi civili si siano prestati a fare da scudi umani ai terroristi di Hamas? Perché nei due anni da quel maledetto 7 ottobre le voci che si sono levate da Gaza per condannare o anche solo per prendere le distanze dal tragico raid compiuto dai terroristi loro signori e padroni, non sono state udite? Si dirà: i palestinesi hanno paura di essere soppressi dai carnefici di Hamas. È comprensibile. Tuttavia, se un popolo aspira alla libertà non può nascondersi dietro la paura, qualcosa deve pur rischiare. Non fosse altro per incoraggiare i liberatori a intervenire in loro aiuto. Nel 1943, in Italia sbarcarono le truppe alleate per sconfiggere il fascismo e il nazismo, ma ci fu anche una reazione di popolo che portò tanti uomini e donne ad abbracciare la lotta armata. Ci fu la Resistenza. E non è che gli occupanti tedeschi non ci andassero giù pesante con la popolazione civile. E, a proposito della fame, neppure gli alleati liberatori si fecero scrupoli a colpire la popolazione civile. Quanti italiani innocenti, bambini e vecchi, sono morti sotto i bombardamenti delle fortezze volanti Usa? Tanti. E quanti italiani sono morti con l’arrivo del gelido inverno del 1944, quando malattie, mancanza di carburante e cibo falcidiarono la popolazione civile, in particolare i bambini? Troppi. Eppure, nessuno dei sopravvissuti si è mai sognato lontanamente di muovere un’accusa di sterminio agli alleati, neanche quando la soldataglia dei Goumiers appartenenti al Corpo di Spedizione francese (Cef) si diede agli stupri di massa delle nostre donne, come in Ciociaria. Per noi, statunitensi e britannici sono stati e sempre saranno ricordati come i “salvatori” dell’Italia.
Si vuole che l’orrendo spettacolo di Gaza cessi? Il modo c’è, e non è quello della criminalizzazione ingiusta e ingiustificata dell’operato del Governo di Tel Aviv. Gli occidentali, in particolare gli europei, vengano via dalle gradinate di Wimbledon e si assumano la responsabilità di aiutare Israele a chiudere i conti con Hamas. Siano gli occidentali a cominciare dagli Usa, mettendo gli scarponi sul terreno con propri contingenti militari, a farsi carico della cessazione delle ostilità e della contestuale resa dei terroristi. A quel punto, non si potranno più raccontare menzogne su chi realmente affami la popolazione di Gaza e chi invece cerchi di aiutarla. I “buoni” rigettano con sdegno l’accusa di essere degli antisemiti occulti. Benissimo, hanno l’occasione di dimostrarlo nei fatti. Lo facciano, altrimenti non basteranno le foto dei poverelli di Gaza a giustificare la loro ignominia.
Aggiornato il 25 luglio 2025 alle ore 09:43