Aiutiamo il soldato Augias caduto a Wimbledon

Sassolini di Lehner

Corrado Augias seppe elaborare con la verde determinazione dei suoi diciotto anni il lutto per la morte di Iosif Stalin. Quindi, nei pressi dei trent’anni, gli amorosi sensi verso la patria sovietica e le “democrazie popolari” gli fecero assumere la seconda identità di “Donat”, con la quale divenne sodale e punto di riferimento di tale Jaros, uno spione dell’Stb (Státní Bezpečnost, Sicurezza di Stato), la crudele e spietata polizia segreta, specializzata in torture, della Cecoslovacchia comunista. Quanto fu utile Donat alla causa del realsocialismo? I pareri dei dirigenti Stb furono discordi e qualche capoccione osò addirittura mettere nero su bianco che era preferibile la moglie Daniela Pasti (“Jaros, al suo ritorno a Roma avrà altre opportunità di contatto con la moglie di Donat, dal punto di vista operativo più interessante perché di carattere avventuroso e coraggioso”). Del resto, buon sangue non mente: Daniela era figlia di Nino Pasti, il generale Nato, candidato ed eletto dal Pci.

Donat non fu, invero, da poco, visto che negli archivi di Praga si trova un dossier tutto dedicato a lui di circa 135 pagine. I più curiosi potrebbero leggere gli articoli dell’ottimo Antonio Selvaticipubblicati su Il Giornale il 18 e 19 ottobre 2009,  riguardanti 35 incontri tra l’informatore Augias-Donat e l’emissario Jaros, negli anni 1963-1967. Il nostro indomito Corrado fece gran carriera giornalistica in Rai e altrove – oggi è su La7 – pur dovendo elaborare via via altri terribili lutti come la caduta di Gustáv Husák e del regime comunista cecoslovacco e l’insopportabile avvento del liberaldemocratico Václav Havel. Si pensi al dolore per la caduta del muro e, infine, al tormento per il funerale dell’Urss, il 1 gennaio 1992. Tanti patimenti furono affrontati stoicamente e in parte compensati dai riconoscimenti; ad esempio, dalla nomina a Cavaliere di gran croce dell’Ordine al merito della Repubblica italiana, il 4 maggio 2006. Nulla di insolito siffatto onore ad Augias nell’italietta immarcescibile colonia sovietica, che fece cavaliere addirittura il macellaio Josip Broz Tito, anzi poca roba per il Nostro, visto che potevano mandarlo pure al Quirinale, prima del carrista Giorgio Napolitano.

Corrado Augias ha, dunque, superato gli atti ed i bassi dell’esistere ideologico, sempre altalenante, ma soltanto oggi ha davvero bisogno di un pronto intervento a sostegno dell’ultima tragedia, forse emotivamente e cognitivamente non elaborabile: la vittoria dell’odiato Jannik Sinner a Wimbledon. “Anche io godo di una certa fama, non come Sinner, disse, ma l’antipatia non scaturisce dall’invidia, bensì dal sospetto che Jannik sia tennista non marxista.

Aggiornato il 15 luglio 2025 alle ore 12:50