
Quando parla un Berlusconi, va ascoltato. Questa volta tocca a Pier Silvio Berlusconi, l’erede maschio del leone di Arcore, dettare la sua linea (politica) ad amici e ad alleati. Analizziamola per punti. Primo punto. Forza Italia è la longa manus dei Berlusconi nella politica italiana. Da quando il suo fondatore è passato a miglior vita, c’è stato qualche timido tentativo di rappresentare il partito azzurro come un’aggregazione politica autonoma rispetto agli interessi del gruppo Mediaset. Ma è stato un futile gioco degli specchi, privo di ogni prospettiva concreta. Il peso che i Berlusconi continuano a esercitare su Forza Italia non ha solo fondamento morale – l’eredità ideale del liberalismo declinato da Silvio Berlusconi – ma anche sostanziale. I cinque fratelli Berlusconi, insieme allo zio Paolo, contribuiscono alle spese per il mantenimento dell’organizzazione partitica per un ammontare annuo di 500mila euro ciascuno. Inoltre, la “famiglia” garantisce l’esposizione debitoria di Forza Italia per un importo di circa 90 milioni di euro. Sono un mare di quattrini. E, come ordinariamente avviene in qualsiasi realtà aziendale, chi ci mette i denari ha più voce in capitolo di chi dalle proprie tasche non sgancia neanche un “danè”. Anzi, ne riceve. Ecco perché il partito è dei Berlusconi, a tutti gli effetti. Comandano loro. E tanti saluti alla democrazia interna, al potere degli organi assembleari, alla volontà dei militanti e fregnacce del genere.
Secondo punto. Il gruppo Berlusconi ha fatto una precisa scelta di campo. Dopo mesi durante i quali si sono rincorse le voci più bizzarre su ipotetiche “svolte a sinistra” della presidente del Gruppo Mondadori, Marina, o dell’amministratore delegato di Mediaset, Pier Silvio, la “famiglia” ha fatto sapere all’Italia che a lei – leggi: agli interessi economico-industriali dei Berlusconi – il Governo di Giorgia Meloni va benissimo. Le parole spese da Pier Silvio non lasciano margini a dubbi: “Penso che al di là di destra o sinistra oggi il nostro governo sia uno dei migliori in Europa, per non dire oltre. È una questione di concretezza e consapevolezza. Meloni si comporta come è più opportuno per l’Italia. Da un lato c'è propaganda dall’altra tenere caldo il consenso degli elettori. Lei sta facendo il massimo nell’interesse del Paese, e vale anche nel rapporto con Trump e con gli Stati Uniti. Meloni sta facendo il primo ministro. Secondo me sta facendo un lavoro unico: donna, giovane, venuta dal nulla. Ora guida il migliore governo d’Europa: tanto di cappello. La si può pensare uguale o diversamente ma c'è grande serietà, impegno, e patriottismo. Ben venga, il patriottismo”. Se non è un’ode dedicata alla presidente del Consiglio, le somiglia molto.
Di rado, nella storia della Repubblica si è assistito, da parte di un imprenditore di caratura internazionale, a un plauso così manifesto nei riguardi di un leader politico. Solitamente, la classe imprenditoriale italiana si è sempre distinta per doti doppiogiochiste, aspirando a giocare su tutti i tavoli senza mettersi contro nessuno, a destra come a sinistra. Se Pier Silvio ha ritenuto di doversi sbilanciare a tal punto, è segno che, salvo cataclismi al momento impronosticabili, il centrodestra vincerà a mani basse le prossime elezioni nel 2027. E Mediaset, che progetta a lungo termine, tiene conto del fatto che, almeno fino al 2032, Giorgia Meloni sarà il principale interlocutore istituzionale al quale rapportarsi. La sviolinata di ieri l’altro assume il senso di un posizionamento politico chiaro prima che i numeri elettorali confermino l’orientamento maggioritario del Paese.
Terzo punto. Come nel racconto dei Re Magi, non ci si presenta a mani vuote a salutare il re (nel nostro caso, la regina). Pier Silvio avrebbe potuto scegliere un dono di particolare pregio. Diamanti o perle, visto che si parla di una signora. Invece, il brianzolo, pratico, ha pensato a qualcosa di più concreto. Un tostapane o un aspirapolvere senza fili? No. Più convenientemente, un colpo di scure sulla proposta forzista di modifica della legge sulla concessione della cittadinanza. Antonio Tajani e i suoi rischiavano d’incartarsi malamente nel tentativo di forzare la mano alla maggioranza per approvare lo “Ius scholae”. La Lega era pronta alle barricate contro l’iniziativa, mentre l’opposizione pregustava l’occasione di favorire la spaccatura della maggioranza in sede parlamentare votando la proposta forzista. Ciò avrebbe portato inevitabilmente alla caduta del Governo Meloni.
Un suicidio politico per mano di politicanti non nuovi ad atti di autolesionismo. Le parole di Pier Silvio: “Anzitutto è falso che Tajani abbia proposto lo Ius Scholae su indicazioni mie e di mia sorella Marina. Se metti sulla bilancia se sono più a favore o più contro, mi spiace per Tajani, ma sono più contro perché non è il momento, non mi sembra nelle prime cinque priorità degli italiani. La proposta di legge può essere migliorata ma non è mal formulata, difende dei diritti. E penso che i diritti delle persone vadano difesi sempre e a prescindere, questa è la mentalità liberale che ho imparato ad amare da mio padre". Praticamente, una pietra tombale su un’improvvida fuga in avanti dei “bravi ragazzi” forzisti. Giorgia Meloni avrà certamente gradito.
Quarto punto. Pier Silvio avvisa i naviganti: potrei scendere in politica, come papà. Niente male per un imprenditore di successo che ha nella programmazione a medio-lungo termine il suo asso nella manica. Ma perché questa scelta? Evidentemente, il vertice del gruppo imprenditoriale ha valutato necessario, per governare gli scenari economico-finanziari che si apriranno dal prossimo decennio, di essere presente nella stanza dei bottoni delle istituzioni con un proprio membro invece di affidare la rappresentanza dei propri interessi a politici di carriera che non fanno parte della ristretta cerchia famigliare. La sensazione è che l’obiettivo del gruppo Berlusconi, per il tramite della candidatura di uno dei due suoi esponenti di punta – l’altro è la potentissima sorella Marina – non sia di concorrere alla leadership del centrodestra contendendola a Giorgia Meloni, ma di conquistare la golden share sull’indirizzo programmatico del centrodestra nella prossima legislatura. Allo scopo, Pier Silvio attuerà un profondo rinnovamento della squadra che lo affiancherà. In questo spirito, la citazione encomiastica di alcuni attuali protagonisti della vita di Forza Italia, è suonata come un “promoveatur ut amoveatur”. Cosicché, i lodatissimi Rita Dalla Chiesa, Maurizio Gasparri, accettino i complimenti e, nel contempo, preparino le valigie. Ma non saranno gli unici a dover lasciare la scena all’arrivo di Pier Silvio: la lista dei partenti si annuncia lunga. Non è da escludere che nei prossimi mesi assisteremo a uno strano fenomeno migratorio di parlamentari forzisti in direzione di altri partiti del centrodestra. Crisi di coscienza? No, elementare istinto di sopravvivenza: cambiare bandiera per garantirsi una candidatura. Anche per i politici c’è sempre un “altrove” nel quale sperare.
Quinto punto. Abbiamo mancato di citare Antonio Tajani, non a caso. Anch’egli è stato fatto oggetto di apprezzamenti da parte di Pier Silvio, il che dovrebbe spingere l’attuale vice-premier e ministro degli Esteri a preoccuparsi per il proprio futuro politico. Non è così. Pier Silvio ha in mente per lui un dono prezioso. Di sicuro, con la sua discesa in campo, che verosimilmente potrebbe coincidere con le elezioni del 2027, Tajani dovrà farsi da parte e mettersi in panchina. Il “caro Antonio” non avrà alcun ruolo nel futuro Governo Meloni. Ciò non significa che dovrà darsi al volontariato alla Caritas. La sua collocazione a riposo sarà solo temporanea, due anni al massimo. Il tempo di costruirsi un’immagine da “riserva della Repubblica” per poi essere lanciato verso il Colle più alto, il Quirinale. Il mandato del presidente Sergio Mattarella scadrà ai primi del 2029. Se le previsioni verranno confermate, questa volta toccherà al centrodestra eleggerne il successore. In un’equa distribuzione di cariche tra i partiti della maggioranza, se Fratelli d’Italia vedrà confermata la guida del Governo con Giorgia Meloni e Matteo Salvini verrà accontentato nel desiderio di ritornare al Viminale, ci sta che una Forza Italia 2.0, rappresentata da Pier Silvio Berlusconi possa chiedere per sé la poltrona di presidente della Repubblica. E chi, tra i dirigenti storici del partito azzurro, ha un curriculum nazionale e internazionale più ricco e autorevole di Antonio Tajani? Se il buongiorno si vede dal mattino, ci sarà da stare sull’ottovolante quando l’esuberante Pier Silvio indosserà ufficialmente la casacca di Forza Italia.
Aggiornato il 12 luglio 2025 alle ore 10:04