La certa incertezza

Può affermarsi senza tema di dubbio che ormai da anni ogni crisi di carattere economico, politico o sociale, viene vista dai mezzi di comunicazione e dai commentatori più o meno esperti (meglio se non lo fossero affatto) quale l’effetto scontato e inevitabile di una perdurante incertezza. Si dice e si ripete come un mantra che la causa di ogni effetto negativo sta proprio nella incertezza dei mercati, della stabilità governativa, delle politiche economiche e si invoca la perduta certezza come una divinità di cui si è purtroppo perduto il culto. Ma le cose stano davvero così? Nutro molti dubbi in proposito, a partire dalla constatazione ovvia secondo cui periodi durevoli di certezza non sono mai – o quasi mai – reperibili nella storia umana. Per averne riprova, esaminiamo in modo rapido e per forza di cose approssimativo il secolo scorso e quanto in esso avvenuto.

Al principio del secolo, la calma era soltanto apparente, in quanto gli Stati europei si contrapponevano l’uno contro l’altro per i loro spiccati e confliggenti interessi coloniali, il che condusse alla disgregazione degli Imperi centrali e a un rafforzamento degli Stati nazionali: la tensione – e dunque un clima di diffusa incertezza – era palpabile. Ben presto scoppia il Primo conflitto mondiale che per anni desertifica l’Europa, provocando un vero stravolgimento degli assetti pre-bellici: da qui, massima incertezza perdurante nel tempo. Non solo. Nel 1917 divampa in Russia la rivoluzione bolscevica che, foraggiata dalla Germania, rischia inevitabilmente di contagiarla: l’incertezza cresce oltremodo. Dopo la pace di Versailles, si apre nel cuore dell’Europa una profonda crisi economica e sociale che fa da prodromo alla Seconda Guerra mondiale. Intanto, nel 1936 la guerra civile spagnola – che vede direttamente coinvolte Italia e Germania – insanguina la penisola iberica: brividi di profonda incertezza percorrono il Vecchio continente. Ma già nel 1929 – vari anni prima – la crisi economica di Wall Street aveva spazzato via intere e già traballanti economie: da qui, incertezza all’ennesima potenza.

Nel 1939, esplode la Seconda Guerra mondiale, con il coinvolgimento planetario di tutti gli Stati per oltre cinque anni: incertezze di ogni tipo e misura dilagano. Dopo il 1945, l’Europa distrutta viene salvata dal piano Marshall, sugli effetti del quale molti nutrono seri dubbi e molte incertezze. Ma finita la guerracalda” dopo il lancio di un paio di bombe atomiche che ammazzano in pochi minuti centinaia di migliaia di esseri umani, ecco giungere quella “fredda”, fino al punto che nel 1956 l’Unione sovietica invade l’Ungheria e nel 1962 Berlino viene divisa in due dal famigerato muro: da qui, incertezze in sommo grado. Ancora nel 1956, va ricordata la rivoluzione cubana di Fidel Castro e, a seguire, la guerra della Francia in Corea e subito dopo il conflitto in Vietnam e la crisi nell’area indocinese. Non dimentichiamo le forze armate britanniche e francesi inviate a Suez dopo la nazionalizzazione del canale imposta da Gamal Abd el-Nasser e le tensioni che ne seguirono con gli Stati Uniti: incertezza alle stelle.

Nel 1962, siamo alle soglie della terza guerra mondiale, con il blocco navale imposto da John F. Kennedy alle navi sovietiche che trasportavano le testate nucleari, volute da Nikita Krusciov, da piazzare a Cuba, sotto il naso degli Usa: l’incertezza spadroneggia. Nel 1967, l’Unione sovietica invade la Cecoslovacchia, sterilizzando Alexander Dubček e il suo tentativo di costruire un comunismo dal volto umano: siamo nel cuore dell’Europa e perciò l’incertezza lievita. Nel 1973, va registrata la crisi petrolifera che ci costringe ad andare per mesi in bicicletta o a piedi: l’incertezza è ormai incontenibile. Intanto, Israele e vari Paesi arabi pensano bene di combattersi in un paio di guerre, che tuttavia influenzano molto le economie occidentali: da qui altra incertezza. Nel 1989 cade il muro di Berlino e l’incertezza su ciò che avverrà dopo appare in crescita quotidiana. Nel 1994, cade l’Impero sovietico, producendo un mare di interrogativi e di incertezze.

Penso possa bastare – pur avendo tralasciato molte altre vicende – per affermare un solo giudizio che è questo: nel corso della storia delle vicende umane va rilevata una sola certezza, e cioè che, paradossalmente, regna sempre e dovunque una sovrana incertezza. Perciò chi cerca certezza – oggi – cerca ciò che non potrà mai trovare: sarebbe allora più realistico cambiare registro, motivando diversamente le varie crisi del nostro tempo. Si dica allora la verità, imputandole ad incompetenza, incapacità, desiderio di sopraffazione, sciatteria politica ed istituzionale, corruzione personale o di gruppo, eccetera. Ma non all’incertezza.

Aggiornato il 05 giugno 2025 alle ore 11:12