Educazione sentimentale e buona condotta

Parliamo dell’assassinio di Martina Carbonaro, l’adolescente di quattordici anni massacrata alle spalle dall’ex fidanzato diciannovenne reo confesso. Massimo Gramellini ha lamentato sul Corriere della Sera del 31 maggio che “la politica si ricordi di un tema importante come la precocità delle nuove generazioni solo e proprio davanti alla vittima di un femminicidio, salvo tornare a dimenticarsene domani”. Cosa ha sciolto la meditazione del pensatore che passa al “Caffè” sei giorni alla settimana? Una dichiarazione di Vincenzo De Luca, che, sebbene appartenga come Gramellini al campo largo, ne rappresenta la sinistra spuria. Il “governatorissimo” ha posto ai campani la domanda cruciale: “È normale che una bambina di 12 anni si fidanzi e nessuno dica niente?” Il pensatore gli ha replicato con una contro domanda (questo fanno spesso i filosofi, pongono domande piuttosto che dare risposte: ricordate Socrate quanto era scocciante?). E, non meno pungente del tafano ateniese, ha messo alle strette l’improvvido politicante: “Ed è normale che si parli dell’età della bambina anziché di chi le ha spaccato la testa con una pietra perché lei gli aveva rifiutato un abbraccio?”

In questo e in casi analoghi, giornali e televisioni non parlano d’altro, con esasperazione, con sadica voluttà e compiaciuto coinvolgimento; le piaghe cruente dei delitti vengono sezionate sul tavolo anatomico di autopsie catodiche a reti unificate; i talk show dibattono sull’interpretazione delle evidenze e delle oscurità di qualsiasi natura, a proposito e a sproposito, sempre spettacolarizzate. “Tutto fa brodo, pur di non guardare l’elefante nella stanza: in pieno ventunesimo secolo ci sono ancora maschi che uccidono nel nome bestemmiato dell’amore”, scrive Gramellini, che individua il rimedio: “Educazione sentimentale nelle scuole di ogni ordine e grado (con corsi di recupero per adulti)”. L’insegnamento dovrebbe spiegare, secondo il nostro pedagogista, che “l’amore è il contrario del possesso, a 12 come a 102 anni”. Ironia a parte.

Gramellini è certamente dotato dell’Esprit de finesse che Blaise Pascal contrapponeva all’Esprit de géométrie. Infatti ama investigare la natura delle relazioni umane, soprattutto nella posta del cuore. Ne distilla un’etica occasionale che dispensa negli scritti e nelle trasmissioni. Ma gridare “educazione sentimentale, subito”, che può significare? Un bel niente, purtroppo.

Un adolescente impara dalla ferma mano dei genitori e dei professori, purché in unità d’intenti e comportamenti, che può muoversi più o meno entro un preciso recinto sotto la loro autorità. Sono loro i suoi guardiani ed istruttori. Così, con il metodo vitale dei premi e castighi (dello “sbaglia e impara”, se Gramellini preferisce) apprende e comprende le regole della buona condotta, dalle quali ricava naturalmente anche coerenti e conseguenti regole di buona educazione sentimentale.

È un errore delle moderne politiche, ingenerate dal presuntuoso interventismo sociale, supporre di risolvere i problemi con insegnamenti specifici, di facile popolarità, escogitando novità. Quali poi dovrebbero essere le materie d’insegnamento, e gl’insegnanti, di tale educazione sentimentale? Nessuno riesce ad “insegnare ad amare” agli adolescenti che hanno altrimenti una pessima condotta, negli atti e nella morale. Specificatamente agli adolescenti devono essere inculcate ed imposte le regole di buona condotta, nel che consiste la vera etica, che insegna a distinguere il bene dal male e a basarvi il giudizio sulle persone. Altro che “educazione sentimentale” come se fosse educazione domestica. La pianta, ripeteva il mio vecchio fattore compiangendo la pessima condotta del nipote quindicenne, si raddrizza quando è tenera. Ed è vero. La pianta formata non richiede tutore, comunque inutile. Non a caso adoperiamo lo stesso nome per il sostegno e la protezione che raddrizzano, in ogni senso, sia l’alberello sia l’adolescente.

Mettere il carro dell’educazione sentimentale davanti ai buoi della buona condotta pare poco più di una censura politica e non serve allo scopo che intende patrocinare il benintenzionato Gramellini, consapevole di suo che la passione amorosa a qualsiasi età (Giulietta di Shakespeare è una “bambina” coetanea della povera Martina) genera sconquassi, obnubilamenti, delitti atroci, che riempiono la realtà e i libri, persino i testi sacri. Sia oppure no l’opera del Maligno, il male esiste. Non possiamo scongiurarlo del tutto perché siamo esseri della stessa pasta e la perfezione non è di questo mondo. “A quelli che vuole rovinare, Giove toglie prima la ragione”, magari facendoli innamorare ciecamente.

Infine, parlando in generale, l’indignazione moraleggiante sulla bocca di tutti presenta qualcosa di eccessivo. Può apparire enfatica se non, addirittura, fuori luogo. Basterebbe la pietà, silenziosa e riservata.

Aggiornato il 04 giugno 2025 alle ore 10:08