
Oramai appare evidente persino ai sassi che la Russia di Vladimir Putin non abbia la benché minima intenzione di giungere a una tregua nella guerra contro l’Ucraina, tanto che persino Donald Trump, finora assai benevolo nei confronti del dittatore del Cremlino, si sta spazientendo di fronte alla evidente presa in giro messa in scena dagli aggressori. Aggressori che, per la cronaca, hanno nuovamente dato un calcio alla lattina, come si suol dire, bocciando un eventuale vertice trilaterale Trump-Putin-Zelensky e proponendo in alternativa negoziati diretti con l’Ucraina nuovamente a Istanbul. In quest’ultimo caso, il portavoce del Cremlino, Dmitrij Peskov, ha rigettato la richiesta avanzata dalla controparte di avere copia del loro famoso memorandum prima dell’eventuale incontro, dichiarando che la stessa richiesta “non è costruttiva”. Evidentemente non occorre essere un novello genio della lampada per comprendere che nel medesimo memorandum sono presenti le stesse, esorbitanti condizioni di pace – in sostanza tutte finalizzate a privare in futuro di ogni possibilità di difesa il Paese aggredito – di cui si parla da tempo. Tant’è che presentarle in anticipo consentirebbe, e a mio avviso a ragione, agli ucraini di rifiutare il bilaterale in Turchia, così da mandare a buca l’estenuante giochetto dilatorio con cui i russi stanno gettare fumo negli occhi dei Paesi occidentali, America compresa.
Eppure sono certo che pure in questo caso i tanti odiatori antioccidentali, che da tempo hanno eletto a loro paladino Putin ma che nessuno di loro – secondo una felice espressione di Stefano Pillitteri – “vorrebbe vivere sotto le dittature di cui si rendono promotori, conservando il culetto al calduccio della democrazia occidentale”, continueranno a ripetere il loro mantra, dando tutta la responsabilità di una insensata strage che dura da oltre 3 anni ai guerrafondai di Bruxelles e, ovviamente, alla Nato. Odiatori che, ahinoi, secondo alcuni autorevoli sondaggi in Italia raggiungono percentuali assai elevate, probabilmente le più alte d’Europa e che possono vantare tra le loro schiere un buon numero di intellettuali che, vuoi per convinzione, vuoi per puro interesse e vuoi per ambedue gli aspetti, hanno da tempo assunto una granitica posizione antioccidentale a prescindere. In questo senso, e qui concludo, mi sento di sottoscrivere in toto una frase dello scrittore americano Gregg Easterbrook che definisce, in modo assai efficace, la condizione privilegiata di tanti contestatori con la mente eccelsa: “Oggi le economie occidentali mantengono un numero enorme di professori, di pensatori, di scrittori e di artisti che hanno come unica occupazione quella di condannare il sistema che dà loro un posto di lavoro e un reddito”. Già, condannare e non criticare, dunque. La differenza è sostanziale.
Aggiornato il 30 maggio 2025 alle ore 17:10