I garantisti a corrente alternata

Dopo gli ultimi clamorosi sviluppi della nuova inchiesta sull’omicidio di Chiara Poggi, molti colpevolisti della prima ora, che hanno definito schiaccianti gli esigui indizi che hanno mandato Alberto Stasi in galera, si sono riscoperti garantisti a tutto tondo. Tra questi vorrei segnalare Massimo Lugli, uno dei più implacabili sostenitori della giustezza della condanna esemplare inflitta a Olindo Romano e Rosa Bazzi, ma che nei riguardi dell’attuale indagato, il 37enne Andrea Sempio, ha espresso grande preoccupazione, intervenendo come ospite in una recente puntata di Porta a Porta, come sempre condotto dall’immarcescibile Bruno Vespa. Ma anche in precedenza il giornalista e scrittore romano, che si occupa da una vita della cronaca giudiziaria, ha pubblicato sulla stessa linea compassionevole un breve post su Facebook, il cui finale si chiude con un’amara considerazione che molti garantisti di lungo corso continuano a esprimere in merito alla discutibile condanna subita dall’ex fidanzato della povera Chiara Poggi.

“Io credo che tutta questa storia – sentenzia Lugli – non è una ricerca di giustizia e verità, ma è il tentativo di dimostrare una tesi. E in questo tentativo si sta distruggendo una vita. Perché voi immaginate cosa può provare uno (riferendosi a Sempio) che viene prima controllato, e niente. Poi viene indagato, niente. Poi viene indagato di nuovo, e per la terza volta si trova sotto schiaffo, come si dice. Ma questa non è giustizia, amici miei: questa è un’altra cosa”.

Invece, egregio Massimo Lugli, è giustizia quella che ha ricevuto Alberto Stasi, che non è stato solamente indagato come Andrea Sempio, che è da considerare non colpevole fino a prova contraria, bensì è stato assolto per ben due volte consecutive, mentre ci sono voluti ben cinque gradi di giudizio per condannarlo sulla base di un teorema accusatorio essenzialmente basato su congetture?

Inoltre, egregio Massimo Lugli, è giustizia quella che dopo una doppia sentenza conforme, dopo la quale è molto difficile che la Corte di Cassazione possa ribaltarne l’esito, e una richiesta di annullamento della condanna da parte dell’allora Procuratore generale della stessa Suprema Corte, Oscar Cedrangolo, si è comunque deciso di chiedere in una cella l’imputato designato dai media colpevolisti? “Non sono in grado di stabilire se Alberto Stasi sia colpevole oppure no”, disse sconsolato l’alto magistrato, ma ciò, evidentemente, ai garantisti a corrente alternata non fece alcun effetto.

In realtà, egregio Massimo Lugli, il problema di fondo dei garantisti a corrente alternata è che troppo spesso non tengono in alcun conto il pilastro fondamentale del diritto penale, ovvero che nel dubbio è necessario sempre assolvere l’imputato. D’altro canto, due assoluzioni consecutive, più il parere di chi svolgeva l’accusa in Cassazione, mi sembra che rappresentino un ragionevole dubbio grande come una casa di 10 piani.

Aggiornato il 27 maggio 2025 alle ore 09:16