Il nuovo corso dell’industria degli armamenti italiana

Un’operazione di sistema di questa importanza nell’industria degli armamenti italiana non si vedeva da molti anni. Probabilmente, dalla stagione d’oro della Finmeccanica, chiusa a fine 2011 con l’uscita dal gruppo di Pier Francesco Guarguaglini. Perché l’accordo di acquisizione di Iveco Defence Vehicles (la divisione di Iveco Group) da parte di Leonardo è un’operazione dal significato che travalica i numeri rimarchevoli: un controvalore di 1,7 miliardi per una società che l’anno scorso ha realizzato ricavi per 1,133 miliardi e un risultato operativo di 108 milioni con circa 2mila addetti. Come ha sottolineato amministratore delegato e direttore generale di Leonardo, Roberto Cingolani, “l’operazione consolida la posizione del gruppo quale attore di riferimento nel settore della difesa terrestre europea, un mercato caratterizzato da forti prospettive di crescita future”.
Insomma, dopo la joint venture con la tedesca Rheinmetall (gruppo che nel nostro Paese con le sue industrie conta oltre 1.600 dipendenti), Leonardo si rafforza ulteriormente nel mercato della difesa terrestre europeo che è stimato valere, al 2030, cento miliardi di euro.

L’alleanza italo-tedesca nel settore dei veicoli militari ora è in grado di presidiare ogni ambito del comparto e potrà partecipare con possibilità rafforzate al programma del Main Ground Combat System continentale, il carro armato pesante di prossima generazione. L’entrata di Iveco Defence Vehicles nel perimetro di Leonardo permetterà, oltretutto, di lasciare sul territorio nazionale i benefici della mega-commessa dell’Esercito per rinnovare la vecchia flotta di Ariete e Dardo, 2.780 carri armati pesanti e più di mille cingolati leggeri per 23 miliardi di euro. Fieno in cascina per una società che ha chiuso il primo semestre con i conti ancora in crescita e previsioni per l’intero anno in miglioramento per ordini, flusso di cassa operativo, riduzione dell’indebitamento. 

Aggiornato il 06 agosto 2025 alle ore 11:03