Prima di decidere cosa fare coi dazi di Trump, meglio capire cosa evitare

Imporre per ritorsione dazi sui servizi digitali importati sarebbe controproducente

Se il primo agosto dovessero entrare in vigore, in che modo l’Europa dovrebbe reagire ai dazi di Donald Trump? Almeno dovrebbe esserci chiaro come non dovrebbe reagire: cioè imponendo per ritorsione dazi sui servizi digitali che le imprese Ue importano dagli Usa.

Di primo acchito, sembrerebbe il modo migliore per mettere Washington in difficoltà: in fondo, se nel 2024 l’Europa aveva un surplus commerciale di quasi 200 miliardi di euro di merci con gli Stati Uniti, per quel che riguarda i servizi le cose stavano all’incontrario, con un surplus commerciale Usa di quasi 150 miliardi. Le principali categorie di servizi importati dagli europei derivano dallo sfruttamento di proprietà intellettuale americana, dall’acquisto di prestazioni scientifiche, tecniche o professionali e dai settori dell’Ict. Insomma, il digitale è il comune denominatore. Perché, allora, non colpire lì dove fa più male?

La prima e più ovvia ragione è che un dazio è sempre una tassa a carico degli importatori: come consumatori e imprese americani sono le prime vittime dei dazi di Trump, consumatori e imprese europei sarebbero le prime vittime dei contro-dazi di Bruxelles.

Ma ce n’è un’altra, e per certi versi ancora più importante. Fingiamo per un attimo di accettare la logica protezionista: perché un paese mette i dazi su un altro? Un dazio determina un aumento del prezzo del bene colpito: ciò ha, a sua volta, due effetti. Il primo è un effetto sul consumo: poiché il bene costa di più, la domanda dovrebbe calare. L’altro è un effetto sull’offerta: grazie al rincaro dei prodotti importati, i produttori nazionali vengono resi artificialmente più competitivi e presumibilmente sottrarranno quote di mercato ai concorrenti esteri. Questo è il vero obiettivo dei protezionisti: la sostituzione delle importazioni. Ma perché si verifichi, bisogna che un’alternativa nazionale sia disponibile.

Dove sta l’alternativa europea ai cosiddetti Gafam? Semplicemente non c’è. Si può discutere all’infinito sul perché e sul cosa fare per favorirne la nascita: ma oggi quell’alternativa non esiste. Quindi il dazio avrebbe unicamente la conseguenza di alzare i prezzi dei servizi digitali, a danno dei consumatori europei. C’è di più: nel nome della transizione digitale, l’Unione europea e gli Stati membri stanno addirittura sussidiando l’acquisto di quei servizi, nella convinzione che possa essere strumentale a migliorare la competitività delle imprese Ue negli altri settori. Ricordate la storia di quello che voleva fare un dispetto alla moglie? Ecco.

Aggiornato il 23 luglio 2025 alle ore 10:45