
Giancarlo Giorgetti professa ottimismo. Il titolare di Via Venti Settembre, nel suo intervento in videocollegamento all’assemblea dell’Associazione bancaria italiana, enuncia i segnali positivi dell’economia italiana. “Dopo il +0,3 per cento del Pil nei primi tre mesi, il 2025 ha già una crescita acquisita di +0,5 per cento, con il massimo storico per l’occupazione e” dati confortanti per l’inflazione”. Giorgetti sottolinea che “siamo passati dal dovere esclusivo della conversione energetica alla conversione all’industria delle armi. Non do un giudizio di valore. Ma c’è stata una inversione impensabile fino a due anni fa. Il Governo non guarda alla nazionalità dei banchieri ma soltanto alla loro capacità a svolgere la loro funzione”. Il ministro dell’Economia ricorda il calo dei prestiti alle imprese negli ultimi 15 anni. Poi punta il dito contro “la debolezza degli investimenti nelle tecnologie del sistema finanziario”. Giorgetti sottolinea che “Bankitalia ha riscontrato che il processo di digitalizzazione è limitato sul piano quantitativo, con 901 milioni per il 2023-2024”. A suo avviso, “un dato sorprendentemente basso se confrontato con gli straordinari utili registrati e i dividendi redistribuiti anni ultimi anni. Non solo le criptomonete ma anche l’intelligenza artificiale richiede una ben altra accelerazione negli investimenti in fintech, che servono per preservare il posizionamento competitivo del sistema bancario nella dimensione europea e internazionale”. Infine, a proposito delle criptovalute, rimarca: “Non credo che la risposta a questi imponenti mutamenti stia nella deregolamentazione”.
Nell’aula magna dell’Università Bocconi di Milano, il presidente dell’Abi Antonio Patuelli afferma la necessità di “disinnescare il protezionismo e i dazi per evitare effetti sui mercati e sulle banche e una nuova recessione. Se si sviluppassero guerre commerciali, i mercati ne soffrirebbero, aumenterebbero le incertezze per le imprese, i crediti potrebbero deteriorarsi maggiormente e le banche ne subirebbero gli effetti. Si rischierebbe una nuova recessione. Occorre disinnescare i rischi di protezionismi e nuovi dazi, misure vecchie quanto il mondo, che penalizzano il libero mercato, le crescite economiche e sociali e la prosperità globale”. Secondo Patuelli, “le nuove tecnologie non sono l’unica causa delle riduzioni delle operazioni bancarie nelle filiali: altri fattori vi concorrono, soprattutto nelle aree che si stanno spopolando per diversi fattori, fra cui la concentrazione degli investimenti nelle zone meglio collegate da infrastrutture materiali e immateriali. Gli Appennini, il Mezzogiorno e anche talune zone delle Alpi sono spesso più difficilmente raggiungibili da strade, ferrovie e dalle più moderne tecnologie” ha aggiunto sottolineando come “le attività bancarie, tutte in concorrenza fra loro, non precedono, ma seguono i flussi di popolazione e di attività economiche”. Per Patuelli, “occorre che le istituzioni europee, statali e regionali investano sullo sviluppo sostenibile nelle zone meno popolate, ne incentivino il ripopolamento e le modernizzazioni innanzitutto infrastrutturali e tecnologiche. Apprezziamo la Proposta di legge presentata in Parlamento dal Cnel perché le banche non siano escluse dalle indispensabili gare per le Tesorerie comunali dei piccoli centri”. Patuelli concorda “con il presidente di Confindustria Emanuele Orsini: o viene potenziata l’Ires premiale, o viene ripristinata l’Ace per patrimonializzare e incrementare gli investimenti delle imprese. Come certifica Banca d’Italia, con continue innovazioni e alta concorrenza, calano sempre più i costi dei pagamenti elettronici per gli utenti, e in Italia sono fra i più bassi d’Europa”. Infine, “dinanzi alle continue, profonde innovazioni tecnologiche che producono anche continui cambiamenti nel mondo del lavoro, le banche sono e debbono essere pronte a raccogliere le sfide con nuove professionalità e nuove iniziative imprenditoriali” ha aggiunto.
Secondo il governatore della Banca d’Italia Fabio Panetta, “nei prossimi mesi la politica monetaria dovrà restare improntata a flessibilità e pragmatismo. Il ritorno dell’inflazione all’obiettivo del 2 per cento segna un progresso significativo, ma il quadro resta esposto a molteplici rischi. In questo contesto, sarà fondamentale continuare a valutare di volta in volta le prospettive e i rischi per la stabilità dei prezzi”. Per Panetta, “l’Europa ha nuove opportunità nello scenario odierno dove cresce l’incertezza sul ruolo degli Stati Uniti nell’economia mondiale e dove gli investitori sono alla ricerca di alternative al dollaro e ai mercati americani, avviando, seppur gradualmente, un parziale riorientamento dei portafogli globali. Si tratta di opportunità che potranno essere colte solo rilanciando con determinazione il progetto di integrazione, completando il mercato unico e adottando politiche comuni per l’innovazione, la produttività, la crescita”. L’esortazione del governatore della Banca d’Italia fotografa la delicata fase storica. “In un mondo che cambia, l’Europa ha le risorse per svolgere un ruolo da protagonista. Il disegno resta incompiuto e solo un’integrazione piena lungo tutte le dimensioni potrà generare benefici concreti per cittadini e imprese”. Panetta torna a chiedere “l’introduzione di un titolo pubblico europeo per rendere pienamente operativa l’unione del mercato dei capitali, i cui progressi finora non hanno soddisfatto le attese. Secondo stime condotte in Banca d’Italia – spiega – un mercato dei capitali integrato e fondato su un titolo comune privo di rischio potrebbe ridurre di mezzo punto percentuale il costo del finanziamento per le imprese, stimolando investimenti aggiuntivi per 150 miliardi di euro l’anno. Già solo questo, a regime, si tradurrebbe in un incremento del Pil europeo dell’1,5 per cento”.
Il presidente della Confedilizia, Giorgio Spaziani Testa, plaude a Patuelli rispetto alla necessità di investire sullo sviluppo delle zone meno popolate. “Abbiamo apprezzato l’invito del presidente Patuelli – afferma Spaziani Testa – rivolto alle istituzioni europee, statali e regionali, a investire sullo sviluppo delle zone meno popolate e a incentivarne il ripopolamento e la modernizzazione infrastrutturale e tecnologica. Quello dello spopolamento è un problema al centro dell’attenzione della Confedilizia, per le evidenti e gravi ricadute che ha in termini di perdita di valore degli immobili e di impoverimento delle famiglie”. Per il presidente della Confedilizia è indispensabile “rafforzare trasporti e digitalizzazione di aree come gli Appennini, il Mezzogiorno e alcune zone montane è essenziale al fine di assicurare un futuro a luoghi, spesso meravigliosi, altrimenti destinati all’abbandono e al degrado. Alla stessa esigenza risponde la proposta, da tempo avanzata dalla nostra Confederazione, di esentare dall’Imu gli immobili situati nei Comuni colpiti da questo fenomeno. Pretendere il pagamento di una patrimoniale annuale dai proprietari di beni privi di qualsiasi valore, a maggior ragione dopo il drastico taglio degli incentivi fiscali per gli interventi edilizi, rende impossibile la speranza di una manutenzione anche minima di un patrimonio edilizio particolarmente bisognoso di cura”.
Aggiornato il 11 luglio 2025 alle ore 13:49