
Giancarlo Giorgetti punta alla creazione di un nuovo ente che riscuota le tasse. Durante l’audizione alla Camera, il ministro dell’Economia ha lanciato una nuova idea e, di fatto, posto un freno al federalismo fiscale. “Il completamento del suo percorso di attuazione si configura oggi come un obiettivo particolarmente complesso”, ha dichiarato. Secondo il titolare di Via Venti Settembre, “questo non solo per la natura stessa del processo che coinvolge vari livelli di Governo, ma soprattutto perché si inserisce in un contesto profondamente mutato rispetto a quello originario”. Per Giorgetti, “il quadro economico, sociale e istituzionale attuale è infatti segnato da sfide e dinamiche molto diverse dal passato, che richiedono un approccio flessibile, capace di rispondere tempestivamente alle esigenze del Paese”. Poi il ministro ha puntato l’attenzione sulla creazione di “un nuovo ente di riscossione dedicato esclusivamente alla gestione e al recupero dei tributi locali”. La riscossione negli enti locali è “un tema cruciale”, ha sottolineato, con una sua “peculiarità” che risiede “nell’elevata frammentarietà dei carichi e nella modesta entità degli importi da recuperare”.
Questo rende “particolarmente complessa l’organizzazione dell’attività di recupero”. Per affrontare queste sfide, è fondamentale un riequilibrio strategico dell’operato dell’Agenzia delle Entrate-Riscossione, “anche valutando un nuovo ente di riscossione dedicato esclusivamente alla gestione e al recupero dei tributi locali, con personale specializzato in questa materia”. Secondo Giorgetti, “il nuovo ente potrebbe beneficiare delle economie di scala presenti a livello nazionale, utilizzando il patrimonio informativo a disposizione dell’Agenzia delle Entrate e rafforzando l’interoperabilità delle banche dati. È essenziale che questo nuovo soggetto sia integrato sinergicamente con l’attuale struttura di Ader, per poter trarre beneficio dalle esperienze finora maturate”. Inoltre, “lavorerà in stretto collegamento con partner tecnologici quali Sogei e PagoPA, per garantire un’integrazione efficace dei processi e delle banche dati esistenti. Il nuovo ente dovrebbe disporre di una struttura informatica avanzata, capace di integrare e incrociare le informazioni necessarie per la determinazione delle posizioni debitorie e per il monitoraggio dei soggetti incaricati delle attività operative”.
Nonostante l’affidamento della riscossione coattiva all’Agenzia delle entrate riscossione “possa risultare vantaggioso per i Comuni, soprattutto per quelli di minori dimensioni, grazie alle economie di scala e agli strumenti, anche informatici, potenzialmente più efficaci di cui Ader dispone, non si osserva negli anni un incremento significativo della riscossione attribuibile all’utilizzo di Ader”. Il ministro ha ricordato i dati dell’Anci, secondo cui la quota comunale del complesso del magazzino ruoli dell’Agenzia delle Entrate Riscossione è pari a 25 miliardi di euro, di cui circa 6 miliardi esigibili. Tali risorse sono distribuite in modo non uniforme sul territorio nazionale: con valori maggiori concentrati in alcune Regioni, in alcune grandi città e nei Comuni medio-piccoli soprattutto delle Regioni del Centro-Sud.
Giorgetti ha posto l’attenzione anche sul tema dei Lep (Livelli essenziali delle prestazioni). La determinazione dei Lep “è la decisione politica più delicata in assoluto, dove metto l’asticella dei Lep è dove metto di fatto anche il livello di pressione fiscale perché se devo garantire livelli molto alti di assistenza, qualcuno dovrà pur pagare”.
Lo ha sottolineato il ministro dell’Economia, rispondendo alle domande dei parlamentari alla commissione sul federalismo fiscale. “Noi, il ministro Roberto Calderoli in prima battuta, siamo assolutamente impegnati e determinati a fare uno sforzo per arrivare finalmente alla definizione di questi Lep. È altrettanto evidente che nel momento in cui andiamo a definire un certo livello di Lep, e condividiamo un livello di prestazioni, si porrà inevitabilmente di volta in volta il problema della loro copertura. Questo è alla fine uno dei principi fondamentali della responsabilità politica, non solo dell’autonomia: quando si decide che un determinato servizio è fondamentale per i cittadini poi ci si deve far fronte”, ha spiegato Giorgetti, puntualizzando che “sarà un ulteriore elemento che sarà posto all’attenzione del Parlamento una volta che i Lep saranno definiti”.
Il 19 maggio, ha ricordato il ministro nel corso dell’audizione, il Consiglio dei ministri, “tenuto conto della decisione della Corte, ha approvato un disegno di legge recante la delega al Governo per la determinazione dei Lep, che stabilisce un percorso regolato da vincoli finanziari, temporali e procedurali. Il testo in via di perfezionamento istruttorio – ha assicurato – sarà a breve tramesso alle Camere”. In particolare, sarà previsto che ogni decreto legislativo dovrà essere corredato da una relazione tecnica che ne attesti la neutralità finanziaria, ovvero specifichi puntualmente i nuovi oneri e le relative coperture, in assenza dei quali l’adozione dello stesso rimane subordinata alla preventiva approvazione delle risorse necessarie. “Particolare rilevanza – ha spiegato ancora – assume l’applicazione del principio di gradualità nel conseguimento dei Lep, da realizzare attraverso la fissazione di obiettivi di servizio intermedi calibrati sulle risorse disponibili che, in analogia al percorso intrapreso per i Comuni, prevedono un articolato meccanismo di monitoraggio e rendicontazione e il ricorso al potere sostitutivo statale quale strumento di garanzia dell’effettività delle prestazioni costituzionalmente tutelate”. Inoltre, “la definizione dei Lep e la contestuale definizione dei correlati costi e fabbisogni standard è finalizzata ad assicurare l’efficienza nella distribuzione delle risorse, promuovere la coesione territoriale e garantire il rigoroso rispetto degli equilibri di bilancio. La determinazione dei Lep costituisce, pertanto, la condizione necessaria per il superamento del criterio della spesa storica e per l’introduzione di un sistema di finanziamento fondato sui fabbisogni standard, assicurando equità distributiva e coesione territoriale attraverso parametri oggettivi di efficienza. Pertanto, la definizione dei Lep così delineata, per risultare coerente con la programmazione economico-finanziaria, non può prescindere da un’attenta valutazione della sostenibilità finanziaria delle misure legislative di riferimento, anche alla luce della ricognizione delle risorse disponibili a legislazione vigente”. In tale quadro, ha chiarito, “il Parlamento svolgerà un importante ruolo di garante dell’equilibrio tra diritti e risorse”.
Rispondendo alle domande dei parlamenti, Giorgetti ha detto che non può “non evidenziare l’evidente correlazione tra l’incapacità di riscossione e il dissesto e predissesto degli enti locali. Questa situazione non sfugge e con l’Anci abbiamo già introdotto il tema. La normativa che si riferiva ad una situazione di 20 o 30 anni fa oggi non è più fattuale. O c’è l’incapacità dei Comuni di gestirsi in casa loro o anche che l’Agenzia delle entrate riscossione tra perseguire 250 di Tari e 250mila di Irpef probabilmente dedica energie da un’altra parte”, ha evidenziato il ministro. “Non ho la soluzione definitiva”, ha aggiunto, proponendo due possibilità: “O una sezione dedicata di Ader o una sezione dedicata con partecipazione di Anci direttamente negli enti locali. Altrimenti – ha precisato – da questa trappola non ne usciamo”. Sul tema della riscossione, Giorgetti crede sia “il momento di fare una discussione aperta e matura su quale può essere la soluzione. Come è adesso, abbiamo chi funziona benissimo e chi non funziona affatto, non è più accettabile perché crea discriminazione non solo tra enti ma anche tra cittadini”, ha precisato. Gli spazi fiscali “residui” a disposizione di Comuni, Regioni, Province e Città metropolitane per gestire la tassazione locale “sono oggi piuttosto limitati”. Secondo il ministro dell’Economia, uno degli esempi è rappresentato proprio dai Comuni, le cui entrate provengono principalmente dall’addizionale comunale all’Irpef (6,3 miliardi) e dall’Imu (16,2 miliardi).
“Questi tributi hanno registrato negli ultimi anni un graduale aumento delle aliquote fino ai livelli massimi, riducendo così lo spazio di manovrabilità ancora disponibile. Nel 2023, gli spazi di manovra per l’addizionale comunale erano infatti limitati al 15,6 per cento del gettito che gli enti avrebbero potuto ottenere elevando le aliquote al livello massimo. In generale, i Comuni del Nord hanno maggiori spazi fiscali residui, con valori mediamente intorno al 20,5 per cento del gettito massimo, rispetto ai Comuni del Centro-Sud, dove gli spazi ancora disponibili sono inferiori al 10 per cento del gettito potenziale. Per l’Imu, i margini residui dei Comuni delle Rso, Sicilia, Sardegna e Valle d’Aosta sono limitati al 6,4 per cento”. Giorgetti ha quindi evidenziato che “i limitati spazi di manovrabilità degli enti evidenziano le sempre crescenti difficoltà nel garantire un’effettiva autonomia finanziaria”. “Dovremo, comunque, attentamente monitorare le dinamiche di aumento dei prezzi e dei costi per gli enti territoriali, soprattutto per le spese correnti, e l’effettiva erogazione dei servizi pubblici essenziali, al fine di evitare un peggioramento dei saldi di bilancio e difficoltà finanziarie per alcuni enti”.
Aggiornato il 09 luglio 2025 alle ore 13:16