
In Europa c’è povertà, e le banche stringono i cordoni della borsa. Soprattutto la banca continua a rispondere personalmente, o attraverso assicurazioni, del danaro sottratto materialmente con rapine tradizionali. Invece mille paletti e scudi spesso impediscono al cittadino di rivalersi sulla banca quando il ladro è un hacker che prosciuga migliaia di conti corrente. Perché la banca paventa il cittadino che non sarebbe stato attento, che si è fatto spiare, che è stato distratto nell’uso di carte e codice iban.
Oggi sono tanti i motivi che stanno riportando in auge la carta moneta ed il soldo sotto il mattone. Il buon risveglio lo si vede già nell’economia della comunità norvegese, come svedese o olandese. Il nord Europa sta cambiando idea, si spera ben presto l’Ue possa fare marcia indietro sull’imposizione della moneta elettronica per molti pagamenti. Soprattutto Bruxelles dovrebbe riconoscere che interferire nelle scelte del risparmio individuale crea solo blocco dell’economia, disoccupazione e, soprattutto, povertà.
Già Marco Polo s’accorgeva della bontà della carta moneta durante il suo primo viaggio in Cina, e verso la fine del 1200 riportava a Venezia come l’uso della carta moneta avesse creato nell’estremo Oriente l’economia più veloce del mondo allora conosciuto. Garantendo due caratteristiche principi degli affari: anonimato poiché al portatore e certezza immediata del pagamento come corrispettivo della merce.
Controindicazioni? Come la storia ci ha insegnato, il rischio d’una banconota falsa è del 20 per cento nel circolante dei sistemi allo sbando politico, mentre nelle società politicamente sane si riduce a meno del due per cento: rischio fisiologico, che non eguaglierà mai il cataclisma che una organizzazione internazionale possa bruciare o far sparire tutti i risparmi di una comunità, e in una certa area geografica, e spesso in danno degli operatori di una determinata categoria produttiva. Perché è questo che sta avvenendo per colpa dell’uso coercitivo di codici bancari, iban, pagamenti elettronici e relative violazioni giornaliere della sicurezza bancaria attraverso la rete.
Insomma una banca rapinata col mitra crea meno vittime (e ne risponde la banca) della pesca a strascico fatta dagli hacker sui conti corrente della gente. A dircelo sono anche i magistrati della Direzione distrettuale antimafia di Milano, impegnati nelle indagini sugli accessi illegali ai più importanti archivi dello Stato e del sistema bancario: gli inquirenti hanno detto che “un sistema così pervasivo rappresentava un pericolo per la democrazia del paese”.
Ecco che il falò del risparmio o lo svuotamento online di milioni di conti corrente può distruggere dalla mattina alla sera la vita e l’economia di una nazione, e ce lo dicono gli stessi magistrati che hanno spinto l’Unione europea e l’Italia alla tracciatura bancaria di ogni cittadino, quindi all’uso dei moneta elettronica al posto della carta.
Meno di una settimana fa il fisco belga ha messo le mani su 49mila conti corrente di cittadini europei presso le banche del Lussemburgo, questo grazie ai dati rubati dagli hacker. Quindi non solo vengono ripuliti i conti corrente online, ma anche esposti ad indagine i risparmiatori per aver posseduto in banca provviste di danaro.
Tutto è cominciato con la vicenda dei conti bancari detenuti da cittadini belgi presso la Bcee (Banque et Caisse d'Epargne de l’Etat): dopo il furto e la violazione dei dati, la banca lussemburghese, come da prassi di legge, ha trasmesso l’entità di ogni risparmio individuale al fisco belga. Insomma, soldi elettronici, dati e informazioni rubati dagli hacker alla banca di fiducia scelta dal cittadino, vengono dall’istituto trasmessi al fisco. Perché la prassi vuole che si aprano due indagini: quella contro il ladro hacker (che nel 99 per cento dei casi non viene fermato) e quella fiscale contro il cittadino che è tenuto a dimostrare come e perché era possessore di un buon risparmio.
È un cliché che si ripete: un anno fa in Germania, a seguito della violazione di migliaia di conti correnti, decollava l’indagine sui cittadini, tenuti a dimostrare al fisco come e perché avessero accantonato risparmi. Nel mirino, a seguito di furto online, i clienti tedeschi delle banche, sospettati di aver frodato il fisco.
Già un anno fa il giornale tedesco Der Spiegel aveva evocato l’esistenza di un compact disk contenente i dati della Bcee lussemburghese, acquistato per 5 milioni di euro dal Land tedesco “Nord Reno-Westfalia”: il cd conterrebbe informazioni su pratiche commerciali e fiscali per un totale di 70 miliardi di euro di transazioni fatte da cittadini tedeschi; la guardia di finanza tedesca voleva indagare sui risparmiatori, ma l’hacker è stato più veloce ed ha ripulito i conti di imprenditori e professionisti in pochi secondi.
Perché chi tratta i dati potrebbe vivere con un piede nelle istituzioni europee e con l’altro nella banda dei ladri elettronici. Questi ultimi, a differenza del povero ed emarginato scassinatore, vivono in case lussuose, sono di fatto collegati al bel mondo della finanza, dove nulla va buttato e tutto si trasforma. Il problema rimane per il cittadino, che ormai torna a vedere certezze nella carta moneta, soprattutto sicurezza per chi la tesoreggia: basta solo evitare di farsi derubare da ladri di strada e topi d’appartamento. Soprattutto è un danno limitato se ti rubano un portafogli privo di carte elettroniche, e se ti sei saputo creare un luogo recondito dove occultare il tesoretto.
Così il cittadino non crede più ai poteri bancari. Causa le incertezze, la vulnerabilità dei conti corrente online, la facilità con cui vengono rubati enormi importi di monete elettroniche e, soprattutto, il dubbio che il sistema bancario possa essere collegato alle lobby internazionali che arruolano gli hacker per bruciare i risparmi, ma anche la certezza che il possedere qualche soldo in banca esponga ad accertamenti fiscali, blocco dei conti, pignoramenti da remoto.
I casi di furti di danaro online sono troppi anche in Italia, ma le istituzioni politiche e bancarie hanno detto alla “stampa istituzionale” di non diffondere le notizie, onde evitare la perdita di fiducia nel sistema bancario europeo e, soprattutto, nei pagamenti elettronici.
Il caso di Promosfera, tra le principali realtà italiane che gestiscono concorsi a premi, cashback, offerte online e sottocosto per centinaia di aziende, è finito tra le notizie di cronaca. Promosfera è stata colpita da “data breach”, ovvero l’azienda è stata oggetto del furto di dati e chiavi d’accesso finanziarie, furto di credenziali attraverso il phishing e svuotamento dei conti dei clienti. Si legge in varie agenzie che: “Tra il 2 e il 4 maggio scorsi, hacker hanno violato i server aziendali durante la chiusura degli uffici, mettendo le mani nei database contenenti dati personali, contatti e soprattutto gli Iban dei beneficiari dei rimborsi... Panasonic ha comunicato a tutti i clienti aderenti a promozioni cashback di aver ricevuto da Promosfera la segnalazione dell’incidente in data 9 maggio 2025”.
Oltre a nomi di clienti, indirizzi email e numeri di telefono, sono state compromesse le coordinate bancarie di migliaia di cittadini, mettendo a rischio le somme dovute ai partecipanti ai concorsi ed anche l’intero risparmio dei soggetti. Promosfera ha bloccato ogni rete compromessa, attivato server paralleli sicuri, aggiornato i firewall, sostituito password ed indirizzi Ip, introdotto un sistema Nas con snapshot. Ma ormai il re è nudo, la gente non si fida più dei trasferimenti di moneta online: una volta sottratti i dati, nessuna misura difensiva retroattiva può impedirne l’uso improprio, e nessuna coordinata bancaria può oggi definirsi “adeguatamente criptata”.
Quattrocento anni dopo Marco Polo, toccava allo scozzese John Law, che morirà a Venezia, convincere la Serenissima che la miglior moneta è quella cartacea. Fu Law che, da buon appassionato di gioco, arte e commerci, comprese come la carta moneta fosse insostituibile grazie alle sue intrinseche capacità di immediatezza, riservatezza e leggerezza rispetto alla moneta metallica: ai quei tempi, c’erano David Hume e François Quesnay a dare ragione a Law. Ma di tipi come Law ne nascono sempre meno, il pensiero unico li aborre perché troppo avventurieri: pensate che Law uccideva in duello il brillante damerino Wilson, ma i suoi mecenati pur di non perderlo nel salotto pagavano la cauzione e lo facevano sortire dal carcere. Così Law iniziava a girare per affari in tutta Europa, accompagnato dalla bella e seducente Katherine Seigneur: anche all’epoca, come consigliava il saggio Berlusconi, era opportuno accompagnarsi nei salotti d’affari con le più affascinati dame.
Il gioco era fatto per Law, dopo aver convinto le più raffinate case da gioco ad utilizzare biglietti cartacei di moneta, il Duca d’Orléans gli apriva le porte della Banque Générale per stampare biglietti. Venezia lo accoglieva come innovatore e cliente presso il Banco Giro, Genova al Banco di San Giorgio. Tutto andava per il meglio… ma all’avventuriero mancava il gioco d’azzardo, la libertà veneziana, e il fascino delle alterne vicende della vita lo spingeva nuovamente verso il tavolo verde: ma la carta moneta non era più sua, come ironizzerà Montesquieu nelle Lettere persiane, ma ormai di un neonato sistema bancario. La maggior parte degli europei non condivide gli eccessi di Law, ma torna oggi ad apprezzare l’insostituibilità della carta moneta.
Perché oggi non basta controllare regolarmente l’estratto conto bancario per fermare operazioni non autorizzate, e nemmeno segnalare immediatamente alla banca qualsiasi transazione sospetta. Ci dicono d’ignorare messaggi o telefonate che richiedono conferme di dati sensibili. Ma oggi tutta la contrattualistica poggia su email, e c’è tanto phishing. Multinazionali e poteri bancari europei dicono ai media di fare finta nulla sia accaduto. Fortunatamente la gente è più sveglia di quello che sembra, è diventata un po’ come John Law che raccomandava al giovane avventuriero serenissimo: “L’unica tua moneta è quella che hai in tasca, perché in banca non è mai immediatamente a tua disposizione”.
La Banca europea tace, anzi dichiara all’unisono con l’Ue che sarà prossima l’obbligatorietà dell’euro elettronico. La politica tace, non sa se obbedire ancora una volta ai poteri bancari europei, permettendo vengano bruciati i risparmi, o accontentare il popolo che pretende poter disporre dei propri soldi senza rischi e condizionamenti.
Aggiornato il 13 giugno 2025 alle ore 12:23