
Il governo argentino, sotto la guida del presidente Javier Milei, ha intrapreso un’ambiziosa e radicale riforma dell’ordinamento fiscale e finanziario del Paese, che entrerà in vigore in questi giorni. Tale piano di intervento è concepito come una risposta sistemica e strategica a uno dei problemi strutturali più gravi dell’economia argentina: la presenza di un’enorme quantità di ricchezza detenuta al di fuori del circuito formale, accumulata in decenni di sfiducia nei confronti dello Stato, dell’apparato fiscale e della moneta nazionale.
Secondo le stime più accreditate, gli argentini possiedono tra i 200 e i 400 miliardi di dollari in contanti o attività patrimoniali non dichiarate, custodite sia all’estero sia nel mercato nero interno, al riparo da imposizioni e controlli. Il progetto di riforma promosso dall’attuale esecutivo mira quindi a creare condizioni normative, fiscali e tecnologiche che favoriscano il rientro di questi capitali nel circuito economico formale, senza ricorrere a emissioni monetarie inflattive o a misure coercitive. La logica che informa l’intervento normativo è improntata alla riduzione dell’ingerenza dello Stato nella sfera economica privata e alla rimozione degli elementi di disincentivo all’attività economica individuale.
In quest’ottica, la prima delle misure adottate consiste nell’abolizione dell’obbligo di segnalazione fiscale per tutte le transazioni, sia in contanti sia elettroniche, il cui importo non superi i 10 milioni di pesos (circa 10.000 dollari al cambio attuale). In precedenza, anche operazioni di entità molto modesta effettuate tramite carte di credito, wallet digitali o bonifici erano automaticamente registrate e comunicate all’autorità fiscale, generando un elevato livello di sorveglianza. Con la nuova normativa, tale soglia viene significativamente innalzata, permettendo ai cittadini di effettuare acquisti o pagamenti anche rilevanti senza che questi vengano tracciati o implichino obblighi di giustificazione. L’obiettivo è di rimuovere il timore di controlli arbitrari o sanzioni sproporzionate, incentivando la spesa e la riattivazione della domanda interna.
Un’ulteriore misura di snellimento riguarda il settore immobiliare. Viene abrogato l’obbligo per i notai di trasmettere comunicazioni automatiche all’Agenzia delle Entrate per ogni atto di compravendita immobiliare. Questo obbligo, vigente fino al 2025, costituiva un disincentivo alla registrazione formale di operazioni immobiliari, spingendo molti cittadini a concludere accordi privati o informali. La sua eliminazione intende agevolare le transazioni legittime, ridurre i costi burocratici, aumentare la trasparenza del mercato e incentivare l’utilizzo di fondi precedentemente non dichiarati per investimenti in beni durevoli. Anche in questo caso, la logica è quella di rafforzare la libertà economica e semplificare il rapporto tra privato e pubblica amministrazione.
Sul piano fiscale, viene introdotto un nuovo regime di tassazione del reddito delle persone fisiche, il cui principio cardine è la tassazione esclusiva del reddito netto, con esclusione esplicita sia delle spese personali sia delle variazioni patrimoniali non riconducibili a flussi monetari. Questo significa che il contribuente non sarà più obbligato a dichiarare come reddito imponibile gli incrementi di patrimonio non monetari o le spese sostenute per consumo personale, modificando radicalmente il concetto di base imponibile. Il calcolo dell’imposta sarà effettuato in via preliminare da un’agenzia pubblica tramite un sistema automatizzato, ma ogni cittadino potrà accedere al proprio profilo fiscale, verificarne l’esattezza ed eventualmente modificarlo prima della dichiarazione finale. Si mira così a ridurre il contenzioso, migliorare la trasparenza e rafforzare la consapevolezza fiscale del contribuente, trasformando l’adempimento tributario in un atto di gestione consapevole e non di sottomissione passiva. Contestualmente, le soglie di segnalazione obbligatoria dei movimenti finanziari vengono innalzate in modo sostanziale.
Le transazioni singole fino a 10 milioni di pesos e i flussi complessivi fino a 50 milioni non saranno più oggetto di notifica automatica alle autorità fiscali o di obbligo dichiarativo da parte degli operatori finanziari. In un sistema tradizionalmente dominato da controlli a tappeto, questa misura rappresenta un profondo cambio di paradigma, finalizzato a restituire fiducia nel sistema bancario e incentivare la bancarizzazione spontanea.
Le persone fisiche e giuridiche che finora hanno operato al di fuori del circuito formale per timore di accertamenti, potranno ora rientrare gradualmente nella legalità senza subire conseguenze repressive. Particolarmente innovativa è l’implementazione del modello di Open Finance, promosso dalla Banca Centrale. Esso prevede la creazione di un’infrastruttura tecnologica e normativa che consente ai cittadini di condividere volontariamente e in sicurezza i propri dati finanziari — oggi detenuti esclusivamente dalle banche tradizionali — con una pluralità di soggetti autorizzati, tra cui fintech, compagnie assicurative, fondi d’investimento e fornitori di credito alternativi. Tale condivisione sarà sempre subordinata al consenso esplicito dell’utente, che avrà il pieno controllo su tempi, modalità e ambiti della trasmissione delle informazioni. Il sistema ha tre principali effetti attesi: in primo luogo, consente ai cittadini di disporre di una visione integrata del proprio profilo economico e finanziario, favorendone la gestione autonoma; in secondo luogo, stimola la concorrenza tra operatori finanziari, che potranno offrire condizioni più vantaggiose, prodotti su misura e strumenti più flessibili; infine, promuove l’inclusione finanziaria dei soggetti che oggi risultano esclusi dal sistema bancario per mancanza di una storia creditizia documentata.
In particolare, coloro che hanno operato finora in modo informale potranno costruire un profilo digitale basato su microtransazioni, pagamenti ricorrenti, acquisti documentati o rapporti economici stabili, accedendo per la prima volta a forme di credito, assicurazione o investimento prima precluse. Open Finance, in sintesi, è uno strumento di liberazione e democratizzazione dell’accesso ai servizi finanziari. Il piano include inoltre un ampio programma di regolarizzazione fiscale, o amnistia patrimoniale, che consente ai cittadini di dichiarare volontariamente capitali detenuti fino al 31 dicembre 2023, sia in territorio nazionale che all’estero. I patrimoni fino a 100.000 dollari potranno essere regolarizzati a costo zero, mentre per somme superiori sono previste aliquote proporzionali del 5 per cento, 10 per cento o 15 per cento, a seconda del momento in cui si aderisce al programma. La normativa garantisce inoltre l’esclusione da procedimenti penali per reati fiscali, doganali o valutari, e l’estinzione di sanzioni e multe pendenti. In tal modo, si offre un’opportunità concreta e incentivata di rientro alla legalità, senza effetti retroattivi né persecuzioni giudiziarie.
Le ricadute economiche attese da questo complesso di misure, come accennato, sono molteplici. In primo luogo, si prevede una riemersione graduale e crescente dei capitali informali, con conseguente ampliamento della base imponibile e rafforzamento delle finanze pubbliche senza aumento della pressione fiscale. In secondo luogo, si attende una crescita della domanda interna trainata dalla maggiore disponibilità di spesa da parte dei cittadini che, liberati dal timore di sanzioni, potranno impiegare i propri risparmi in consumi e investimenti. In terzo luogo, la progressiva bancarizzazione e l’adozione dell’Open Finance potrebbero modernizzare il sistema finanziario nazionale, rendendolo più trasparente, competitivo e inclusivo. Sul fronte monetario, la circolazione di dollari precedentemente inattivi potrebbe contribuire alla stabilizzazione del tasso di cambio e alla riduzione dell’inflazione, consentendo una gestione più disciplinata della politica monetaria da parte della Banca Centrale. Inoltre, la semplificazione fiscale ridurrà i costi di conformità e migliorerà l’attrattività dell’Argentina per investitori esteri e imprese.
In ultima analisi, la riforma mira a trasformare in profondità la relazione tra Stato e contribuente: non più basata sul sospetto e sulla coercizione, ma su fiducia, responsabilità individuale e libertà economica. Se ben implementate e sostenute nel tempo, queste misure potrebbero rappresentare una svolta storica per l’economia argentina, liberando energie produttive latenti, attirando capitali e talenti e ponendo le basi per una crescita duratura guidata dall’iniziativa privata e non dal controllo statale.
(*) Economista
Aggiornato il 05 giugno 2025 alle ore 15:42