Settantacinque anni fa, il 29 ottobre 1950, nasceva a Crotone Salvatore Antonio Gaetano, per tutti semplicemente Rino. Un nome che evoca una voce ruvida e inconfondibile, un'ironia sferzante e il coraggio di un artista che ha saputo trasformare la musica in un veicolo di denuncia sociale, mascherando con leggerezza e nonsense una critica lucidissima alle contraddizioni dell’Italia. A 75 anni dalla sua nascita, Rino Gaetano non è solo un ricordo, ma una presenza viva e pulsante nella cultura italiana, un’icona che continua a parlare a nuove generazioni, mentre il mistero sulla sua tragica fine non smette di alimentare dubbi e interrogativi.
LA VICENDA DI UN CANTAUTORE “FIGLIO UNICO”
Trasferitosi a Roma con la famiglia da bambino, Rino Gaetano assorbì l’energia e le contraddizioni della capitale, che diventarono sfondo e sostanza della sua arte. Il suo percorso artistico iniziò al Folkstudio, storico locale romano dove si esibirono i più grandi cantautori del tempo. Fin da subito, però, Gaetano si distinse per uno stile unico, difficile da etichettare. Non era il cantautore politicamente schierato, né il poeta malinconico. Era un battitore libero, un funambolo delle parole che con brani come Ma il cielo è sempre più blu, Mio fratello è figlio unico e Aida ha fotografato un'Italia intera, con i suoi vizi e le sue virtù.
La sua consacrazione al grande pubblico arrivò nel 1978 con la partecipazione al Festival di Sanremo. Sul palco dell’Ariston portò Gianna, un brano che, nonostante il terzo posto, divenne un successo travolgente. Con il suo cilindro, l’ukulele e un’aria scanzonata, scardinò le convenzioni del Festival, dimostrando che si poteva cantare la parola “sesso” in prima serata e parlare di temi sociali con un ritmo accattivante. Eppure, dietro quella facciata ironica si celava un’anima inquieta e una critica feroce al potere, come dimostrò con Nuntereggae più, un elenco provocatorio di nomi e cognomi di politici, giornalisti e uomini di spettacolo che gli attirò non poche polemiche e censure.
LA TRAGICA FINE: INCIDENTE O OMICIDIO?
La vita e la carriera di Rino Gaetano si spezzarono tragicamente la notte del 2 giugno 1981, a soli 30 anni. La sua Volvo si schiantò contro un camion su via Nomentana a Roma. La versione ufficiale parla di un malore o un colpo di sonno che gli fece invadere la corsia opposta. Ma la dinamica e ciò che accadde dopo lasciarono un’ombra indelebile. L’impatto fu violentissimo e Rino entrò in coma. Iniziò una drammatica corsa contro il tempo, segnata da un dettaglio agghiacciante: ben cinque ospedali romani avrebbero rifiutato il ricovero per mancanza di un reparto di traumatologia cranica. Quando finalmente trovò posto al Policlinico Gemelli, era troppo tardi. Questa circostanza ha un’eco sinistra in una delle sue canzoni, La ballata di Renzo, scritta anni prima, che narra di un giovane morto dopo un incidente proprio perché rifiutato da vari ospedali. Una profezia che ancora oggi fa venire i brividi.
A distanza di tanti anni, le indagini ufficiali propendono ancora per la tragica fatalità. Tuttavia, sono in molti a non aver mai creduto a questa versione. L’ipotesi dell’omicidio, sostenuta da libri d’inchiesta e teorie mai sopite, suggerisce che Rino Gaetano fosse diventato un personaggio scomodo. I suoi testi, apparentemente surreali, conterrebbero secondo alcuni riferimenti criptici a segreti inconfessabili della politica e dei servizi segreti di un’Italia segnata dagli Anni di piombo. L’avvocato Bruno Mautone ha dedicato anni a questa tesi, arrivando a chiedere la riapertura delle indagini. Sebbene non vi siano prove concrete, il dubbio che quella voce libera sia stata messa a tacere rimane un tarlo nella coscienza collettiva del Paese.
UN’EREDITÀ IMMORTALE: PERCHÉ PARLARE ANCORA DI RINO
Perché, a 75 anni dalla sua nascita, Rino Gaetano è più attuale che mai? La risposta risiede nella forza della sua eredità culturale. Egli è stato un genio del paradosso, capace di raccontare l’emarginazione, la corruzione e l’alienazione con un linguaggio che arriva dritto al cuore. Le sue canzoni sono diventate inni generazionali perché parlano di temi universali e senza tempo. Oggi, la sua musica viene riscoperta continuamente, come dimostrano le numerose iniziative per questo anniversario: dalla pubblicazione di un brano inedito, Un film a colori (Jet Set), alla riedizione rimasterizzata dell’album E io ci sto, fino a un docufilm, Rino Gaetano. Sempre più blu, che ne ripercorre la storia attraverso testimonianze e materiali rari. Questi omaggi non sono semplici celebrazioni, ma il segno di un'influenza che non si è mai spenta.
RACCONTARLO ALLE NUOVE GENERAZIONI: UN DOVERE DELLA MEMORIA
Raccontare Rino Gaetano ai giovani di oggi significa invitarli a guardare oltre le apparenze, a cercare il significato profondo dietro una melodia orecchiabile. Significa insegnare loro l’importanza del pensiero critico, dell’anticonformismo e del coraggio di essere se stessi. La sua figura di artista “diverso da tutti” può essere un modello potente in un’epoca di omologazione. Non dimenticarlo è un dovere, perché le sue canzoni sono uno specchio in cui l’Italia può ancora riconoscere le proprie fragilità. La sua voce, graffiante e sincera, continua a ricordarci che “il cielo è sempre più blu”, ma solo se abbiamo il coraggio di guardarlo con occhi liberi e consapevoli.
Buon compleanno Rino, genio immortale della nostra musica.
Aggiornato il 30 ottobre 2025 alle ore 15:14
