La narrazione con cui Wanda Marasco ha saputo delineare e ritrarre la personalità di Ferdinando Palasciano, medico e docente universitario, in un’epoca situata sul crinale che segna la fine delle lotte risorgimentali e l’inizio della storia unitaria, è emozionante e molto profonda. Il libro intitolato Di spalle a questo mondo, edito dalla casa editrice Neri Pozza, è il vincitore del Premio Campiello di quest’anno. La narrazione è alternata tra le pagine del diario scritte in forma di confessioni dalla moglie di Ferdinando Palasciano, una contessa russa di nome Olga Pavlova Vavilova, e la rappresentazione degli eventi, raccontati nel libro, basata su molteplici punti di vista. Ferdinando Palasciano, vittima di una doppiezza della mente, la notte di Ogni Santi del 1887 viene colto da un delirio in via Toledo a Napoli. In quella occasione inizia a parlare al cospetto del popolo, in preda al delirio, affermando di avere tradito la sua vocazione di rimanere fedele al principio di assicurare le cure a tutte le persone, senza distinzione di classe sociale. Arrivato a casa, una torre che sovrasta Capodimonte, e nelle sue intenzioni deve simbolicamente questa abitazione rappresentare l’aspirazione dell’uomo verso la perfezione morale, afferma che è sicuro che sua moglie sia morta. Ciccio Arena, un suo collega, induce e consiglia la moglie di Ferdinando a ricoverare in manicomio il marito a Villa Fleurent. Ciccio Arena, mentre osserva il suo amico, un uomo colto e di cui conosceva le competenze scientifiche, lo rassicura e consola, notando che è il dolore che può spezzare e alterare l’equilibrio degli uomini. A Villa Fleurent Ferdinando, nel periodo della cura, avvia dei dialoghi molto profondi con il suo collega Consalvo, il quale comprende che la causa della malattia discende dalle persecuzioni che ha subito. Ferdinando Palasciano, da uomo onesto, si è rifiutato di operare nell’ospedale Gesù e Maria, poiché, a causa della mancanza di un sistema fognario, non vi sono le condizioni per poterlo fare in modo sicuro e nel rispetto della igiene. Il professore Consalvo comprende che, a causa della malattia, il suo collega rigetta la realtà, e nel dare pugni contro la parrete della sua stanza, si illude di comunicare con un’altra persona, poiché la sua personalità è scissa e sdoppiata. Nella narrazione viene raccontato che la sala operatoria di Ferdinando Palasciano viene distrutta dai suoi rivali, che vogliono costringerlo a rassegnare le dimissioni dalla cattedra di clinica chirurgica. Il libro è molto bello nella parte in cui viene rappresentata la vita di Ferdinando Palasciano, prima che la malattia mentale si impadronisca della sua personalità, devastandola. A Messina, durante la repressione dei moti del 1848, voluta dal Re Ferdinando II pone in essere il principio della neutralità dei feriti, in base al quale sul campo di battaglia non vi è distinzione tra i propri soldati e quelli appartenenti all’esercito avversario. Per questa scelta viene imprigionato, e in seguito riceve la grazia con cui il re gli restituisce la libertà. Con il suo collega Gennaro Barbarisi Ferdinando coltiva l’utopia di assicurare la migliore assistenza sanitaria ai malati poveri.
Ferdinando, guardando negli occhi Consalvo, che lo sta aiutando a ricreare un equilibrio interiore, confessa di avere sotterrato nella coscienza cento anni di offese subite. È bella la descrizione del rapporto di amicizia che Ferdinando intrattiene con Antonio Ranieri, l’amico di Giacomo Leopardi. In una scena del libro indimenticabile, Antonio Ranieri si presenta nella torre con una urna a forma di arca contenente i resti del grande poeta. Chiede a Ferdinando di seppellirla, l’urna, nel suo giardino, dove la terra toglierà l’angoscia al suo amico eletto, che con la poesia ha penetrato l’essenza della vita e ritratto la verità che genera dolore e malinconia. Ricorda, in un racconto straordinario, il giorno in cui, mentre Ferdinando II è malato e in procinto di morire, si reca alla Reggia di Caserta per un consulto. I suoi colleghi medici, con grande acutezza in quella occasione notano che il regno avrebbe potuto progredire con una politica agraria illuminata, superando l’epoca dell’assolutismo, dei baroni e degli abati, e mettendo in discussione il latifondo. Ferdinando Palasciano nella sua torre possiede i quadri di Federico Dalbono, il pittore che ha ritratto il Vesuvio mescolando il sogno e il terrore. Ferdinando Palasciano, e per questo aveva perduto il suo equilibrio, non sopporta l’imperfezione e il dolore inscritti nella creazione. Una volta, mentre cammina per le strade di Napoli, colpito dalla sofferenza di un asino, su cui il padrone ha posto un carico eccessivo, lo acquista per liberarlo dalla sofferenza.
In una parte della narrazione in modo emozionante e avvincente viene raccontata sia la battaglia del Volturno, avvenuta nel 1860, che di fatto segno la capitolazione del regno delle due Sicilie, sia la fallita spedizione di Pisacane a Sapri, conclusasi con la morte dell’eroe risorgimentale, nel libro definito un idealista estremo. Uscito dal manicomio, con la piena approvazione di Consalvo, convinto che le cure potessero proseguire nella sua abitazione, la torre che simboleggiava l’amore per la patria, Ferdinando Palasciano riceve le visite dei suoi amici. Gennaro Barbarisi, il politico Nicotera, Ciccillo Arena, da cui riceve le notizie su come sia nata l’unità d’Italia, sempre impegnati in conversazioni politiche molto interessanti. Come si fa a parlare di buona politica, afferma uno dei suoi amici, riuniti attorno al capezzale di Ferdinando Palasciano, se è evidente che servirebbe la stessa astuzia di un conciliatore che sia capace di tenere buona la camorra e di placarne gli appetiti infiniti. Questo non è il fallimento dello Stato, poiché questa città non può essere governata senza il compromesso. La verità è un’altra, Giuseppe Mazzini ha ragione: sono necessarie le bonifiche morali per fare gli italiani. Prima dovrebbero venire i doveri, e poi i diritti. Sia la coscienza sia la spiritualità devono precedere gli interessi materiali degli uomini. Una volta Ferdinando Palasciano ha assistito, in un quartiere povero e degradato di Napoli, a uno spettacolo dei pupi. Tobia, un bravo uomo, inorridito dalla malvagità umana e dalla guerra, a un certo punto perde la vista. La perdita della vista simboleggia la volontà di ritrarsi dal mondo, dominato dalla crudeltà e dall’ingiustizia. Ferdinando Palasciano, acquista la collezione dei pupi, sul cui viso è dipinto il loro destino. Dopo la sua morte nel 1895 gli viene dedicato dai suoi amici studiosi e intellettuali un monumento. Durante i discorsi in cui ne viene ricordata la figura, qualcuno dice che con le sue idee moderne vuole correggere la storia perché non sopporta l’imperfezione inscritta dentro il disegno della creazione del mondo. Un libro bello, dalla scrittura colta e lirica, profondo e moderno nella forma narrativa.
(*) Di spalle a questo mondo di Wanda Marasco, Neri Pozza 2025, 416 pagine, 20 euro
Aggiornato il 28 ottobre 2025 alle ore 12:56
