
Chi è Banksy? Se il mistero sulla identità del writer britannico, considerato uno dei maggiori esponenti della street art, permane, oggi potremmo dire svelata la sua missione. La risposta unitaria sta infatti nell’esposizione unica “Peace on Earth” alla Rocca Maggiore di Assisi, la suggestiva fortezza medioevale patrimonio Unesco, visitabile fino al 2 novembre. Con il patrocinio della Regione Umbria, promossa dal Comune di Assisi, prodotta da Opera Laboratori e curata da Stefano Antonelli e Gianluca Marziani, la mostra presenta oltre 100 opere esclusive: note le serigrafie tratte dai murales di tutto il mondo, meno note le opere eseguite in studio. La rarità sta tuttavia nella “chiamata”, poiché c’è un filo che lega Bansky al Santo di Assisi, Francesco patrono d’Italia e della Pace. “Nell’anno dell’ottavo centenario del Cantico delle Creature, scritto da San Francesco come inno alla vita e all’armonia fra uomo e natura – ha spiegato il sindaco Valter Stoppini – la mostra diventa messaggio di pace, dialogo e bellezza”.
Una donna, un collettivo di sei artisti o forse l’elusivo Robin Gunningham secondo le tecnologie poliziesche? Di sicuro sotto la firma di Banksy dagli anni Ottanta e Novanta opera una mano che ha scolpito su muri, ponti, grattacieli e spazi urbani un grido profetico. L’anonimato è servito all’artista per sfuggire alla polizia e ai controlli, visto che prima di diventare quotato e battuto alle aste era imputato di vandalismo e di imbrattare gli edifici, mentre con i suoi graffiti di strada, Banksy documentava la condizione umana e fissava un messaggio oggi esplosivo.
L’esposizione umbra ha infatti come copertina “la colomba di Banksy” di memoria picassiana col ramoscello d’ulivo a cui il visionario di Bristol ha però indossato un giubbotto antiproiettile. Banksy l’ha dipinta proprio in Palestina nel 2007. E l’altra opera celebre, “il lanciatore di fiori”, è un giovane coinvolto in uno scontro col volto nascosto che tira invece di una molotov un mazzo di fiori. Fa pensare agli attivisti di Stati Uniti e Gran Bretagna contro la guerra nel Vietnam, a cui il misterioso pacifista di “Loves in the Air” toglieva le armi e faceva lanciare la bellezza. I due graffiti sono stati incisi, sempre di nascosto, sul muro più divisorio, il Muro di Betlemme, figure di 5 metri di altezza, che cercano di sfondare le divisioni odierne. La violenza distrugge l’estetica.
Appartengono al periodo del Punk britannico i Graffiti di New York anni Novanta, in cui l’artista prende a soggetto icone della cultura hip hop, i topi, tra cui il più famoso “il topo gangster” col cappello, la catena e la musica a tutto volume. Scrive l’artista: “Esistono senza permesso. Sono odiati, braccati e perseguitati. Vivono in una tranquilla disperazione tra la sporcizia. Eppure, sono capaci di mettere in ginocchio intere civiltà”. Quale monito più messianico? L’artista alludeva all’isolamento degli artisti antagonisti, ma ora che masse di emarginati premono alle porte del mondo, la profezia esorta a non sottovalutare le invasioni che non si possono solo reprimere, ma occorre allargare lo spazio di cultura, civiltà, formazione. Il rischio è quello formulato sul cartello appeso al collo della “scimmia laugh now”, esposta la prima volta nella mostra Existencilism – an Exhibition of Art, Lies and Deviousness di Los Angeles nel 2002. Banksy sostiene che dalla pubblicazione dell’Origine della Specie di Charles Darwin (1859) gli umani hanno ridicolizzato la catena meno evoluta. “Laugh now, cioè ridi adesso, ma un giorno saremo noi a comandare”.
Etica vandalica, spirito critico, ribellione antagonista, postura controculturale rappresentano le tre dimensioni della modernità con cui l’autore propone al posto di armi, guerre e violenza la sua leggerezza estetica, l’ironia provocatoria e il segno libero. La critica non è destrutturante, come oggi rischiano i giovani, se dove c’è dissenso fiorisce l’arte. Dillo con un graffito, un disegno, un’opera! Ecco la serie del “poliziotto volante”, gigantesche figure realizzate a stencil su cartone in occasione della prima grande mostra nel 2003 in un magazzino della East End di Londra. E alcune sagome di “Flying Copper” sono state poi collocate a Londra e Vienna. L’agente di polizia è in assetto antisommossa, ma con il volto sostituito da un iconico smile. Oppure lo smile al posto del fucile, per avvisare in doppio senso, nel bene e nel male, su come si possa trasformare chi ci dovrebbe difendere.
“Jack & Jill” (2005) è il titolo di una nota filastrocca britannica per indicare un ragazzo e una ragazza, i cui nomi sono stati utilizzati anche da William Shakespeare in Sogno di una notte di mezza estate. Per Banksy “Jack & Jill” rappresentano i diritti dei giovani. Scrive in Wall and Piece: “Molti genitori sarebbero disposti a fare qualsiasi cosa per i loro figli, tranne lasciarli essere se stessi”.
Libertà, ma quale? I due bambini saltano gioiosi nel blu di una immensa pozzanghera, ma l’infanzia spensierata indossa giubbotti antiproiettile. La libertà giovanile non è irruzione indistinta di generi e abbattimento indiscriminato di barriere, è espressione gioiosa, emotività, creazione. Il veleno dei tempi era già chiaro nelle manifestazioni degli anni Ottanta e Novanta come descrive la celebre “Madonna Toxic Mary”, forse l’opera più dissacrante, in cui una Vergine Maria con Bambino stile rinascimentale è rielaborata con le distintive colature e tiene in mano un biberon con scritto “veleno”. Una critica più che alla religione, come si era pensato, al modo come la società avvelena l’innocenza e come sono diseducati i figli. La tecnica si chiama “détournement”, cioè utilizzare un’immagina cristallizzata del passato per veicolare un messaggio. Un esempio è la “Giocanda coi baffi” di Marcel Duchamp.
Banksy nel 2022 è stato in Ucraina, dove ha realizzato opere murali intimidatorie, profetiche, allarmanti: l’anziano in vasca da bagno su un edificio distrutto, la donna con maschera antigas di Horenka, i bambini in altalena sulle trincee di Kiev e la ginnasta che volteggia sulle macerie. Fruire in sequenza queste serigrafie è un’occasione dirompente, un richiamo ineludibile. Cosa rischiamo? Come “la bambina col palloncino”, che a forma di cuore sfugge dalla piccola mano, rischiamo di perdere il cuore e l’umanità, come constatiamo dalla cronaca e dal faticoso quotidiano. Ma il monito ai decisori e ai potenti è forte e chiaro. Il misterioso Banksy dipinse “Girl with ballon” su un muro di Londra nel 2002 e fu così iconico che la serigrafia fu venduta nel 2018 da Sotheby’s per 1 milione di sterline. Tuttavia, proprio mentre veniva aggiudicata, un meccanismo nascosto nella cornice cominciò a distruggere la carta. Un video inedito dell’epoca mostra il dissacrante momento.
Chi è dunque Banksy? San Francesco, Shakespeare, lo sconosciuto provocatore di Bristol che parla sulle tavole del mondo, sui muri e sui palazzi?
“È l’arte che ritrova il valore sociale, la sacralità iconografica e porta pace, tolleranza, ascolto dei più deboli, tutela dell’infanzia e degli anziani”, hanno scritto i curatori Stefano Antonelli e Gianluca Marziani.
“È la colomba che lotta per la pace col ramo d’ulivo nei contesti di guerra, affinché il messaggio artistico si trasformi in una regola d’ingaggio verso il dialogo”. Ai potenti illuminati un monito: “I più grandi crimini del mondo non sono commessi da persone che infrangono le regole, ma da individui che seguono le regole come ordini”.
Aggiornato il 29 luglio 2025 alle ore 19:31