Addio a Ozzy Osbourne, leader dei Black Sabbath

Se n’è andato il Principe delle tenebre. Ozzy Osbourne, frontman dei Black Sabbath e per molti il precursore dell’heavy metal, si è spento nella mattina di ieri a 76 anni. Anche se la notizia è stata data dalla famiglia – celebre, soprattutto in Inghilterra, almeno quanto lui – solo in serata. Ozzy “se n’è andato circondato dalla famiglia e dall’amore”, hanno scritto la moglie Sharon e i figli sui canali ufficiali del cantante. Neanche un mese fa, nella città che ha dato i natali ai Black Sabbath, Birmingham, la band aveva performato un leggendario concerto da addio alle scene insieme alla maggior parte dei musicisti che hanno collaborato con loro in una carriera lunga almeno 55 anni.

I Black Sabbath nascono a fine anni Sessanta, grazie a un’ammirazione spropositata per i Beatles ma un rifiuto totale dei canoni pettinati della working class inglese. E quindi, come segno di protesta, i quattro ragazzi di Birmingham – uomini comuni, Ozzy ha iniziato a fare l’operaio a circa 15 anni – hanno preso a scrivere canzoni che trattavano dell’occulto, di stregoneria, del male. E il primo disco omonimo, del 1970, è stato stroncato dalla critica per via degli “assoli troppo lunghi e i tempi di reazione compromessi dalle droghe”. Bene, adesso questo esatto genere musicale prende il nome di doom metal, e i padri fondatori dei riff all’infinito lenti e ipnotici sono proprio i Sabbath. Neanche un anno dopo, Ozzy, Toni Iommi, Geezer Butler e Bill Ward hanno imparato la lezione e hanno pubblicato Paranoid, il disco che li ha catapultati nell’olimpo dell’hard rock (troppo presto per parlare di heavy metal ancora) e del rock estremo. Il segreto è stato mettere da parte, per un po’, l’occultismo, e cominciare a parlare di politica, di scioperi, e soprattutto di guerra (vedi la celebre War Pigs, sulla guerra del Vietnam). Poi Masters of Reality e Vol.4 hanno sancito la glorificazione del gruppo, che ha poi virato prepotentemente verso la sperimentazione sonora – in linea con tutto il prog rock che usciva dall’Inghilterra a metà anni Settanta – grazie a Iommi nei seguenti Sabbath Bloody Sabbath, Sabotage e Tecnical Ecstasy.

A cavallo fra anni Settanta e Ottanta, Ozzy comincia ad accusare l’abuso di alcol e sostanze, anche a causa della morte del padre, e questa spirale di autodistruzione l’ha portato a lasciare la band per perseguire la carriera da solista. L’ex frontman dei Black Sabbath – che nel frattempo continuano a suonare con Ronnie James Dio – esordisce in radio e in televisione con il singolo Crazy Train, diventato anche questo un inno dell’heavy metal. Grazie al sodalizio con il giovane chitarrista Randy Rhoads, Ozzy si rimette in piedi e inizia una seconda giovinezza, pubblicando anche Diary of a Madman. Ma la prematura scomparsa di Rhoads, “il suo migliore amico” come ha poi confermato Ozzy, l’ha riportato in quella spirale di autodistruzione in cui era caduto precedentemente. Tanto da riportare, in alcune interviste, di non ricordarsi gran parte degli anni Ottanta. Un altro momento di massimo splendore negli anni Novanta, con l’arrivo di Zakk Wylde alla chitarra e Mike Inez al basso (successivamente negli Alice in Chains) con i quali registra l’album acclamato dalla critica No More Tears.

Poi, negli anni a venire, un po’ di meritato riposo e qualche disco qua e la, ma soprattutto il reality per Mtv The Osbournes, che racconta giorno per giorno la vita surreale della famiglia di Ozzy. Nel 2013 registra 13, il suo primo disco con i Black Sabbath dagli anni Settanta, e anche l’ultimo. Da qui comincia a flirtare con l’idea di un tour di addio, perseguendo con i Black Sabbath il The End Tour, che ha toccato nel 2016 anche l’Italia all’Arena di Verona. La lunga e travagliata vita di Ozzy Osbourne, se vista senza il filtro ottico del mito e della leggenda, racconta le debolezze, gli affetti e l’empatia di un uomo comune, che ha sempre voluto dire la sua e non ha (quasi) mai avuto paura delle conseguenze. Dietro al Principe delle tenebre, si è sempre celato molto di più di un semplice soprannome.

Aggiornato il 23 luglio 2025 alle ore 10:17