Il collezionista Utz

Bruce Chatwin coltiva la passione dei viaggi. Eredita la passione del camminare dal nonno e il vagabondare dal padre, ufficiale di marina. Possiede una forte propensione all’analisi artistica che fa un esperto della casa d’aste Sotheby’s. Diventa un esperto mondiale di arte. Lascia studi intrapresi con successo per prendere altre strade. Il percorso letterario è totalmente orientato alla narrazione di luoghi e di popoli. Viene talvolta accusato di inventare parte dei profili umani da lui raccontati, confermando che non esiste una sola verità. Il suo ultimo libro è dedicato alla storia di Kaspar Utz, un collezionista di statuine in porcellana di Meissen. Il periodo è quello del suo Paese invaso dalla Russia sovietica. Poco prima dei fatti di Praga. La dittatura non comprende bene il valore simbolico dell’immensa collezione costata una fortuna e pagata con il ricavato della vendita delle proprietà terriere. La trama è semplice, ma la profondità narrativa consente una lettura scorrevole. Gli eventi storici e sociali tenuti sullo sfondo di questo breve romanzo condizionano le decisioni di Kaspar Utz che ricerca numerose soluzioni per salvare l’integrità della sua collezione. Egli non esita a muoversi rapidamente in Europa per cercare di dare una collocazione sicura alla sua collezione, contatta banche, avventurieri, figure di secondo piano, vecchi amici, molti dei quali non comprendono la tensione del protagonista catalogandolo come un’elegante e, in fondo, innocente bizzarria.

Il romanzo è una metafora che ricorda l’eterna sfida del bello contro la barbarie della banalità che riduce ogni cosa al valore commerciale. La dittatura che si installata a Praga sequestra la sua collezione catalogandola con freddezza e con il dubbio che sia un vezzo borghese da scoraggiare o perfino da reprimere. Dopo una partenza narrativa lenta, il testo prende velocità con una serie di colpi di scena e con la descrizione minuziosa ma non noiosa degli stati d’animo di Utz, anche nei suo complicati rapporti con una galleria di personaggi che gli ruotano intorno e quasi mai generosi, anzi! Il volumetto è un gioiello di eleganza e di capacità psicologica. Niente è fuori posto anche quando irrompono eventi imprevisti che potrebbero alterare la successione dei fatti. La collezione e l’elegante proprietario prendono un percorso complicato. La trama è accresciuta da intrecci narrativi imprevisti, quasi polizieschi. Una prova ben riuscita di Chatwin quella di scrivere un romanzo dal contenuto del tutto estraneo al suo percorso letterario incentrato sull’esplorazione e analisi di mondi esotici, di latitudini non ancora conosciute, da viaggi interminabili. Forse, il piccolo libro è una resa dei conti con sé stesso. È un recupero della finezza analitica dell’arte e del valore simbolico che aveva accantonato per dedicarsi a suoi lunghi viaggi. Riesce a spiegare con eleganza il rapporto dell’uomo con la creazione artistica. Trova il punto di equilibrio tra il possesso fisico e l’apprezzamento del valore degli oggetti oltre il loro peso commerciale, oltre il loro aspetto “politico”. Un bel testamento, poco prima di andare via in punta di piedi.

(*) Utz di Bruce Chatwin, traduzione di Dario Mazzone, Adelphi 2000, 130 pagine, 9,50 euro

Aggiornato il 11 luglio 2025 alle ore 11:33