Scala, la “Norma” torna dopo 48 anni

Fra tre giorni, al Teatro alla Scala di Milano, si consumerà un evento storico. Quarantotto anni dopo l’ultima messa in scena, Norma di Vincenzo Bellini torna sulla ribalta scaligera. Un’opera monumentale in due atti su libretto di Felice Romani, tratto dalla tragedia Norma, ou L’infanticide di Alexandre Soumet. La prima assoluta, con scarso successo, è datata 26 dicembre 1831. L’opera è entrata nella leggenda grazie alle interpretazioni di Maria Callas (nel 1952 e soprattutto all’inaugurazione della stagione nel 1955) e poi di Monserrat Caballé negli anni Settanta (esattamente ‘72, ‘75 e ‘77) nell’allestimento di Mauro Bolognini. E un particolare legame con l’attualità sembra avere, in questi giorni di acuirsi del conflitto in Medio Oriente con i bombardamenti americani in Iran, il grido del coro “Guerra, guerra”, anche se quella di Norma è la guerra dei galli che vogliono ribellarsi ai romani. “Ho curato la regia di 51 opere – ha spiegato il regista Olivier Py, direttore del festival di Avignone – e la maggior parte l’ho fatta con delle guerre in corso” quindi quanto accade non influenza l’allestimento ma è vero che “c’è una relazione sorprendente fra quello che mettiamo in scene sul palco e quello che accade fuori: questa è la magia dell’opera. Per questo l’opera è la cosa più bella al mondo”. Una cosa che va difesa visto che “quello che è accaduto negli ultimi trent’anni è un disastro. Ciascuno di noi deve salvare l’opera perché il livello di democrazia si misura dalla cultura” e chi non vuole democrazia mina la cultura.

Py ha ambientato l’opera nel 1831, cioè non all’epoca di galli e romani, ma negli anni in cui viene scritta, alla fine del primo Risorgimento, quando si scorge qualche speranza per il futuro. Norma, ou L’infanticide di Alexandre Soumet, la tragedia da cui è tratto il libretto, è come Medea che uccide i figli per vendicarsi del tradimento dell’amato, ma nella versione di Bellini con il libretto di Felice Romani “è una donna italiana dell’Ottocento, che non può uccidere i figli” e infatti li salva. In questo un collegamento fra le due figure è Maria Callas, che le ha magistralmente interpretate entrambe.

Nell’opera, che sarà eseguita integralmente nell’edizione critica di Roger Parker per Casa Ricordi, a sostenere il ruolo è Marina Rebeka, soprano lettone che già alla Scala ha fatto i conti con il fantasma di Maria Calles in Medée. E anche ora si trova davanti a una sfida non facile dove il rischio di fischi è alto, a prescindere da chi calchi il palcoscenico. Con lei come sua antagonista-alter ego figura Adagisa Vasilisa Berzhanskaya, mentre Pollione, l’uomo diviso fra le due è Freddie De Tommaso e la parte del padre di Norma Oroveso è affidata all’espertissimo Michele Pertusi. “Norma – ha sottolineato il maestro Fabio Luisi che la dirige – è un caposaldo del repertorio romantico” con una orchestrazione che ha ispirato anche Richard Wagner in cui la musica “spesso non è accompagnamento delle voci ma spiegazione”.

Aggiornato il 24 giugno 2025 alle ore 17:23