Tessuti sontuosi a tinte vivaci, sofisticati e preziosi ricami “ton-sur-ton”, dettagli di perle, strass e il giallo oro dei broccati. E ancora: passamanerie verde-giada, sete dipinte a mano, velluti raffinati e tanto “allure”: una seduzione quasi ipnotica che non ha rivali. Tutto questo (e molto altro), si può ammirare, fino al 13 agosto 2025, nella mostra “Dal cuore alle mani: Dolce&Gabbana”, allestita a Roma presso il Palazzo delle esposizioni, che ha sancito il suo trionfo già dall’apertura lo scorso 14 maggio. È una storia italiana. Una storia di amicizia, di complicità in cui brillano due stelle: Domenico Dolce e Stefano Gabbana, due persone geniali, dotate di creatività e d’intraprendenza. Il primo apprende i fondamenti dell’arte sartoriale nell’azienda di famiglia, in Sicilia. Stefano, invece, ha studiato grafica, poi sceglie di occuparsi di moda. È una storia fatta di lusso, di frivolezza e di opulenza, ma anche e soprattutto tesa a una continua ricerca d’interpretare il gusto, le evoluzioni, la tradizione e “il bello” del Paese Italia. In questo caleidoscopio creativo e meraviglioso fioriscono rose, spuntano piume variopinte, brillano cristalli, appaiono sontuose crinoline e antichi ricami. Ma come si realizza tanta bellezza? Ogni abito racconta una storia e ammicca spesso all’assolata terra di Sicilia, al Barocco e all’immortale Gattopardo con i suoi giri di valzer e le sue vanità.

È fatto di gusto, di seduzione verso i particolari e le tinte vive e affascinanti, verso i broccati e le tonalità intense e felici, che non appaiono mai del tutto patrimonio del passato, né mostrano alterazioni di sorta, inferte implacabilmente dal tempo. La qualità di queste creazioni trascende i limiti della storia e delle dotazioni, analogamente alle origini dei due stilisti. Già perché il loro primo e fortunato incontro avviene negli anni Ottanta quando Milano era, (e continua ad essere), la città dei primati. La più all’avanguardia. La più ricca. La più cosmopolita. La capitale lombarda era la città più moderna, vicino a Francoforte e Manchester, allora capitali dell’economia occidentale, organizzate nell’esempio americano. Quarant’anni fa a Milano si pensava, si lavorava, si viveva in un modo più vicino al centro Europa che non al centro-sud dell’Italia. Ed è proprio qui che Stefano Gabbana si forma e decide di affacciarsi nel mondo della moda. Di contro, l’altro contesto da cui proviene Domenico Dolce, è la lontana Sicilia. Ci sono solo 3 chilometri di mare tra Reggio Calabria e Messina ma negli anni Ottanta questo Stretto separava anche la realtà di due mondi ancora tanto distanti tra loro. Era stato così per secoli. La Sicilia è stata sempre più vicina a civiltà dell’est e dell’ovest che alla società del nord italiano. In poche parole essa apparteneva più al Mediterraneo che all’Italia. Ma in quegli anni, alla moda del quadrilatero d’oro tra le vie della Spiga e Monte Napoleone non bastava solo l’innovazione, l’economia e la comunicazione. Di contro, ad una città come Milano non bastava la sola moda per sentirsi coinvolta. La moda è fedele a sé stessa e deve far leva sulla creatività e sull’unicità.

Per arrivare a ciò necessitava di un nuovo, originale connubio: quello che nacque nel 1985 tra Dolce e Gabbana appunto. Il resto è storia che conosciamo. Domenico Dolce e Stefano Gabbana sfilano per la prima volta nel 1986 e si autoproclamano e gestiscono autonomamente, dimostrando effervescenza creativa e lucido talento manageriale, tanto da far capire al mondo che se da un lato Milano e la Moda è un binomio antico, solido e forte, è anche vero che esso affonda le sue radici del passato prossimo e remoto in creatori decisi e appassionati alla ricerca di leitmotiv, di fascino, di qualità, che portano in sé magari le estati di una Sicilia assolata, il profumo degli agrumi, delle olive e dei mandorli in fiore. “Dolce&Gabbana” dunque, è sinonimo di artigianato, di maestria, di cultura, di sapiente amore per l’unicità. La loro storia insegna che il massimo si ottiene quando manager e designer, percorrendo strade a volte diverse, possono arrivare ad un obbiettivo comune e colpire nello stesso segno: dal “Cuore alle mani”.

Aggiornato il 03 giugno 2025 alle ore 12:52