“Scomode verità”: Without any hope

Senza alcuna speranza”! Un motto per non vivere o, viceversa, per odiare tutto il mondo quando non si trova in sé stessi la risposta giusta. L’ultima opera del regista inglese Mike Leigh Scomode verità (Hard Truths), in uscita nelle sale italiane il 29 maggio, distribuito dalla Lucky Red) è interpretato da Marianne Jean-Baptiste (Pansy) e Michelle Austin (Chantelle). Il film è un inno anti-woke che non ha uguali nel panorama attuale delle pellicole di ossequiosa tendenza rigorosamente Dei (“Diversity, Equity, Inlcusion”), per la partecipazione ai più ambiti premi cinematografici internazionali. L’unica concessione, è l’ambientazione del film all’interno di una famiglia inglese di colore, i cui membri o sono fortemente obesi, oppure hanno tendenza a diventarlo: prova ne sia la loro alimentazione del tipo junk-food che, di per sé, rappresenta un altro problema colossale per le moderne società dei consumi. Nel senso che Leigh dà un respiro atroce all’introversità di una donna matura, Pansy, totalmente avvolta nelle nebbie avvelenate di un vissuto mai risolto, che è da tempo scivolato e rimasto intrappolato nelle anse maleodoranti di un’infanzia negata, quando una madre vedova le ha affidato la sorella minore, Chantelle, senza mai riconoscere nulla alla maggiore, sottraendole l’affetto materno a beneficio esclusivo della più piccola. Ora, quella che sembrerebbe una circostanza dolorosa, ma superabile, diviene nel caso di Pancy una macina che la trascina a fondo, a causa di un matrimonio infelice e di un figlio obeso, Moses, rimasto un bambinone che a 25 anni gioca ancora con gli aeroplanini e vive richiuso perennemente nella sua stanza, uscendo soltanto per una rapida passeggiata nel quartiere, rigorosamente auto-isolandosi dall’esterno con le grandi cuffie per l’ascolto della sua musica preferita.

Continuando la storia perversa di una vita normale che si nega alla sorella più grande, ma sorride come il sole d’agosto alla minore, alla famiglia disastrata di Pansy si contrappone quella solare di Chantelle e delle sue due deliziose figlie, assolutamente complici tra di loro e con la stessa madre in merito ai vissuti giovanili, al mondo del lavoro fatto di sfide, cadute e risalite. Le atmosfere confidenziali e complici che caratterizzano il suo interior familiare di un gineceo praticamente perfetto, Chantelle le riproduce e duplica quotidianamente all’interno del suo negozio di parrucchiera, frequentato esclusivamente da donne di colore, in cui, anche qui, l’obesità onnipresente non è un problema per chi si sente donna e femminile anche con parecchi chili di sovrappeso. Ovviamente, la chiave di lettura e il senso del film stanno tutti racchiusi nel rapporto irrisolto tra le due sorelle, troppo scompensato caratterialmente per essere ricucito da una vita che regala privazioni di ogni sorta a Pansy, e gratifiche professionali e affettive a Chantelle. L’una sorella buona e l’altra cattiva, che ha articolato la sua rabbia come una giostra circolare della riffa, per cui ovunque si fermi il cursore, qualunque sia la situazione in atto, si assiste all’esplosione di una rabbia indistinta, striata del rosso purpureo del turpiloquio e dell’odio immotivato da parte di Pansy. Qualunque circostanza va bene per insultare il suo prossimo, che sia la fila di un supermercato; un’auto di uno sconosciuto che cerca parcheggio; uno studio medico o dentistico; il figlio o il marito.

Perché, questo è il problema, Pansy è fobica: quando è in casa, si chiude ermeticamente all’interno nel timore che qualsiasi tipo di animale le invada la casa, come uccelli, piccioni, insetti o volpi. Un ribadire, anche per questo verso, la sua totale chiusura al mondo perché in esso non trova alcuna consolazione. Mentre un mitissimo marito, David Webber, fallito come padre e totalmente negato da sua moglie come uomo, si spezza letteralmente la schiena con il suo mestiere di idraulico, gestendo un’impresetta con un solo dipendente semi-autistico sapiente, che sa un po’ tutto di nulla. Ma, evidentemente, Dio che ha colmato di doni caratteriali Chantelle le dà anche la chiave, l’amore e la forza per scardinare il forziere rancoroso di Pansy, spingendola finalmente al pianto e al riso, in occasione della festa della mamma. Occasione colta, dopo molte insistenze e insulti vari da parte di Pansy, costretta dalla sorella ad andare a trovare al cimitero lo loro madre e a partecipare con il figlio Moses (Tuwaine Barrett) a un pranzo in famiglia preparato dalle sue solari, giovani nipoti. Leigh, a questo punto, congela la storia lasciando che Pansy si confronti con il dramma imminente dell’infortunio grave, bilanciato da una passione nascente di Moses per una giovane coetanea. A noi spettatori, cioè raccordare i puntini.

Voto: 7/10

Aggiornato il 28 maggio 2025 alle ore 12:53