Nella prima parte della autobiografia di Papa Francesco, intitolata Spera, edizioni Mondadori e scritta dal pontefice, da poco scomparso, in collaborazione con lo scrittore Carlo Musso, compare la citazione di un verso poetico secondo cui la memoria è un presente che non finisce mai di passare. Ricorda, nel suo dialogo con Carlo Musso, da cui la narrazione nel libro prende le mosse, che suo padre Mario è stato battezzato a Torino nella chiesa barocca di Santa Teresa, prima che i suoi nonni e suo padre partissero per l’Argentina, come tanti italiani che nel corso del secolo approdarono in Brasile, in America del nord e in altre nazioni. Gli immigrati portavano con sé la miseria, la tenacia, la determinazione e la perseveranza con le quali volevano cambiare la loro condizione di vita. Ecco perché, appena eletto sul soglio di Pietro, Papa Francesco volle visitare l’isola di Lampedusa, collocata nel Mediterraneo, divenuta il simbolo delle contraddizioni del nostro tempo e l’emblema della speranza per le moltitudine degli immigrati. Papa Francesco definisce la guerra sempre e in ogni caso una inutile strage. Il nonno in Argentina gli aveva raccontato l’orrore, il dolore, le sofferenze, le paure dovute alla guerra di trincea, la Prima guerra mondiale del 1914-18, a cui aveva preso parte. Che cosa lascia una guerra? Di solito, diffonde i germi per un nuovo conflitto.
Per molti storici sia il nazismo sia il nazionalismo esasperato, che furono all’origine della Seconda guerra mondiale, sono stati il prodotto inevitabile della Prima guerra mondiale. Mentre Dio porta avanti la creazione, la guerra distrugge ciò che di più bello è sorto in seguito alla creazione, l’essere umano. Bisogna, per Papa Francesco contrastare la corsa agli armamenti sia dei singoli sia degli Stati nazionali. Papa Francesco ricorda nel libro di avere chiesto perdono per le persone, appartenenti alle minoranze, che nel corso della storia sono state discriminate e disprezzate perché sono state osservate con lo sguardo cattivo e crudele di Caino e non con quello umano di Abele. Richiama nella narrazione gli anni della sua infanzia, e descrive il Barrio dove ha vissuto i suoi anni di formazione. Nel Barrio vi era una comunità multiculturale e multireligiosa che si configurava come un microcosmo in cui si viveva in armonia e nel rispetto reciproco tra persone appartenenti a diverse culture. Ogni attività sociale, che nasce da un pensiero rivolto a diffondere il rispetto della dignità umana, combatte l’incultura dello scarto e del pregiudizio, e favorisce la cultura dell’incontro con le persone. Durante gli anni di studio in un istituto di chimica, il futuro pontefice incontrò una donna, docente di biochimica farmaceutica, il cui nome era Esther Ballestrino de Careaga, che lo spinse a leggere i libri e a capire la politica. In quel periodo comprese i rapporti esistenti tra il peronismo e la dottrina sociale della chiesa e iniziò la sua riflessione sulle cause delle ingiustizie sociali. Esther Ballestrino, in seguito, nel dicembre del 1977 venne prelevata dalla sua abitazione, sottoposta a tortura, come le sue amiche, venne sedata e buttata nel mare dalle forze militari al servizio della dittatura militare argentina, nel mese di dicembre del 1977.
Divenuto a soli ventisette anni docente di letteratura e filosofia, il futuro pontefice invitò un giorno a parlare della figura del Gaucho nella letteratura latinoamericana di Jorge Luis Borges, descritto nel libro come uno scrittore profondo, colto e dignitoso che sapeva parlare di ogni cosa senza nessuna forma di superiorità. È bello e commovente il ricordo di quando Jorge Mario Bergoglio entrò nella chiesa di San Josè a Buenos Aires e si confessò. In quel momento comprese che era avvenuta una trasformazione interiore che lo portò a divenire un colto e profondo padre gesuita. Papa Bergoglio cita una definizione della idea di Comunità che si deve al grande pensatore Zygmunt Bauman, per il quale la parola comunità gli dava una sensazione piacevole. Infatti ad attrarre il futuro pontefice verso la Compagnia di Gesù erano tre aspetti fondamentali dell’ordine dei gesuiti: comunità, missionarietà, disciplina. Riflette nel suo libro Bergoglio sulla differenza tra il mito e il relato. Il mito, che scava nel profondo, è sempre un modo contemplativo di aprirsi alla realtà, per comprenderla. Il relato, si basa su un racconto storico-narrativo che maschera e trucca la realtà, impedendo la ricerca della verità.
Il popolo è il soggetto e la Chiesa è formata dal popolo di Dio in cammino nella storia tra gioie e dolori. Il Vangelo è rivolto a tutti e non condanna le classi, le categorie, le condizioni di vita. Non è compatibile con il messaggio evangelico la idolatria della ricchezza che non ascolta il grido di quanti sono vittime delle ingiustizie umane. L’Eneide di Virgilio è il classico molto amato da Papa Francesco, che infatti ha voluto trascrivere un verso, il 462 del primo libro, su di un cartello che teneva nella sua stanza privata: La storia è lacrime e l’umano soffrire confonde la mente. Il giorno in cui si trovava nel Conclave, prima della sua elezione al soglio di Pietro, si mise a conversare con il cardinale Gianfranco Ravasi sul Libro di Giobbe. Una volta eletto, si recò a Castel Gandolfo a fare visita a Benedetto XVI, il papa dimissionario, da cui ricevette una scatola bianca contenente gli atti che documentavano le situazioni difficili e dolorose, i casi di corruzione e le malefatte di alcuni uomini di Chiesa. Con la riforma della Curia romana il santo padre Francesco ha recuperato lo spirito sinodale, per cui è importante la dimensione orizzontale anziché quella verticale nel Governo della Chiesa. Le maggiori resistenze al cambiamento sono state sono state registrate nella gestione economica.
Il viaggio in Iraq ha colpito in modo doloroso il pontefice, quando dall’elicottero ha constatato che Mosul, una delle città più antiche del mondo, traboccante di storia e tradizioni, in cui si erano succedute diverse civiltà, e in cui vi era stata la convivenza pacifica tra diverse credenze religiose, era ridotta in una distesa impressionante di macerie. Papa Francesco in quella occasione ha avuto un incontro spirituale con il grande ayatollah Ali al-Sistani. Il papa ricorda di avere percepito la sua inquietudine per la commistione tra politica e religione. Insieme hanno rivolto la comune esortazione alle grandi potenze a rinunciare al linguaggio distruttivo della guerra, e a dare priorità alla ragione e alla saggezza. L’ ayatollah ha pronunciato durante l’incontro con Papa Francesco questa frase memorabile: “Gli esseri umani o sono fratelli nelle religioni, oppure sono uguali nella creazione”. Un libro bello e molto profondo, questo di Carlo Musso, nato dai dialoghi che ha avuto con Papa Francesco. Imperdibile.
(*) Spera. L’autobiografia di Francesco (Jorge Mario Bergoglio), a cura di Carlo Musso, 400 pagine, Mondadori 2025, 20,90 euro
Aggiornato il 20 maggio 2025 alle ore 12:33