
È in uscita il nuovo fascicolo della Rivista di studi politici internazionali, ormai quasi centenaria, diretta da tempo con scrupolosa metodologia documentata e senza ricerca di clamori da Maria Grazia Melchionni. Nell’articolo iniziale del presente numero viene valutata la politica estera del presidente Recep Tayyip Erdoğan, il quale ha l’ambizione di rendere la Turchia protagonista sia nella sfera specifica territoriale sia nell’ambito internazionale. Secondo gli autori, Angelo Santagostino e Hatice Yazgan sussiste ambivalenza in questa politica. La Turchia cerca di entrare nell’Unione europea, non riuscendovi. Dall’altro, è tentata di entrare nel Brics, in rapporti specialmente con la Russia e con la Cina. Rapporti non del tutto sereni, a detta degli autori. Anche se la Turchia profitta, profitterebbe di una certa fragilità russa, avendo comunque rapporti problematici con la Cina. Resta l’ambizione turca di farsi protagonista come accennavo sia nella sfera mediorientale, sia mondiale. L’articolo successivo, ha particolare interesse e attualità, riguarda la cosiddetta “neutralità armata”, che per l’autore, Vito Monte, dovrebbe essere lo scopo dell’Unione europea: una militarizzazione autonoma che renderebbe indipendente l’Ue dagli Stati Uniti ma non contro gli Stati Uniti.
Il modello è quello svizzero: una neutralità armata deterrente, consistente, la quale dia autonomia nell’Occidente. Così, l’Europa non graverebbe economicamente sugli Stati Uniti e nello stesso tempo conferirebbe un margine di indipendenza. Certo, la militarizzazione avrebbe dei costi di cui non è il caso di trattare e avrebbe dei fini da precisare, anche perché resterebbe nell’Occidente. Bruno Pierri scrive sui rapporti economici tra Inghilterra, Stati Uniti, Cina negli anni Settanta, la tensione tra Russia e Cina. Un tema che incuriosisce, abbastanza remoto, è la descrizione del rapporto tra Polonia e Cina negli anni ancora vigenti del comunismo. A quanto sostiene Maddalena Valocchi, la Cina considerava la Polonia un modello sbagliato mentre la Polonia riteneva la Cina modello di riferimento economico. Da evidenziare il saggio riguardante Brics, di Giovanni Barbieri. A suo giudizio, potrebbe costituire un mondo che sfugge al Fondo monetario internazionale e alla Banca mondiale creando un’articolazione tutta propria, attrattiva, in qualche modo se non sostitutiva parallela all’Occidente. Alcuni testi chiudono il fascicolo: un mio scritto su Karl Marx e gli sviluppi del capitalismo; un testo di Anna Augusta Aglitti su un libro di Angelo Santagostino riguardante Luigi Einaudi e l’Europa; un testo di Luciano Monzali sui rapporti fra Italia e Turchia, con riferimento a un diplomatico, Carlo Galli. Infine, un’analisi sul libro di Valentina Sommella.
Aggiornato il 12 maggio 2025 alle ore 13:15