lunedì 10 novembre 2025
Il 9 novembre 1929, a Magliano Sabino, un banale incidente automobilistico pose fine, a soli 37 anni, alla vita avventurosa e sfrenata di Guido Keller. Aviatore pluridecorato, iconoclasta, dandy, mistico e anarchico, Keller fu l’incarnazione più eccentrica e genuina dello spirito ribelle dell’Impresa di Fiume, un’utopia di vita e politica che ancora oggi lo rende un personaggio storicamente affascinante.
L’ASSO DI CUORI: VITA E IMPRESA DI UN RIBELLE
Nato a Milano nel 1892 da una famiglia aristocratica di origini svizzere, Guido Keller fu sin da giovane un animo insofferente a ogni disciplina, attratto dall’aria, dalla filosofia e dall’arte. Durante la Prima guerra mondiale, si distinse come pilota da caccia, membro della leggendaria squadriglia di Francesco Baracca, guadagnandosi tre medaglie d'argento e il soprannome di Asso di Cuori.
Ma è con l’Impresa di Fiume (1919-1920) che Keller assurge a figura mitica. Giunto alla corte di Gabriele D’Annunzio, divenne il suo segretario d’azione e uno dei suoi più fidati e intimi collaboratori. Keller visse Fiume come un vero e proprio laboratorio esistenziale e politico: era un salutista, nudista, vegetariano, praticante di yoga, ma anche dedito alla cocaina, alle beffe e a uno stile di vita libertario e disordinato. In un’atmosfera di avanguardia, sregolatezza e ardore guerresco, Keller incarnò l’anima più anarcoide e dionisiaca della Reggenza Italiana del Carnaro.
La sua azione più celebre è senza dubbio il volo su Roma del 1920, in cui lanciò messaggi allegorici: rose rosse sul Vaticano e sul Quirinale, in omaggio a San Francesco e alla Regina e un pitale in ferro smaltato (un vaso da notte), legato a un nastro rosso e delle rape, su Montecitorio (sede del Parlamento), accompagnato da un messaggio beffardo che simboleggiava il suo disprezzo per l’inerzia e la corruzione della classe politica.
IL RAPPORTO CON D’ANNUNZIO: AMORE E DISILLUSIONE
Il legame tra Keller e Gabriele D’Annunzio fu intenso, profondo e complesso. D’Annunzio ammirava l’ardimento e l’originalità sfrenata di Keller, che era l’unico tra i giovani legionari ad avere il permesso di dargli del “tu”. Il Vate lo definì “Guido l’Ardente” e “una grande anima infelice”, vedendo in lui un compagno spirituale che osava vivere la “vita inimitabile” con estrema coerenza.
Nonostante l’affetto reciproco, l’esperienza fiumana segnò un punto di rottura. Quando l’impresa si avviò al declino e D’Annunzio fu costretto a trattare, Keller, l’uomo dell’azione pura, sentì il tradimento dell’ideale. L’aviatore cercò di spingere il Comandante alla lotta a oltranza, ma la resa, il “Natale di Sangue” del 1920, lo lasciò profondamente disilluso. “Egli era dei pochissimi che sanno amarmi come io voglio essere amato”, affermava Gabriele D'Annunzio, dopo la morte di Keller.
L’EREDITÀ E LA MORTE “VILE”
Dopo Fiume, Keller non trovò più il suo posto. Continuò una vita randagia, tra imprese rivoluzionarie fallite in Sudamerica (dove cercò l’oro e si diede al contrabbando di cocaina) e un’esistenza ai margini. Il fascismo lo considerò un inaffidabile e indomabile outsider, troppo anarchico e sardonico per essere cooptato. La sua morte, avvenuta nel 1929 in un incidente d’auto, fu da D’Annunzio telegraficamente liquidata come una “vile sorte” per un uomo che avrebbe meritato una fine “violenta ma gloriosa”, incapace di adattarsi alla “vita comune”. Il Vate volle che il corpo dell’amico fosse sepolto nel Vittoriale degli Italiani, dove tuttora riposa nel Mausoleo, circondando la tomba del poeta, un tributo che sigilla per sempre l'importanza di Keller nella sua cerchia più intima.
PERCHÉ È RILEVANTE OGGI?
A distanza di quasi un secolo, Guido Keller rimane rilevante per diverse ragioni. Rappresenta l’archetipo dell’eroe romantico-moderna: Keller incarna l’ultima figura del corsaro romantico, un eroe che usa l'aereo come il cavallo e l'arte come manifesto, sfidando l’ipocrisia borghese. Raffigura inoltre l’alternativa a destra: la sua figura, come quella di Fiume, rappresenta un esperimento di ribellione non allineato al fascismo nascente, un mix di anarchia, futurismo e idealismo che era troppo libertario per la disciplina del regime mussoliniano. La sua vita post-Fiume è un monito sulla difficoltà di conciliare l’utopia vissuta con la realtà del dopoguerra, un tema sempre attuale per chi cerca di trasformare radicalmente il mondo.
Guido Keller fu, in sintesi, l’anima più autentica, disperata e irripetibile di Fiume, un fuoco che D’Annunzio riuscì ad accendere ma che, una volta spentosi l’ideale, non poté più ritrovare una via nel mondo.
di Alessandro Cucciolla