Crollano le vendite dei giornali: calo “Corsera”, dimezzata “Repubblica”

martedì 23 settembre 2025


Allarmante e preoccupante perdita delle copie dei quotidiani. In un anno, secondo i dati dell’agenzia Ads, la media di diffusione di una giornata delle prime quindici testate italiane ha fatto registrare un meno 10 per cento. Solo il manifesto presenta un più uno per cento con 13.749 copie. Tutti gli altri giornali (ma Il Foglio e Domani non sono certificati da Ads) hanno messo in bilancio una serie di dati negativi. Il quadro dell’editoria è sconfortante. Risollevarsi sarà un’impresa ciclopica nonostante l’annuncio di Bruxelles di varare un vasto piano d’investimenti per difendere un settore nevralgico per la democrazia. La libertà di stampa è sotto attacco continuo. In Italia si legge ormai pochissimo. Vediamo i dati. Il Corriere della sera con 157.769 copie resta il primo giornale ma ha perso in dodici mesi il 7 per cento. I fatti internazionali (guerre in Ucraina e Medio Oriente), i successi sportivi degli atleti italiani del tennis, della pallavolo femminile e maschile, dell’atletica leggera hanno permesso al “giornalone della borghesia milanese” di mantenersi a galla, tenuto conto che nell’era digitale ogni notizia, comunicazione, informazione si consuma in pochi secondi. “Chi non legge è perduto”, ha scritto il giornalista Vittorio Feltri ma si riferisce agli insegnamenti dei grandi del passato.

Ora è diverso con l’Intelligenza artificiale, con i social, gli smartphone, WhatsApp. Non solo i ragazzi sono attaccati per ore ai telefonini ma in treno e sugli autobus si vedono sempre più anziani con gli occhi puntati sullo strumento del secolo. Ad aggravare la crisi c’è il crollo di Repubblica che con 77.664 copie è scesa, per la prima volta nella sua storia, sotto la metà delle copie del Corriere della sera. Con la direzione di Mario Orfeo, nominato nell’ottobre 2024, proveniente dal Tg3 prendendo il posto di Maurizio Molinari, ha perduto il 14 per cento delle copie. Legato allo stesso gruppo La Stampa di Torino diretta da ottobre 2023 da Andrea Malaguti, al posto di Massimo Giannini ha subito un calo del 22 per cento, toccando 54.094 copie. Non si solleva il giornale della Confindustria Il Sole 24 ore che con appena 47.908 copie ha perduto l’8 per cento. Male i giornali del Gruppo Monrif e cioè del presidente degli editori Andrea Riffeser: Il Giorno ha lasciato il 15 per cento, il Resto del Carlino il 12 per cento, con 44.791 copie, La Nazione di Firenze precipita del 14 per cento, con 29.195, il Gazzettino di Venezia ha perduto l’8 per cento, con 30.303. Nonostante il cambio di direzione Il Messaggero del gruppo Caltagirone ha lasciato per strada, con 40.180 copie il 10 per cento. Il giornale dei vescovi Avvenire, con il 4 per cento in meno ha superato con 13.723 il manifesto. La nicchia di Italia oggi con 5.419 con trova consensi tra gli esperti di economia. In crisi i quattro giornali locali. L’Unione Sarda ha perso il 13 per cento, con 19.855, Dolomiten l’8 per cento, con 24.551, L’eco di Bergamo l’11 per cento, con 17.799.

Perdite rilevanti per i quotidiani chiaramente sostenitori del governo: il Giornale è andato giù del 12 per cento, con 23.349, la Verità registra un meno 14 per cento con 18.125, Libero ha perso il 13 per cento, con 16.557. Si è arrestata la corsa del Fatto Quotidiano di Marco Travaglio. In un anno ha perduto il 13 per cento, fermandosi a 23.739. Qualche boccata d’ossigeno arriva dagli abbonamenti delle edizioni digitali, salvo le offerte, che nel totale non compensano le perdite delle copie cartacee. Anzi, si registrano situazioni “dopate”, relative alle copie distribuite gratuitamente. A tutto questo si aggiunge la crisi delle edicole per le quali il Parlamento sta varando aiuti per ristrutturazioni e riduzioni fiscali.


di Sergio Menicucci