giovedì 18 settembre 2025
C’è un nome che, per chi ha avuto la fortuna di conoscerne l’arte, evoca immediatamente un’immagine potente, una voce calda, coinvolgente e profonda, uno sguardo intenso che trapassa lo schermo: Riccardo Cucciolla. Un attore immenso, un uomo del Sud con l’anima scolpita dal vento e dal mare, la cui memoria merita di essere riscoperta e onorata, specialmente nella sua amata Bari.
Riccardo Cucciolla non era solo un attore, era un cantastorie dell’anima, un interprete che non recitava ma viveva i suoi personaggi con una verità disarmante. La sua carriera, ricca e variegata, lo ha visto spaziare dal teatro al cinema, dalla televisione al doppiaggio, lasciando un’impronta indelebile ovunque mettesse piede. Ma c’è un ruolo, più di tutti, che lo ha proiettato nell’Olimpo degli immortali: quello di Nicola Sacco nel capolavoro di Giuliano Montaldo, “Sacco e Vanzetti” (1971).
UN’INTERPRETAZIONE EPICA: NICOLA SACCO VIVE
Quando si pensa a “Sacco e Vanzetti”, la mente vola subito a quella scena finale, al discorso straziante di Nicola Sacco, interpretato da Riccardo, prima della sedia elettrica. Non è solo un’interpretazione è un urlo di dolore, un grido di innocenza, una condanna all’ingiustizia che trafigge il cuore. Riccardo non solo vinse la Palma d’Oro come Miglior Attore a Cannes per questo ruolo, ma divenne Nicola Sacco. La sua recitazione non era mimesi, ma reincarnazione. Quell’interpretazione è un monumento all’arte attoriale, un monito eterno contro l’arbitrio del potere, e un testamento all’abilità di un attore di elevare una storia a leggenda.
PERCHÉ RICORDARE RICCARDO CUCCIOLLA? UN MERIDIONALE VERO
Riccardo era un “meridionale vero”. Non una macchietta, non uno stereotipo, ma l’essenza stessa di un Sud fatto di passione, dignità, tenacia e una profonda umanità. La sua voce, il suo portamento, la sua capacità di scavare nell’animo dei personaggi, traducevano sul palco e sullo schermo l’intensità di una terra complessa e meravigliosa. Ricordare Riccardo significa celebrare non solo un grande artista, ma anche un simbolo. Un simbolo di come il talento possa fiorire ovunque, di come le radici possano essere fonte di forza inesauribile. Significa rendere omaggio a un uomo che, con la sua arte, ha dato voce a chi non ce l’aveva, ha denunciato le ingiustizie e ha raccontato storie che ancora oggi risuonano con prepotenza.
BARI, LA SUA CITTÀ: IL DOVERE DELLA MEMORIA
È innegabile che la città di Bari, che ha dato i natali a questo gigante della recitazione, dovrebbe fare di più per onorare la sua memoria. Riccardo non è solo una gloria locale è un patrimonio nazionale, un ambasciatore dell’arte italiana nel mondo. Un teatro a lui intitolato, una rassegna cinematografica che porti il suo nome, una strada o una piazza che ne ricordi l’esistenza: sono solo alcune delle iniziative che potrebbero restituirne il lustro che merita. Il dovere di non dimenticare non è solo un atto d’amore, ma una missione.
Lavorare affinché il ricordo di Riccardo sia vivo e pulsante, stimolare le istituzioni, promuovere iniziative culturali che ne celebrino l’eredità artistica. Perché la memoria non è solo un omaggio al passato, ma un investimento nel futuro. Riccardo ci ha lasciato un’eredità inestimabile. Ora tocca a noi, alla sua città, a tutti coloro che amano il vero cinema e il vero teatro, fare in modo che la sua luce non si spenga mai, ma continui a illuminare il percorso delle nuove generazioni. Perché certi uomini, certe voci, certi sguardi, sono destinati ad essere eterni.
di Valentina Diaconale