lunedì 25 agosto 2025
Le visite del tempo giubilare alla immagine digitale della Sindone di Torino, presentata nella tenda di “Avvolti”, hanno tagliato il traguardo di 32.800 visitatori in otto giorni e oltre 2 milioni di visualizzazioni. E l’esposizione romana, terminata a giugno, nella chiesa di San Giovanni Battista dei Fiorentini, dal titolo “Chi è l’Uomo della Sacra Sindone?”, ideata dal Centro di Ricerca Othonia e promossa dall’Ateneo Pontificio Regina Apostolorum, è stata occasione di ampia comunione spirituale. Ma nei giorni scorsi dal Brasile è arrivata una doccia fredda sul fervore religioso.
Il telo funebre, conservato nella Cappella della Sacra Sindone del Duomo torinese, potrebbe non aver avvolto il corpo di Gesù. A sostenerlo è Cìcero Moraes, un designer brasiliano specialista in ricostruzioni di volti storici per studi forensi (tra cui Antonio da Padova, Maria Maddalena, Francesco Petrarca), che ha pubblicato la sua tesi sulla rivista Archaeometry. I segni lasciati sul lenzuolo in formato 3D, secondo lo studioso non sarebbero compatibili con un corpo umano tridimensionale, ma con un bassorilievo medievale. “Questo studio indicherebbe che l’opera potrebbe essere riconosciuta come uno dei capolavori dell’arte cristiana”, ha scritto Moraes. “Una tesi che potrebbe cambiare radicalmente la percezione della Sindone: non più reliquia miracolosa, ma straordinaria opera d’arte”.
La notizia ha fatto il giro del mondo e si è aperta una querelle. Risentita la reazione dell’arcivescovo di Torino Roberto Repole, custode pontificio del telo sindonico, che in un comunicato ha espresso “preoccupazione per la superficialità di certe conclusioni, che spesso non reggono a un esame più attento” e ha rimandato al Centro Internazionale di Studi sulla Sindone le conclusioni.
Il Centro Studi analizzando il testo ha smentito la novità: “Nella figura 6 dell’articolo l’autore conferma un risultato noto sin dai primi studi del 1902, per cui l’immagine sindonica si configura come proiezione ortogonale”. E già nel 1988, un esame al radiocarbonio condotto da tre laboratori internazionali
su piccoli frammenti di lino portò all’ipotesi che il telo fosse stato realizzato tra il 1260 e il 1390.
La Sindone è un lenzuolo che misura circa 4,4 metri per 1,1 metro e reca impressa la doppia impronta frontale e dorsale di un uomo crocifisso. Secondo la tradizione sarebbe il lenzuolo che avvolse il corpo di Gesù dopo la crocifissione nel 33 d.C., ma la disputa sulla sua originalità è sempre aperta. Perché tanto accanimento mediatico?
“Facendo mie le parole di una persona che stimo, ai cristiani sapere che la Sindone è falsa non ci cambierebbe nulla, ma ai detrattori sapere che è vera cambierebbe tutto”, ha commentato Don Luigi Maria Epicoco attento divulgatore. “Per un cristiano credere all’autenticità o meno della Sindone non cambierebbe nulla perchè per un cristiano conta ciò che indica quella Sindone, e cioè che Gesù, figlio di Dio, è morto e risorto”.
E come la pensa invece un laico scientifico? “L’autore Moares ha realizzato un semplice videogioco, eppure la sua opera è arrivata sulle pagine di una rivista autorevole”, ha commentato su Fb il cardiologo dell’ospedale di Velletri Natale Di Belardino. “Questo, a quanto pare, è bastato per scatenare una crociata laica contro il fantomatico lenzuolo. Forse perché, per alcuni pseudo-scienziati, è una missione imprescindibile dimostrare che tutto ciò che riguarda il cristianesimo non sia altro che una collezione di favole buone per creduloni”.
Idoli, reliquie, sacro. Se la religione esclude l’idolatria, ma venera le reliquie come trasmissione di grazia di Dio e testimonianza, la sacralità non presuppone forse l’originalità? In pittura, arte e per chiunque debba distinguere e accreditare una materia occorre lo studio di un reperto, la sua analisi e la sua meticolosa attribuzione. Ma la Sindone è un mistero nel mistero perché ha il ruolo di interrogare il fedele e l’agnostico, il laico e il ricercatore. E mettere alla prova ciò che è fede e non scienza, ma il divino al di sopra di ogni scoperta materiale. Invece di smontare i simboli della nostra cultura cristiana non servirebbe recuperare un po’ di quel coraggio intellettuale che non teme di ammettere: non sappiamo tutto? E il dubbio non dovrebbe essere l’inizio della conoscenza e non il pretesto per delegittimare? Come insegnava Blaise Pascal nella sua “scommessa su Dio”: “Se vincete guadagnate tutto, se perdete non perdete nulla”. Un bambino che ha visitato l’esposizione romana del sacro lino ha lasciato scritto sul libro degli ospiti: “È Gesù che ci ha lasciato un selfie”.
di Donatella Papi