giovedì 26 giugno 2025
Nel tempo in cui per essere considerati intelligenti significava sorbirsi almeno una volta all’anno, con relativo dibattito a seguire, quella boiata pazzesca della Corazzata Potëmkin, irruppe nelle sale cinematografiche, come una ventata di aria fresca, Alvaro Vitali con la maschera di Pierino.
Una figura irriverente, dal linguaggio scurrile e dall’occhio perennemente puntato sul buco della serratura alla ricerca di donne da spiare sotto la doccia. Pierino ha fatto compagnia e divertito gli italiani con centocinquanta film, mentre le sue battute venivano citate nei bar e nei luoghi di lavoro quotidianamente.
L’accoglienza da parte degli intellettuali engagé fu all’insegna del disprezzo sia nei confronti dell’attore romano che di coloro che correvano in massa a vedere i suoi film, per trascorrere un paio di ore lontani dalle angosce di ogni giorno. Il nostro Paese si trovava nel tunnel di una crisi economica profonda e quasi ogni mattina si svegliava con la notizia di un morto ammazzato per mano delle Brigate rosse o di Prima Linea.
Fra i Settanta e i primi Ottanta prende forma in Italia ciò che nei decenni successivi diventerà l’incomunicabilità fra la cosiddetta élite colta e la cultura popolare. Una divaricazione che la sinistra pagherà a caro prezzo in termini di comprensione dei fenomeni sociali.
Strepitosa la risposta che Ennio Fantastichini, nel film di Paolo Virzì Ferie d’Agosto, dà a un sofisticato intellettuale comunista che lo accusa di essere un uomo volgare e qualunquista: “La verità è che non ci state a capire un c... ma da mò”. Infatti, a furia di guardare il mondo dalle eleganti terrazze dei centri storici la sinistra ha finito con lo smarrire il senso di realtà e il valore della forza creativa del sorriso. Eppure, un modo per riprendere il dialogo con il popolo ci sarebbe. Occorrerebbe sostituire le stucchevoli “Corazzate” con la leggerezza (che non è sinonimo di superficialità, come ci ha insegnato Italo Calvino) delle pellicole di Alvaro Vitali. Pierino è scomparso all’età di 75 anni.
Chissà se avrà pensato di farlo, da par suo, “col fischio o senza”? Siamo sicuri che lassù sta già facendo ridere.
di Francesco Carella