giovedì 5 giugno 2025
“Non è la materia che genera il pensiero, è il pensiero che genera la materia”, ha affermato Giordano Bruno. Proprio quel Giordano Bruno la cui statua si trova al centro di Campo de’ Fiori a Roma, in ricordo dell’intollerabile ingiustizia subita (lo hanno ucciso bruciato vivo durante il periodo dell’Inquisizione in Europa). Giordano Bruno è stato un genio rivoluzionario ammazzato perché ritenuto eretico e/o ateo. I gioghi, veri e propri dogmi, oscurano le menti, anche le più lucide e brillanti delle società. “Eretico” significa al contrario “colui che sceglie da solo”. Se si obbedisce ciecamente, da suddito, si sta con il potere. Se si vuole invece essere una persona libera, si sta con la propria potenza e si sceglie di seguire la propria sacralità. Fare parte della società civile significa collettivizzare le proprie libertà per tutelarle, perché siano rispettate. Come è fatto dunque il pensiero? Lo sapeva il saggio indiano Patañjali, vissuto duemilaquattrocento anni fa.
Il pensiero è prodotto dalla nostra capacità di conoscere, dalla nostra coscienza, dall’energia vitale, ciò che ci rende vivi. È un “oggetto”, una “cosa”, così come, a modo suo, è un oggetto una canzone o una musica che si venda e si compri. Il pensiero è collegato al corpo, ha un nome e una forma e ha una carica emotiva che lo accompagna. Se siamo tranquilli il nostro pensiero non è condizionato nel senso che l’emozione intensa può fare perdere discernimento e giudizio e porta con sé una motivazione e un seguito di pensieri. Il pensiero, una volta che si è formato, si “tuffa” nella memoria e viene “registrato” non sappiamo precisamente come e dove ma i “supporti” sui quali avviene la registrazione sono molteplici. L’Universo è pieno stracolmo di memorie. I pensieri più importanti si registrano nel cervello il quale ha la possibilità di accedere al “deposito” di memoria molto più ampio che contiene tutti i “dati” ma si tratta di un altro archivio e pochi sanno accedervi spontaneamente (memoria akashica). Taluni vi accedono sotto ipnosi.
Voltaire affermava che “la nostra memoria non è se non una sensazione che sussiste”. Grazie alla mappatura del Dna umano sappiamo oggi che vi è un particolare tipo di memoria, quella cellulare, che riguarda più la nostra specie che il singolo individuo e le generazioni. Dentro questa memoria cellulare sono tramandati e trasmessi tutti i dati che riguardano l’evoluzione. Questo immenso deposito di memoria è oltre il tempo-spazio (akasha). Non sappiamo niente su questo che è il più importante dei depositi della memoria. Le nostre coscienze individuali formulano costantemente pensieri le cui tracce non rimangono solo registrate nel nostro cervello ma restano registrate anche nello spazio in cui si trova il pensatore in quel momento. I nostri corpi si trovano in un determinato luogo ma la nostra entità o individualità si estende per milioni di chilometri lungo ed oltre il tracciato dello spazio-tempo. C’è la unità del tutto. Il pensiero registrato – samskara – non sta fermo e tende ad associarsi ad altri pensieri per formare strutture più complesse. Una struttura complessa, quando non riesce a integrare un pensiero nuovo perché non combina con la propria logica, lo scarta e lo getta da parte, lo rimuove e può diventare un problema perché i pensieri rimossi non spariscono e continuano a “premere” per essere “inseriti”.
Questo può generare disturbi prima mentali e subito fare sorgere problemi fisici, patologie anche gravi. L’insieme psichico umano che non arrivi ad amalgamarsi nel tessuto organico dà problemi. Il fenomeno della rimozione è un meccanismo complesso e pericoloso allo stesso tempo, che si cura afferrando con intelligenza il concetto della unità del tutto. Nello Yoga Sūtra di Patañjali – una sorta di massime – vengono individuati i tipi di pensiero (vritti). Una vritti è intesa come un vero e proprio “oggetto” psichico dotato di una propria carica energetica e di una autonomia che perdura al di là della vita della persona fisica da cui genera. Il soggetto che dà impulso alla vritti non è infatti l’Io individuale ma la coscienza universale che affiora in ogni individuo e che trascende l’individuo stesso. La coscienza universale è unica e “spiega” l’unità del tutto. Una vritti che viene considerata è quella “corrispondente alla realtà”. C’è il pensiero che interpreta esattamente quello che succede e il pensiero che sbaglia. Se si vede una corda e si pensa sia una corda si avrà il primo tipo di pensiero ma se la si scambia per un serpente si introdurrà nella mente un concetto sbagliato. Quindi da evitare con cura. Altra vritti è la fantasia definita come “conoscenza priva di sostanza derivata da parole”.
L’Io individuale è un insieme di vritti appoggiato a una impermanente struttura fisica. Carl Gustav Jung lo definiva “l’insieme dei contenuti psichici nei quali il soggetto si identifica”. È un insieme di pensieri che genera un campo di forza ed influenza altri campi di forza formati dall’unione con altri pensieri. L’Io, ove la coscienza non lo individui per quello che è, rimane come una sorta di semplice tubo attraverso cui i pensieri scorrono. L’essere umano diventa tale solo quando riesce a controllare il flusso automatico e comincia a costruire consapevolmente la propria mente. La consapevolezza è data non dal pensare ma dal sapere di stare pensando. Continuando a inserire nella mente pensieri di unità e totalità la si calma e tranquillizza, la si mantiene sana. L’energia comandata dal pensiero che agisce sulla materia è il Prana, termine intraducibile in italiano perché non abbiamo il concetto. L’Io di una persona non può controllare il Prana. Si può parlare di Prana e Pranayama solo quando l’Io ha lasciato il controllo di quel livello alla coscienza universale. Per farlo si deve trascendere il pensiero.
I pensieri si collegano l’uno con l’altro in una catena associativa. L’interruzione di tale catena genera fastidio e viene richiesta energia mentale per riprendere il filo del pensiero. Rumori, tensioni, traffico portano a continue rotture delle catene associative e sono cause importanti di diffusione dello stress e di disturbi mentali che poi diventano fisici. Le interruzioni nei discorsi sono strumenti di tensione che possono creare disturbi. Si tratta di cariche emotive aggressive agevolmente eliminabili riconducendo a benessere quando si elimina o riduce fortemente ogni tipo di leadership. Per quanto possa sembrare strano, noi comprendiamo veramente solo quando la smettiamo con il pensiero automatico perché la luce viene dalla coscienza, dalla energia e non dal pensiero che di per sé è opaco e gode di luce riflessa. L’intuizione si ha solo quando la mente smette di chiacchierare. Cominciamo a conoscere quando smettiamo di pensare.
L’intuizione dell’artista segue questa strada. Gli stati psichici che ostacolano lo stato di calma sono mentali e la nostra coscienza ed energia sta oltre il mentale, ci si può nuotare sopra. Per mantenersi in equilibrio psichico nelle società il comportamento più idoneo è restare amichevoli verso chi è felice, compassionevoli verso chi soffre, gioiosi quando si vede una cosa virtuosa e indifferenti verso il vizioso. Ciò che è negativo va vinto limitandosi a proseguire decisi verso il bene. La respirazione alterata è uno dei primi sintomi di tensione psichica – noi la chiamiamo ansia, stress – non a caso il sapiente Patanjali raccomandava il controllo del Prana iniziando con quello del respiro.
La nostra coscienza ed energia hai più livelli di cui ignoriamo esistenza e potenzialità. Nel livello più profondo vi è l’unità del tutto. Nella formazione della nostra psiche noi esseri umani incontriamo sette livelli che restano sempre presenti in noi. La coscienza si colloca in ognuno di essi a profondità differenti e con differenti potenzialità. Maggiore è la profondità, minore è la differenziazione sino al livello più profondo dove vi è l’unità del tutto.
di Francesca Romana Fantetti