Banalità e brutalità

martedì 18 novembre 2025


Sergio Mattarella, il capo dello Stato italiano pro tempore, si è recato in Germania, in occasione della giornata del “lutto nazionale” di quella nazione. Alla presenza delle rappresentanze parlamentari e delle autorità che reggono quel Paese, ha riaffermato come aggredire militarmente popoli e territori sia un crimine. Per la memoria storica, si potrebbe dire che parlò di corda in casa dell’impiccato. Infatti, non solo la Germania scatenò le due guerre mondiali del secolo scorso ma, alla fine della prima, al Congresso della pace di Versailles, si propose un processo al Kaiser tedesco, con l’accusa proprio di quel reato. Giova ricordare che il Regno d’Italia, nella persona del presidente del Consiglio Vittorio Emanuele Orlando, grande giurista, vi si oppose perché nessuno può essere processato per un reato in precedenza non contemplato dall’ordinamento e davanti a un giudice non precostituito. Posizione sulla quale l’Italia è stata ferma negli anni. È per questo che si svolse a Roma il negoziato per l’istituzione, nel 1998, della Corte penale internazionale. Il trattato è entrato in vigore nel 2002, e l’organo si è insediato nel 2003. Ultima delle corti sedenti a L’Aja, a partire dalla Corte internazionale d’arbitrato.

Paradossalmente, quella prima corte più antica, del 1899, fu il contentino dato dalle potenze allo zar Nicola II. Egli, in realtà, le aveva convocate per ottenere un trattato di disarmo. Lo stesso tentò di chiamarle davanti a quella Corte nel 1914, per evitare lo scoppio della Grande guerra. La Russia fu pacifica sul finire, quindi, nella monarchia zarista. Oggi ha scatenato in Ucraina una guerra d’aggressione. Per questo la Federazione russa è stata condannata dalla Corte internazionale di giustizia e la Corte penale internazionale ha, poi, emesso un mandato di cattura nei confronti del presidente Vladimir Vladimirovič Putin. I crimini, però, non si fermano qui. All’inizio dell’invasione ha brutalizzato e sterminato; adesso tenta l’accerchiamento di unità ucraine e i comandanti danno ordine di non fare prigionieri e sterminare tutti. Ciò contro ogni norma di diritto umanitario di guerra. Nei conflitti dell’età dei droni non c’è alcuna cavalleria, né in Ucraina né in Medio Oriente. Se si vuole un minimo di umanità non vi sarebbe che una via: assicurare tutti i responsabili alla giurisdizione della Corte penale internazionale.


di Riccardo Scarpa