mercoledì 5 novembre 2025
Secondo il primo sondaggio pubblicato su Sky Tg24, “il 56 per cento degli italiani voterebbe sì al referendum”. Il dato conferma come il sentiment sia largamente positivo sull’agognata riforma della giustizia. Difficilmente, la sinistra, l’ultrasinistra, i giustizialisti dei cinque stelle e quei media che hanno sempre appoggiato, per loro tornaconto, quella componente della magistratura politicizzata riusciranno a manipolare gli elettori italiani. La riforma così come è stata approvata non inficia la separazione dei poteri e non assoggetta i pubblici ministeri al potere politico. Al contrario, ripristina l’autonomia della politica dal potere di sostituti procuratori della Repubblica che da Tangentopoli in poi si erano arrogati il diritto di stabilire cosa il Parlamento potesse fare. In pochi credevano che il Governo di centrodestra, con a capo la prima donna presidente del Consiglio dei ministri, riuscisse in poco più di tre anni di legislatura a risanare i conti pubblici e a portare a compimento con coraggio la riforma sulla separazione delle carriere. Contro un’opposizione che persegue l’obiettivo di mantenere lo status quo non riconoscendo a chi governa e a chi legifera la possibilità di cambiare le cose seguendo le procedure democratiche previste dalla Costituzione, ha un concetto di democrazia che confligge con la stessa.
La riforma della giustizia è stata approvata in via definitiva in quarta lettura dal Parlamento seguendo pedissequamente il dettato dell’articolo 138 della Costituzione. Per entrare in vigore la legge di riforma costituzionale manca solo l’ultimo sì nel referendum confermativo che si terrà probabilmente all’inizio della primavera del 2026. Onore ai deputati e ai senatori della maggioranza di centrodestra! Finalmente anche i cittadini italiani potranno contare su un processo giusto nel quale la pubblica accusa (pubblico ministero) e la difesa (avvocato) potranno giocare la partita alla pari con un arbitro terzo: il giudice. La riforma Nordio è stata resa possibile grazie alle elezioni politiche del 2022; quando gli elettori italiani hanno conferito, con il proprio voto, una solida maggioranza sia alla Camera dei deputati che al Senato della Repubblica. Una maggioranza coesa sulla attuazione del programma elettorale che ha tolto spazi alle manovre di palazzo per scardinare Governi voluti dal popolo sovrano sotto l’egida di presidenti della Repubblica espressione della sinistra. Questa riforma democratica non mette assolutamente in discussione la separazione dei poteri: esecutivo, legislativo e giudiziario. Infatti, l’articolo 104 della Costituzione che recita “la magistratura costituisce un ordine autonomo e indipendente da ogni altro potere”, non ha subito alcuna modifica. Le giustificazioni addotte dalle opposizioni contro la riforma sono solo manichee e senza reale sostanza.
di Antonio Giuseppe Di Natale