giovedì 25 settembre 2025
Pare che flotilla significhi flottiglia ossia piccolo nucleo di navi da guerra. Come idea pacifista non c’è male. Quanto all’efficacia dell’aiuto alla popolazione di Gaza, lasciamo perdere per obiettive ragioni di quantità. C’è poi da sottolineare il carattere simbolico del gesto che nessuno osa mettere in dubbio: risvegliare le coscienze degli europei, e non solo, circa la tragedia del popolo palestinese, come se le notizie su ciò che accade in quell’area non fossero continue e costantemente aggiornate. Per ottenere tutto questo è però necessario che i mass media se ne occupino e, infatti, le televisioni di tutto il mondo se ne stanno occupando. Sottolineando, come detto, il valore simbolico della vicenda e assicurando contemporaneamente visibilità a personaggi di varia origine fra cui parlamentari in attesa di interviste, inviti ai talk show, e magari qualche voto in più. Insomma, la classica avventura al cui centro ci sono solo il protagonismo e la propaganda ossia due fattori dai quali i poveri palestinesi non hanno alcunché da guadagnare.
Il rischio associato a questa impresa è un punto cruciale e assai delicato. Per la verità, la motivazione simbolica poteva essere realizzata in altro modo, ma l’idea della flotilla ha qualcosa di più: l’audacia e l’accettazione del rischio in nome della pace e della giustizia e, da che ci siamo, contro il Governo italiano. Sfugge, allora, la ragione per la quale la sinistra e gli stessi flotillani richiedano a gran voce protezione allo Stato, come se la loro impresa fosse stata decisa dal nostro Governo. Come molti, in questi giorni, stanno sottolineando, non si capisce quale regola d’ingaggio possa mai avere la nostra fregata Fasan, e quella spagnola, escludendo, speriamo, l’uso delle armi per difendere un gruppo di pacifisti. Se, come il ministro della Difesa si è affrettato a sottolineare, il mandato è solo quello di assistere e soccorrere i naviganti della flotilla, allora non sarebbe bastato inviare una nave civile? Staremo a vedere. Intanto, una cosa è certa: gli spostamenti di una fregata costano non poco ma la cosa non sembra interessare a nessuno a sinistra mentre, in occasione delle spedizioni di immigrati irregolari in Albania, si sono fatti i conti per bene accusando puntualmente il Governo di togliere fondi a finalità sociali.
Insomma, anche in questo caso le sinistre, italiane ed europee, non fanno che confermare una esuberanza che, nella fattispecie, sfiora l’indecenza perché è del tutto palese che la loro finalità va ben al di là della carità e dell’amore per chi soffre e si mostra come è, cioè pura manifestazione di avversione verso Israele e il nostro Governo concretizzata con un gesto, secondo loro, inattaccabile perché intrinsecamente buono. Se, tuttavia, non bastasse questo giudizio che, fra l’altro, è motivato dalla chiara irrazionalità di chi vorrebbe la pace mettendo in essere comportamenti a rischio di essere colti come provocazione, si consideri un altro aspetto. Si tratta dell’evidente, e consueto, strabismo per il quale nessuna iniziativa analoga è all’orizzonte, per quanto se ne sappia, verso l’Ucraina che non sta soffrendo di meno della Palestina. I solerti viaggiatori della flotilla hanno dunque, in tutta evidenza, una sensibilità a senso unico. O, forse, non sanno come andare a Kiev e dintorni. D’altra parte, potrebbero chiedere qualche autocarro al nostro esercito magari protetto da qualche nostro carro armato. Ma solo per assistenza e soccorso, per carità.
di Massimo Negrotti