Dalla politica alla fede: la svolta dei Repubblicani americani

martedì 23 settembre 2025


La celebrazione funebre di Charlie Kirk, organizzata nel State Farm Stadium in Arizona lo scorso 21 settembre, ha superato le dimensioni del semplice omaggio postumo per assumere toni quasi rituali, tra religione, politica identitaria e mobilitazione culturale. Kirk, giovane attivista conservatore fondatore di Turning Point Usa, è stato definito “martire per la libertà americana”, un eroe politico con un’aura quasi spirituale resa più forte dall’assassinio che ha sconvolto il Paese. Durante l’evento molti dei principali leader repubblicani si sono presentati come portavoce non solo di un’agenda politica, ma di una fede condivisa.

Il vicepresidente JD Vance, che raramente parla esplicitamente sul suo credo, ha scelto di farlo in quel contesto, sottolineando il legame tra la sua fede cristiana e la sua azione politica. Donald Trump ha inaugurato il memoriale definendolo una sorta di revival cristiano, un momento che collega “la battaglia politica” a una causa morale più vasta. Le parole degli oratori non hanno esitato a mescolare perdono e chiamata all’azione. Erika Kirk, vedova del defunto leader di destra, ha parlato del suo perdono verso l’assassino come atto ispirato dalla fede cristiana; altri interventi hanno richiamato la necessità di recuperare ciò che è percepito come un’identità nazionale e culturale cristiana attaccata da correnti opposte, una nuova lotta contro il relativismo culturale.  

Questo miscuglio di spiritualità e politica appare sempre più al centro della retorica repubblicana contemporanea. Non è solo il contenuto a cambiare, ma anche la forma. Il memoriale è stato progettato con simboli religiosi, musica di culto, richiami biblici, inviti alla preghiera. Non una semplice cerimonia funebre, ma un evento pubblicamente politico e pastorale, rivolto non solo agli attivisti accorsi, ma all’elettorato conservatore più ampio. Il fenomeno non è nuovo nella politica Usa, ma la sua intensità recente segnala una svolta: la fusione tra fede religiosa evangelica, identità culturale bianca o tradizionale e attivismo politico non è più un sottofondo, ma un pilastro della narrazione repubblicana attuale. Leader come Vance e Trump stanno probabilmente costruendo consenso non solo attorno a idee politiche ma attorno a un senso di comunità spirituale che delimita “noi” e “gli altri”.

Questa trasformazione porta con sé conseguenze reali: il discorso politico, la polarizzazione, il modo con cui vengono affrontate questioni come diritti civili, aborto, diritti Lgbtq+, educazione pubblica diventano parte non solo del dibattito pubblico ma di una battaglia morale percepita. Se da un lato alcuni vedono in questo ritorno alla religione un elemento di autenticità e radicamento, altri avvertono il rischio che la religione diventi uno strumento di esclusione e conflitto più che di unità. Il Partito Repubblicano si sta riformulando come qualcosa che va oltre la politica istituzionale: come movimento che integra fede, identità e politica in un’unica cornice. La morte di Charlie Kirk ne è diventata il catalizzatore, un momento che molti credono desta non solo rabbia e dolore, ma determinazione, speranza e una visione nuova per il futuro. Una visione in cui la religione non è solo un accessorio, ma parte integrante e sostanziale della missione politica conservatrice.


di Domenico Letizia