Governi: sub iudice

mercoledì 6 agosto 2025


Il 23 luglio scorso il professor Giovanni Orsina ha scritto uno straordinario editoriale sul quotidiano il Giornale dal titolo eloquente: Ricreare la politica oltre i tribunali. È consigliabile la lettura dell’articolo in quanto affronta il tema del rapporto conflittuale (è un eufemismo) tra la magistratura, nazionale e internazionale, con la politica nelle democrazie occidentali. Con la maestria del docente, Orsina è riuscito a sintetizzare nell’articolo le cause, nella loro evoluzione storica, che hanno portato alla lotta di potere tra la politica, che è legittimata dalla volontà popolare, e le magistrature che, in barba alla sovranità popolare, si vogliono sostituire al potere legislativo interpretando le leggi a loro piacimento. E che spesso sono in aperta contrapposizione con il potere legislativo e con il potere esecutivo, che sono i mandatari della volontà popolare espressa nelle elezioni politiche.

Il sottotitolo dell’articolo recita: “L’espansione storica del diritto e delle corti di giustizia ha portato fuori equilibrio la democrazia liberale”. Il lungimirante pezzo dell’autore è stato scritto e pubblicato prima della sentenza della Corte di giustizia europea sul tema dei “Paesi sicuri” inerente il rimpatrio dei clandestini; e della decisione dei giudici, facenti parte il Tribunale dei ministri, di richiedere il processo sul “caso Almasri” per il ministro di Giustizia Carlo Nordio, del ministro dell’Interno Matteo Piantedosi e del sottosegretario alla Presidenza del Consiglio con delega ai Servizi segreti Alfredo Mantovano. È stata archiviata la procedura contro la presidente del Consiglio Giorgia Meloni per mancanza di prove sul suo diretto coinvolgimento. Giorgia Meloni ha commentato la sua archiviazione affermando che “il Tribunale dei ministri archivia la mia posizione su Almasri ogni scelta del Governo concordata. Assurdo chiedere che Mantovano e Piantedosi vadano a giudizio e non io”.

Praticamente si vuole processare la politica e le decisioni prese da ministri e da un sottosegretario che sono preposti a dirigere dicasteri chiave dell’Esecutivo di centrodestra. Esilarante è il riferimento del professor Orsina alla giudice statunitense Shirley Hufstedler che, nel lontano 1971, così ironizzava: “Vogliamo che i tribunali difendano le libertà personali, sciolgano le tensioni razziali, mettano la guerra fuorilegge e spazzino via dal globo gli agenti inquinanti, ci proteggano dalle malefatte pubbliche e dalle tentazioni private, resuscitino le nostre aziende moribonde, ci proteggano prima della nascita, ci sposino, ci divorzino, e, se non proprio ci seppelliscano, quanto meno badino che le spese del funerale siano pagate”. Le democrazie liberali si fondano sulla ripartizione dei poteri: il legislativo (Parlamento), l’esecutivo (Governo) e l’ordine giudiziario. Se uno dei poteri invade il campo degli altri è la democrazia a farne le spese. Resto tenacemente convinto del primato della politica. Chi ci rappresenta in Parlamento e al Governo esercita il potere pro tempore. Ogni cinque anni è sottoposto al vaglio degli elettori che possono premiare o bocciare il loro operato. Il potere giudiziario non risponde a nessuno. Se la politica sbaglia subisce il giudizio degli elettori. Se sbaglia la magistratura non risponde a nessuno.


di Antonio Giuseppe Di Natale