L’Argentina dice sì all’estradizione dell’ex Br Leonardo Bertulazzi

mercoledì 2 luglio 2025


La Corte Suprema argentina concede l’estradizione in Italia dell’ex membro delle Brigate rosse, Leonardo Bertulazzi. È quanto ha riferito il quotidiano il Clarin, sottolineando che come in ogni procedura di estradizione l’ultima parola spetti ora al presidente Javier Milei. Bertulazzi era stato arrestato lo scorso 29 agosto a Buenos Aires in seguito alla revoca, da parte delle competenti autorità argentine, dello status di rifugiato che aveva ottenuto nel 2004. A novembre era poi stato scarcerato. Bertulazzi era già stato arrestato nel 2002 dalla Polizia di Stato di Buenos Aires, a seguito di una complessa attività di indagine condotta dagli uomini della Direzione centrale della Polizia di prevenzione, insieme ai poliziotti della Digos di Genova e all’Interpol, e venne poi rilasciato qualche mese dopo. Intanto, l’avvocato di Bertulazzi ha presentato alla giustizia argentina un habeas corpus “contro la condizione di detenzione” a cui è stato sottoposto martedì pomeriggio il suo cliente “con l’obiettivo di dare esecuzione immediata all’estradizione in Italia”. È quanto si legge nello scritto presentato nella notte di martedì alla giustizia dall’avvocato Rodolfo Yanzón a poche ore dal blitz della forze dell’ordine nel domicilio dove Bertulazzi stava scontando gli arresti domiciliari.

La difesa chiede in questo modo “di sospendere con carattere d’urgenza qualsiasi misura volta all’esecuzione dell’estradizione” fintanto non venga confermata dalla giustizia la revoca dello status di rifugiato politico sulla quale pure è stato presentato un ricorso. L’avvocato Yanzón ha dichiarato all’Ansa che l’arresto di Bertulazzi e una sua eventuale estradizione immediata rappresenterebbero in tale contesto “uno scandalo” e ha annunciato la presentazione di un ricorso anche “in sede internazionale”. C’è poi la dimensione politica della vicenda, con il presidente argentino Javier Milei che potrebbe decidere di fare un colpo di mano. Nei mesi scorsi notizie di stampa avevano contestualizzato l’estradizione di Bertulazzi nel quadro di un patto tra la premier Giorgia Meloni e Milei. L’ex Br in Italia in cambio di un salvataggio dalla giustizia argentina di Franco Reverberi, un sacerdote implicato nei crimini della dittatura sudamericana degli anni Settanta. Nel gennaio 2024, il ministro della Giustizia Carlo Nordio, a cui spettava la parola finale, decise di non estradare il sacerdote.

Latitante dal 1980, Bertulazzi fu tra l’altro – con Mario Moretti e il genovese Riccardo Dura – tra i partecipanti al sequestro dell’ingegnere navale Piero Costa, il 12 gennaio 1977 a Genova, liberato dopo 81 giorni di prigionia. Il sequestro servì a scopo di autofinanziamento: cinquanta milioni di lire vennero infatti utilizzati per l’acquisto dell’appartamento di via Montalcini 8, a Roma, dove venne tenuto prigioniero Aldo Moro. Bertulazzi deve espiare la pena complessiva di 27 anni di reclusione per reati che vanno dal sequestro di persona all’associazione sovversiva e alla banda armata. Appartenente alla colonna genovese delle Brigate rosse, Bertulazzi era figlio di un maresciallo dell’esercito.

Trasferitosi con la famiglia a Genova dal Veneto all’inizio degli anni Sessanta, era cresciuto a Prà e aveva frequentato il liceo scientifico Fermi di Sampierdarena, dove aveva cominciato a fare politica. Poi l’iscrizione a Lettere, l’ingresso in Lotta continua, fino alla decisione di entrare nelle Brigate rosse con il nome di battaglia di “Stefano”. “Bertulazzi era stato scorretto all’epoca, anche nei confronti dei suoi compagni perché non ha avuto il coraggio di affrontare le conseguenze dei suoi gesti”, dice all’Adnkronos Beppe Costa, presidente di Costa Edutainment. Beppe Costa è figlio di Federico, cugino primo di Pietro, che il presidente di Edutainment ricorda come “una buona e brava persona, tutta d’un pezzo”. Tornando a Bertulazzi, Costa sottolinea: “I suoi compagni hanno pagato con la vita o con il carcere per quello che hanno fatto, esiste la legge per pagare le conseguenze dei propri gesti, lui non lo ha fatto”.


di Redazione