lunedì 9 giugno 2025
L’obiettivo è fallito. A urne chiuse, per i referendum l’affluenza nazionale, in base ai primi dati, è al 29,15 per cento. È quanto emerge dal sito del Viminale quando sono state esaminate 27.943 sezioni sul totale 61.591. “Un’affluenza sotto il 30 per cento non sarebbe solo un fallimento del quorum ma sarebbe un dato basso anche rispetto ai precedenti referendum”. A urne ancora aperte, Lorenzo Pregliasco, direttore di YouTrend, ragiona sui dati finora a disposizione, cioè su quel 22 per cento di votanti che domenica si è recato alle urne per rispondere ai quesiti su lavoro e cittadinanza. Il pensiero va al referendum sulle trivelle del 2016 che, dice Pregliasco, “non aveva dietro una grande organizzazione. Eppure l’affluenza superò il 31 per cento”. In questo caso invece sono scese in campo quasi tutti i partiti d’opposizione, Pd, M5s, Avs e +Europa, e la Cgil “quindi un fronte molto ampio. Dobbiamo pensare a cosa sarebbe successo se non si fosse speso il sindacato. Dove saremmo arrivati?”. Ieri aveva votato meno di un quarto degli aventi diritto. In calo anche gli elettori al secondo turno delle amministrative. Il quorum del 50 per cento +1 degli aventi diritto è apparso lontano si da subito. Per la prima volta, potevano partecipare anche categorie più ampie di elettori fuori sede, ovvero coloro che, per studio, lavoro o cure mediche, si trovano da almeno tre mesi lontano dal proprio Comune di residenza. L’affluenza della prima giornata di voto si era aggirata attorno al 22 per cento, secondo i dati del Ministero dell’Interno. Il dato è in forte calo rispetto al referendum abrogativo sull’acqua del 2011 – l’ultimo in cui si era votato in due giorni – quando il dato parziale era stato del 41 per cento. Alle 19 di ieri il dato sull’affluenza si era attestato al 16 per cento. Mentre la rilevazione delle ore 12 aveva fatto segnare il 7,42 per cento di affluenza riferita alle 61.591 sezioni in Italia. Il dato è riferito al primo quesito (Contratto di lavoro a tutele crescenti – Disciplina dei licenziamenti illegittimi – Abrogazione) e, rispetto agli altri quattro, può variare di qualche decimale.
La Regione dove si è votato di più per i referendum è la Toscana con il 29,9 per cento. Seguita a ruota dall’Emilia-Romagna con il 28,76 per cento. Tra le più astensioniste, invece, il Trentino-Alto Adige con il 16,13 per cento, la Sicilia con il 16,48 per cento e la Calabria con il 16,25 per cento. Anche alla terza rilevazione, è Catanzaro la provincia in cui si è votato di più con il 19,96 per cento seguita da Cosenza con il 17,94 per cento. Vibo Valentia e Reggio Calabria si attestano attorno al 13 per cento, con Crotone che è quella in cui ci sono stati meno elettori con il 12,83 per cento. Minimo lo scarto dei votanti tra i 5 quesiti referendari. Alle 23, secondo i dati del ministero dell’Interno, hanno votato per il primo sul lavoro, quello per il reintegro dei licenziamenti illegittimi, il 22,4 per cento. Al secondo, quello su licenziamenti e limite indennità, il 22,37 per cento. Al terzo, quello per la tutela dei contratti a termine, il 22,40 per cento. Al quarto, quello per la responsabilità degli infortuni sul lavoro, il 22,36 per cento. Al quinto, quello sulla cittadinanza il 22,24 per cento. Le consultazioni sono state promosse da organizzazioni sindacali, in particolare dalla Cgil, e da alcuni movimenti civici, e che si svolgeranno in concomitanza con il secondo turno delle elezioni amministrative in diverse Regioni e comuni. I seggi sono aperti anche stamani, dalle 7 fino alle 15, nella seconda giornata di voto sui cinque quesiti referendari su lavoro e cittadinanza. Urne aperte fino alla stessa ora anche nei 13 Comuni, sopra i 15mila abitanti, dove si vota per i ballottaggi e nei 7 Comuni al primo turno in Sardegna.
Il vicepremier e leader di Forza Italia Antonio Tajani, intervenendo al Tg1, sostiene di avere “grande rispetto per chi è andato a votare, perché il referendum è sempre una forma di partecipazione. Detto questo, è stata una sconfitta della sinistra, dell’opposizione che voleva tentare l’assalto al Governo utilizzando il grimaldello dei referendum. La cosa è andata male, il Governo si è rafforzato, l’opposizione si è indebolita”. Dopodiché, Tajani s’interroga sullo strumento referendario. “Forse – afferma – bisogna cambiare la legge sui referendum, servono probabilmente più firme, anche perché abbiamo speso tantissimi soldi per esempio per portare centinaia di migliaia, milioni di schede per gli italiani all’estero che sono tornate bianche. Poi per quanto riguarda le valutazioni di tipo politico, innanzitutto lo strumento del referendum per avviare iniziative politiche non si è risolto positivamente”. Anche il vicepremier e leader della Lega Matteo Salvini sottolinea il “grande rispetto per chi è andato a votare. Ma c’è una enorme sconfitta per una sinistra che non ha più idee e credibilità e che non riesce a mobilitare neanche i propri elettori”. E’ il commento a caldo di Matteo Salvini con l’Ansa sull’esito del referendum, prima di lasciare la Festa della vittoria dei Patrioti. “In due anni e mezzo al governo del Paese abbiamo ottenuto il record di italiani al lavoro, disoccupazione ai minimi, crescita dei posti fissi e calo del precariato: alla sinistra lasciamo le chiacchiere, Lega e governo rispondono coi fatti, e gli italiani col voto, e il non voto, lo hanno capito benissimo”.
di Manlio Fusani