venerdì 23 maggio 2025
Con l’ultimo aggiornamento pubblicato ieri, la supermedia dei sondaggi prodotta da Youtrend si appresta a entrare in un periodo di sospensione. La legge impone infatti un blackout sulle rilevazioni statistiche in occasione di consultazioni elettorali di rilievo nazionale. Il prossimo rilevamento, nella migliore delle ipotesi, arriverà solo giovedì 12 giugno, qualora nei giorni immediatamente successivi alle urne venga pubblicato un numero sufficiente di sondaggi. In caso contrario, il quadro elettorale resterà cristallizzato ancora più a lungo. Tutto ciò per via della sortita alle urne dell’8 e 9 giugno, quando si terranno sia i referendum abrogativi su lavoro e cittadinanza, sia i ballottaggi delle amministrative. Due appuntamenti destinati a influenzare, seppur indirettamente, i sondaggi sul consenso politico nei prossimi mesi. L’istantanea tracciata ieri non segnala però alcuno scossone. Fratelli d’Italia resta saldamente ancorato al 30 per cento, mentre il Partito democratico si conferma seconda forza al 22 per cento. La variazione più marcata è quella del Movimento 5 stelle, che guadagna sette decimali e risale al 12,5 per cento. Un dato che, più che indicare una crescita reale, rappresenta un rimbalzo tecnico dopo l’insolitamente basso 11,8 per cento registrato due settimane fa.
Con l’avvicinarsi del blackout scatterà anche il divieto di diffusione dei sondaggi relativi ai cinque quesiti referendari. Tuttavia, grazie a una mole significativa di rilevazioni, è possibile tracciare un quadro sufficientemente articolato del sentiment dell’elettorato. I quesiti oggetto del voto sono cinque: quattro promossi dalla Cgil su aspetti del diritto del lavoro (licenziamenti, contratti a termine e indennità) e uno, di iniziativa popolare, relativo ai requisiti per l’ottenimento della cittadinanza da parte di cittadini stranieri (da 10 a 5 anni di permanenza legale in Italia). Incrociando le rilevazioni di quattro istituti demoscopici è emersa una sorta di “supermedia referendaria” che, se da un lato evidenzia una netta prevalenza di posizioni favorevoli all’abrogazione, dall’altro mostra una disomogeneità piuttosto marcata tra i vari quesiti.
Nel dettaglio, il quesito che registra il maggiore sostegno è quello sul superamento delle norme del Jobs Act in materia di licenziamenti illegittimi: il 75 per cento di chi si esprime è favorevole. Più debole e spaccata, ma pur sempre maggioritaria, la base favorevole al quesito sulla cittadinanza, che si attesta al 55 per cento. Tra le proposte della Cgil, il quesito sulle indennità per i licenziamenti nelle piccole imprese (scheda arancione) è quello che raccoglie meno consensi: 64 per cento di favorevoli tra chi intende votare. Resta tuttavia una variabile cruciale: l’affluenza. Tutti gli istituti convergono su una stima compresa tra il 30 e il 40 per cento degli aventi diritto, un dato insufficiente per superare il quorum necessario e sperato dall’opposizione. Sul tema pesano due incognite. La prima è il ben noto effetto della desiderabilità sociale: molti intervistati dichiarano l’intenzione di votare per senso civico, salvo poi astenersi. La seconda è la scarsa consapevolezza sul voto: una parte significativa dell’elettorato non sembrerebbe informata della consultazione.
di Redazione