Trump si allinea con i Repubblicani sugli “Epstein files”

mercoledì 19 novembre 2025


Il Congresso degli Stati Uniti ha compiuto un passo decisivo verso la completa divulgazione dei documenti legati al caso Jeffrey Epstein. Dopo il via libera della Camera, anche il Senato ha approvato la legge “con consenso unanime”, un passaggio procedurale che ha permesso l’adozione del provvedimento senza voto formale né modifiche, a conferma della rarità dell’evento nel panorama legislativo di Capitol Hill. Alla Camera, il disegno di legge aveva già superato il voto con un sostegno bipartisan quasi totale: 427 favorevoli e un solo contrario. Il provvedimento obbliga il Dipartimento di Giustizia a rendere pubblici tutti i file relativi a Epstein entro 30 giorni dall’entrata in vigore. Lo speaker Mike Johnson aveva auspicato che il Senato introducesse tutele aggiuntive per vittime, testimoni e persone citate nei documenti – preoccupazione alla base dell’unico voto contrario, quello del repubblicano Clay Higgins. Ma il leader della maggioranza repubblicana alla Camera alta, John Thune, ha lasciato intendere che il Senato avrebbe proceduto rapidamente e senza modifiche, considerando l’esito schiacciante alla House.

Negli ultimi giorni Donald Trump ha dichiarato di sostenere la divulgazione completa dei file, nonostante disponga già dei poteri necessari per procedere autonomamente. La legge impone la pubblicazione completa dei documenti su Epstein, pur prevedendo eccezioni mirate a tutelare la privacy delle vittime e a non ostacolare eventuali indagini ancora in corso. Proprio su questo fronte, l’amministrazione Trump ha già ordinato approfondimenti sui rapporti di Epstein con figure come Bill Clinton, Larry Summers e altri esponenti democratici. Nel frattempo, il “ciclone Epstein” continua a generare ricadute di alto profilo. Dopo il crollo dell’immagine pubblica del principe Andrea nel Regno Unito, la prima grande vittima negli Stati Uniti è Larry Summers. L’ex segretario al Tesoro ha annunciato di volersi fare da parte a seguito dell’emersione di nuove email compromettenti. “Mi vergogno profondamente delle mie azioni e riconosco il dolore che hanno causato”, ha dichiarato, assumendosi “la piena responsabilità della decisione mal guidata di continuare a comunicare con Epstein”. Pur rinunciando agli incarichi pubblici, ha precisato che manterrà i suoi impegni accademici.

Il voto del Congresso rappresenta un cambio di equilibrio anche all’interno del Partito Repubblicano. “Donald Trump si è rafforzato oggi perché finalmente è passato dalla parte giusta. Era indebolito quando ha detto ai Maga: non siete più i miei sostenitori se volete che questi file siano pubblicati. E potrebbe essere ancora più forte se pubblica i file subito dopo questo voto”, ha affermato al Corriere della Sera Thomas Massie, il deputato repubblicano che quattro mesi fa ha co-sponsorizzato la petizione ora trasformata in legge. Secondo Massie, le resistenze del commander-in-chief sarebbero state dettate dal tentativo di proteggere “amici e donatori che non sono peraltro necessariamente repubblicani”, soggetti convinti “di poter pagare qualunque partito controlli la Casa Bianca o la Camera”. In un colloquio con La Stampa, Massie ha ribadito di non essere interessato alla cerimonia nello Studio Ovale quando Trump firmerà la legge, ma ha sottolineato che “sarebbe bello e giusto che ci fossero le vittime degli abusi di Epstein”. Pur soddisfatto dell’esito legislativo, il deputato conserva qualche cautela sui passaggi successivi, evocando “possibili interferenze e di tattiche per rallentare ogni passaggio”.


di Eugenio Vittorio