Mali: l’assedio di Bamako

lunedì 17 novembre 2025


Il Mali potrebbe essere il primo Stato africano conquistato dai jihadisti del Gsim, Gruppo di sostegno all’Islam e ai musulmani. Il rischio è elevatissimo in quanto la capitale Bamako è da quasi due mesi sotto un assedio che si sta stringendo incessantemente intorno alla periferia della città. Un’avanzata, quella dei jihadisti, che attualmente sembra inarrestabile. La tecnica e la strategia di questo graduale assedio è attenta ed efficace, vengono utilizzati strumenti bellici come droni, e la tecnologia militare, come la modalità operativa di aggressione, sono identici ad un organizzato esercito regolare. Quindi una azione militare più che terroristica, da parte dei jihadisti, dove la pazienza e la ponderazione sono determinanti per fiaccare le deboli difese di un esercito che rischia di agire come le forze armate siriane all’avanzata dei jihadisti capeggiati dall’attuale presidente Ahmad al-Shara’, ovvero con un’imbarazzante ritirata. È in atto un lungo assedio da parte di combattenti del Gsim, legati ad Al Qaida, che da giorni ha lasciato Bamako a corto di carburante, energia e cibo. Le attività sono bloccate, e il terrore sta crescendo in tutto il Mali.

La crisi sta mettendo alla prova un Governo militare che aveva basato la sua credibilità sulla garanzia di sicurezza supportata non più dai francesi ma dai russi, ma che ha lasciato agire i terroristi islamici a tal punto che ormai controllano buona parte del Paese. In realtà, nemmeno l’esercito francese era riuscito a demolire i gruppi jihadisti presenti da anni all’interno dei confini del Mali; tuttavia grazie ad articolate “operazioni” francesi che andavano oltre ogni concezione di una “tradizionale difesa o aggressione”, i gruppi armati estremisti islamici una limitazione la avevano avuta. Con il passaggio del supporto logistico militare dai transalpini ai mercenari russi, prima Wagner poi Africa Corps, le condizioni di contenimento jihadista sono gradualmente crollate. Infatti terminate e parzialmente fallite le azioni francesi di allora, nemmeno la giunta sovranista supportata dagli alleati moscoviti è riuscita a fermare gli obiettivi dei gruppi islamici.

Così dodici anni dopo l’Operazione Serval, costituita con scopi prettamente anti jihadisti, sostituita nel 2014 dall’operazione Barkhane con funzioni anche di protezione di cittadini francesi ed occidentali, e cinque anni dopo il colpo di Stato del generale Assimi Goïta, i jihadisti del Gsim stanno esercitando una pressione su Bamako fino a poco tempo fa difficilmente immaginabile. Così le strategie dei miliziani del Gsim negli ultimi mesi stanno sviluppando in parallelo sabotaggi economici ed operazioni armate. Quindi un jihad economico con lo scopo di soffocare i tre milioni di cittadini di Bamako, bloccando ogni aspetto economico e sociale. Insomma Bamako è attualmente quasi paralizzata. I jihadisti all’inizio di settembre avevano già colpito la regione di Kayes ad occidente, importante centro economico del Mali, attaccando autocisterne e isolando le autostrade utilizzate per trasportare carburante dai vicini Senegal e Costa d’Avorio. Molte di queste vie di comunicazione che portano alla capitale sono oggi controllate di miliziani del Gsim. Informazioni locali rivelano che prima del jihad economico le autocisterne e i camion che entravano a Bamako ogni settimana erano poco meno di milletrecento, oggi con il blocco sono circa duecento. Tuttavia in questi ultimi giorni i convogli di approvvigionamento che giungono nella capitale sono leggermente aumentati grazie all’utilizzo di scorte armate, ma chiaramente insufficienti per le necessità di una città in sofferenza da mesi. Come accade in ogni situazione analoga il mercato nero prolifica.

Il contrabbando di merci, cibo e carburante è gestito da attori trasversali dove operano anche le organizzazioni jihadiste che hanno accumulato tali merci proprio con il saccheggio dei convogli diretti a Bamako. Ma cosa può significare per il Mali e per la regione in generale la presa di Bamako da parte del Gruppo di sostegno all’Islam e ai musulmani? Intanto il governo della Costa d’Avorio a fine settimana scorsa ha comunicato che il perimetro settentrionale del paese sarà militarizzato ulteriormente con lo scopo di rafforzare la sicurezza del confine a causa dell’afflusso di centinaia di rifugiati che fuggono dal Mali meridionale a seguito delle aggressioni di gruppi terroristici del Gsim. Azione prevedibile anche per Senegal, Guinea, come per Burkina Faso e Niger. Quindi se il Mali cadrà sotto il potere jihadista tutta l’area saheliana che ha stati con una “fisionomia politica” identica al Mali rischiano una sorte simile. Per “fisionomia politica” intendo, sinteticamente, il sistema golpista al potere, la cooperazione con la Russia, e relazioni economiche che legano gli stati del Sahel agli stessi “cardini internazionali”. Insomma il Mali in mano al Gsim potrebbe causare una reazione a catene nella fascia sub sahariana, saheliana, che è l’obiettivo principale dell’organizzazione dello Stato islamico inteso in senso generale, attivo con le sue varie articolazioni in buon parte del continente africano.


di Fabio Marco Fabbri