Guerra in Ucraina, in Danimarca si tiene il vertice dell’Unione europea

mercoledì 1 ottobre 2025


I due temi del vertice europeo a Copenaghen sono difesa comune e Ucraina. I Ventisette Paesi membri dell’Unione europea si confrontano in un contesto straordinario. Un clima di allarme con le autorità danesi che si sono rivolte anche a Stati Uniti, Germania, Francia e Svezia per garantire la sicurezza della capitale contro eventuali invasioni di droni russi. Domani è in programma il settimo vertice della Comunità politica europea (Cpe, o Epc dall’acronimo in inglese). Due appuntamenti ravvicinati che si intrecciano con l’agenda dei capi di Stato e di Governo e che precedono il Consiglio europeo formale di fine ottobre, in cui dovranno essere adottate decisioni concrete. O almeno questo è l’auspicio. I Ventisette discuteranno come accelerare lo sviluppo delle capacità comuni entro l’orizzonte 2030, con l’attenzione rivolta al fianco orientale, più esposto alle incursioni russe. La Commissione europea presenterà nelle prossime settimane una “roadmap” sulla prontezza operativa, che sarà la base delle decisioni di ottobre e che vede come priorità un muro di droni e uno scudo spaziale. Al di là della volontà specifica dei Paesi al confine, rimane tutto da definire: tempistiche, finanziamenti, coinvolgimenti dei “Paesi più lontani”.

È previsto un intervento in videoconferenza del presidente Volodymyr Zelensky. I leader discuteranno del sostegno finanziario a Kiev per i prossimi anni, compresa la proposta di un “prestito di riparazione” generato dagli asset russi immobilizzati, tema complesso dal punto di vista legale e finanziario ma che potrebbe garantire risorse consistenti. E rispondere anche all’ammanco di contributi diretti da parte degli Stati Uniti. La proposta dovrebbe ricevere il via libera politico nel vertice formale di ottobre, dopo l’apertura della Germania, ma nel frattempo dalla Commissione sono impegnati a rassicurare la Banca centrale europea che non si tratta di confisca dei fondi sovrani russi. Una delle ipotesi è convertire la liquidità attuale – in mano alla belga Euroclear – per un valore di almeno 140 miliardi di euro in eurobond che saranno prestati all’Ucraina su garanzia degli Stati membri. Il prestito dovrà essere restituito solo quando la Russia avrà risarcito l’Ucraina per i danni da invasione. Costa ha rilanciato l’idea di modificare il quadro negoziale per consentire l’apertura dei capitoli di adesione a maggioranza qualificata, pur mantenendo l’unanimità per la chiusura, per evitare il veto ungherese. L’ipotesi, che richiede comunque il consenso di tutti, è stata discussa durante il suo recente tour nelle capitali.

I leader potrebbero affrontare inoltre il 19° pacchetto di sanzioni contro la Russia. Anche qui Ungheria e Slovacchia fanno da ostacolo in particolare all’abbandono delle fonti fossili russe. Non a caso la Commissione sta valutando l’ipotesi di introdurre dazi sul petrolio russo (come già fatto in passato sui fertilizzanti) perché non richiede l’unanimità ma basta la maggioranza qualificata, oltre a eventuali riferimenti alla situazione in Medio Oriente se sollevata da alcuni Stati. Domani si aprirà invece il vertice della Comunità politica europea, co-organizzato dal presidente del Consiglio europeo António Costa e dalla premier danese Mette Frederiksen. L’appuntamento, che riunisce oltre 40 Paesi europei, affronterà la sicurezza del continente in senso ampio: sostegno all’Ucraina, resilienza economica, minacce ibride, migrazioni. Tra le iniziative concrete è attesa l’annuncio di una coalizione europea contro i narcotraffici, lanciata da Francia e Italia e co-presieduta da Emmanuel Macron e Giorgia Meloni.


di Redazione