martedì 16 settembre 2025
E anche oggi la rivoluzione comincia domani. Anzi, tra 7 mesi. Giusto il tempo di riscrivere la legge. Appello agli italiani in missione a Bruxelles: servirà ancora l’elmetto fino all’8aprile 2026. Poi arriverà l’esercito. Se sia pure della salvezza, questo non lo sa neanche lo stesso governo federale che, come da tradizione, ha preso una decisione “alla belga”. L’esercito nelle strade dei quartieri più pericolosi della capitale? Solo dal prossimo 8 aprile, quando cioè entrerà in vigore il nuovo Codice penale. La criminalità organizzata può agire indisturbata per altri 7 mesi. Poi il braccio violento della legge si riprenderà quello che era suo. Per ora godiamoci l’eco di spari lontani (e vicini): sono gli spacciatori che festeggiano lo scampato pericolo.
Il ministro dell’interno Bernard Quintin è costretto, dunque, a rimangiarsi la promessa di piazzare i miliari già negli ultimi mesi dell’anno. A gelare gli entusiasmi è stato il suo omologo alla difesa, Theo Francken, che dopo aver promesso mari e monti ha scelto però il solito mezzo stampa per chiarire che l’Armageddon dovrà attendere. Al quotidiano nederlandofono Het Laatste Nieuws, Francken ha chiarito che i “nostri” arriveranno con qualche mese di ritardo rispetto alle attese. Ad aprile, infatti, entrerà in vigore il nuovo codice penale che regola il codice della difesa, che a sua volta dovrà essere ridiscusso proprio per sostenere legalmente la presenza dei militari per le strada. E la discussione spetta al governo, la cui decisione dovrà essere esaminata dal Consiglio di Stato e poi dibattuta in Parlamento. Una faticaccia. E siccome fuori non c’è ancora la guerra civile o i carri armati russi al confine, lo schieramento di soldati in tenuta anti sommessa richiede che le cose si facciano secondo la legge.
“Non voglio che i soldati pattuglino le strade senza autorizzazione”, si è giustificato il ministro della difesa, poiché “sarebbe semplicemente pericoloso”. La procedura richiede, quindi, “un quadro giuridico che consenta di perquisire, richiedere documenti d’identità o, se necessario, ammanettare le persone. È essenziale”.
Attualmente, infatti, i diritti del personale militare rimangono piuttosto limitati. Tra il 2015 e il 2021, l’esercito è stato mobilitato contro il terrorismo. I soldati però non potevano effettuare controlli d’identità o arresti. Potevano semplicemente reagire in caso di legittima difesa, minacce dirette o trattenere un individuo colto in flagrante in attesa dell’arrivo della polizia. Non potevano e non possono. I militari non hanno poteri di polizia quando si tratta di mantenere l’ordine, dunque non possono effettuare perquisizioni di persone o proprietà, sequestrare beni o effettuare controlli d’identità, perché la legge attuale non lo prevede. Il nuovo codice della difesa avrà il compito di dare all’esercito competenze e regole d’intervento ben definite. Si tratta, in grandi linee, di ricalcare quanto accade in Italia con la famosa operazione “vespri siciliani”: la grande operazione di sicurezza e polizia condotta dall’esercito in Sicilia dal 1992 al 1998, per contrastare la criminalità organizzata e ristabilire l’ordine dopo le stragi che costarono la vita a Falcone, Borsellino e alle loro scorte. Per la prima volta, i militari operarono come agenti di pubblica sicurezza, ottenendo l’autorizzazione a svolgere attività di controllo del territorio, di pattugliamento e di posti di blocco, affiancando le forze di polizia ordinarie.
Francken è consapevole che la mafia della droga “non si smantella mandando qualche soldato in strada”. Qualche tuta mimetica in giro, tuttavia, “può essere utile”, perché il governo, dice il ministro, “deve dare una dimostrazione di forza”. Sindacati di categoria e diversi esperti di criminologia sono contrari all’operazione vespri brussellesi che alla fine si limiterà al solito effetto annuncio, con scarsi risultati sul far west della capitale. E che rischia, inoltre, di spostare la violenza da un quartiere all’altro, anziché fermarla.
Il problema poi, è che il personale di polizia e quello militare non ha lo stesso tipo di addestramento, ha una preparazione a differenti tattiche di intervento e agisce con diversi strumenti. Gli stessi ambienti della difesa lasciano filtrare che l’esercito belga ha altre priorità, considerato l’attuale contesto geopolitico. “Con una forza terrestre ridotta come la nostra, non possiamo fare tutto. Non posso contemporaneamente prepararmi a un conflitto ad alta intensità, svolgere missioni esterne e monitorare le strade”, ha spiegato a La Dernière Heure il Maggiore Generale Jean-Pol Baugnée, Comandante della Forza di Difesa terrestre. Il messaggio che sta passando può essere ambiguo, ha aggiunto, perché si dà “l’impressione che l’esercito sia diventato il grilletto facile da premere” per risolvere ogni problema, “la variabile di adattamento”. E poi occhio all’addition. Il costo dell’operazione non lo conosce ancora nessuno perché non è ancora possibile stimare quanti soldati saranno schierati e per quanto tempo. L’unico termine di paragone possibile è l’operazione antiterrorismo del 2015, costata 216 milioni in 6 anni, che ha coinvolto fino a 1.800 soldati. Sempre meno caro della Police. Secondo alcune stime, come riporta RTBF, un soldato belga in missione nel suo territorio nazionale costa allo Stato tre volte meno all’ora rispetto a un agente di polizia assegnato al pattugliamento a Bruxelles. Detta così, l’operazione Plan pour les grandes villes sembra rispondere anche e soprattutto all’esigenza di ottenere il massimo rendimento possibile col minimo sforzo. Che nel caso in questione significa più sicurezza (percepita) a costi ridotti.
di Pierpaolo Arzilla