mercoledì 30 luglio 2025
Washington e Buenos Aires si preparano a ratificare un accordo che inaugurerà un nuovo capitolo nelle loro relazioni bilaterali, contribuendo a ridisegnare gli equilibri geopolitici dell’America Latina. Il patto risulta in fase di elaborazione e i termini sono già delineati negli aspetti essenziali con il consenso di entrambe le parti. L’Argentina godrà di cospicui vantaggi economici: d’ora in avanti circa l’80 per cento delle esportazioni verso gli Stati Uniti sarà esentato dai dazi doganali e le altre merci subiranno tariffe pari o inferiori al 10 per cento. È previsto un aumento dei volumi esportabili che favorirà la concorrenza e garantirà margini di profitto più elevati per gli esportatori e le imprese locali.
Recentemente, il governo Milei ha stilato un elenco di cento prodotti esclusi dai dazi che comprende beni ad alto valore aggiunto e privilegia la filiera agroalimentare, il settore tessile, l’industria chimica e l’automotive, destinati a trarre beneficio dall’ingresso nel mercato americano. L’alluminio e l’acciaio saranno soggetti a un’imposizione tariffaria del 50 per cento, giustificata dall’amministrazione repubblicana come una necessità per rafforzare la sicurezza nazionale, tutelare i produttori interni e ridurre la dipendenza nelle catene di approvvigionamento delle materie prime.
L’Argentina è l’unico Paese sudamericano vicino a siglare un’intesa che non deriva da una controversia commerciale. Donald Trump giudica il partenariato con Javier Milei un modello virtuoso e, al contrario di quanto è avvenuto con altri attori della regione, ha deciso di non punire Buenos Aires incrementando i dazi sui beni esportati negli Stati Uniti. Viceversa, il Brasile riflette la pressione del tycoon sugli Stati che considera avversari. Trump ha colpito il governo brasiliano con tariffe del 50 per cento accusando Lula di essersi accodato alla Cina e alla Russia nei Brics e di alimentare la persecuzione giudiziaria nei confronti di Jair Bolsonaro. Nel mirino del leader americano c’è anche la censura degli oppositori politici sui social media per mano dei magistrati compromessi con Lula, primo fra tutti il giudice del Tribunale Supremo Federale Alexandre de Moraes. La strategia trumpiana punta a ridefinire le gerarchie del commercio internazionale, stringendo alleanze con i governi allineati agli Usa e comprimendo l’influenza cinese nei Paesi terzi.
Il 17 luglio una delegazione guidata dall’ambasciatore Luis Kreckler ha incontrato le autorità statunitensi a Washington per discutere i temi chiave dell’accordo sui dazi. Il team di lavoro vedeva la partecipazione dei vertici istituzionali argentini: il ministro dell’Economia Luis Caputo, il ministro degli Esteri Gerardo Werthein, l’ambasciatore Alec Oxenford, il vicecapo missione Juan Cortelletti e la responsabile della sezione economica e commerciale, Julia Hoppstock. Dall’altro lato del tavolo, in rappresentanza dell’amministrazione Trump, erano presenti Howard Lutnick, il segretario al Commercio, e Jamieson Greer, il capo dell’Ufficio per il Commercio degli Stati Uniti.
Uno tra i pochi dubbi emersi nel colloquio riguardava la legislazione argentina sul regime di proprietà intellettuale che, secondo i funzionari dell’USTR, “non offre una protezione adeguata contro l’uso commerciale sleale e la divulgazione non autorizzata dei dati di test e altre informazioni riservate”, ma l’esecutivo ha promesso di modificare il quadro normativo per conformarlo agli standard internazionali e aderirà al Trattato di cooperazione in materia di brevetti (Ptc) dell’Organizzazione Mondiale per la Proprietà Intellettuale (Ompi). Adesso che i negoziati tecnici sono conclusi, manca solo la comunicazione ufficiale del memorandum d’intesa con l’Argentina. Trump ha fissato l’entrata in vigore dell’accordo il 1° agosto e pubblicherà l’annuncio formale sul suo account Truth Social.
Le novità non si esauriscono qui. Nella cerimonia della 137ª Esposizione Rurale di Palermo, Javier Milei ha confermato che abbasserà in via definitiva le retenciones al campo, ossia i dazi all’esportazione dei prodotti zootecnici e agricoli, prima di eliminarli completamente. Le tasse sul manzo e sul pollame passeranno dal 6,75 per cento al 5 per cento; quelle sulle colture cerealicole dal 12 per cento al 9,5 per cento; quelle sul girasole dal 7 per cento al 5,5 per cento; quelle sulla soia dal 33 per cento al 26 per cento; quelle sui sottoprodotti della soia dal 31 per cento al 24,5 per cento.
Il carattere permanente del provvedimento consentirà agli agricoltori di avere un ampio orizzonte temporale per scegliere le prossime piantagioni. È un’ottima notizia per Washington, che ha stabilito l’obiettivo di produrre più biodiesel e, per farlo, richiede una quantità crescente di olio di soia e del suo sottoprodotto, la farina di soia. Gli Stati Uniti hanno firmato un accordo per la commercializzazione dei derivati della soia con i Paesi del Sud-est asiatico, i principali destinatari della farina di soia prodotta in Argentina, che genererà un ambiente altamente competitivo.
Infine, l’amministrazione di Javier Milei sta negoziando con Donald Trump una serie di misure per facilitare i viaggi negli Stati Uniti. A breve gli argentini potranno completare le procedure di immigrazione e i trasferimenti doganali in qualsiasi aeroporto prima di lasciare il Paese. Si tratta di un sistema che l’Argentina ha applicato con l’Uruguay in passato e che, attualmente, è operativo sui voli in partenza dal Canada. Buenos Aires auspica che nei prossimi mesi si possa tornare a viaggiare senza visto negli Stati Uniti come succedeva tra il 1996 e il 2002. Le trattative coincidono con l’arrivo in Sud America del segretario alla Homeland Security Kristi Noem, che l’altro ieri ha incontrato Javier Milei e il ministro per la Sicurezza Patricia Bullrich. Mentre il resto dell’emisfero occidentale è ostaggio di una mentalità dirigista che promuove l’intervento calato dall’alto, le politiche redistributive e un fisco vessatorio, l’Argentina si apre al mondo e sostiene la libera circolazione di merci, persone e capitali, il presupposto per creare ricchezza e benessere diffusi.
di Lorenzo Cianti