venerdì 4 luglio 2025
La decisione del 47°, già 45° presidente degli Stati Uniti d’America, Donald Trump, di fermare la fornitura di armi all’Ucraina, per difendersi dall’aggressione della Federazione Russa, che la ha aggredita nel 2022, ma senza spuntarla per l’eroica resistenza di un popolo battagliero, è forse la tappa più infame di quella politica del tradimento inaugurata da Henry Kissinger con l’abbandono dei sudvietnamiti, i quali s’aggrapparono sin alle ali degli aerei e sfidarono in gommone le onde dell’Oceano Pacifico pur di non finire sotto i comunisti. Poi costringendo alla partenza un imperatore illuminista che cercò di ammodernare la Persia, e costringendo donne ormai occidentali e libere sotto il velo imposto da un clero oscurantista; ad abbandonare le belle ragazze afghane, ormai abituate a studiare, a tapparsi in casa e nascondersi sotto il burqa, dopo una fuga ignominiosa degli occidentali davanti a studenti pulciosi di scuole islamiche di fanatismo. Da Mosca si risponde che, adesso, la pace è più vicina. Cosa, da quelle parti, s’intende per “pace” è stato spiegato, qualche giorno fa, da Vladimir Vladimirovič Putin in modo chiaro: “L’Ucraina è Russia”.
Non si discutono i dati storici inconfutabili esposti da Franco Cardini: lo sappiano tutti che la prima Russia fu la Rus’ di Kiev, entità fondata da tribù varaghe, cioè scandinave, e chiamata così in quanto Rus sarebbe stato il lago attorno al quale, nella penisola nordica, quel popolo fu stanziato prima di spostarsi. Come i franchi, nell’Occidente, parlarono non francese ma tedesco, però pochi ed immersi in mezzo a popolazioni celto-romane, si latinizzarono, quelli scarsi mercenari vichinghi al soldo di Costantinopoli, a bagno tra gente slava, ne assimilarono l’idioma. Poi però la storia è evoluta. Con il dominio tartaro il cento di gravità slavo si spostò a Novgorod e a Mosca, l’Ucraine venne inglobata da altre entità come la Confederazione Polacco-Lituana, il Sacro romano impero di nazione tedesca, l’Impero ottomano, l’Impero russo (gli ultimi due si considerarono continuatori dell’Impero romano di Costantinopoli), cosicché divenne una contesa “marca di confine” (u-kraina, formato da u “presso” e kraina “confine”).
Le vicende moderne hanno fatto di questa popolazione un’opposizione, tra l’etnico e il politico, al bolscevismo e all’Unione Sovietica e ciò l’ha staccata sempre più dalla Russia, malgrado fossero nati ucraini tanto Nikita Sergeevič Chruščëv che Leonid Il'ič Brežnev, capi di partito e di Stato sovietici. Oggi gli ucraini si battono per la loro indipendenza e questo, per Stati liberi dell’Occidente, deve essere quello che conta. Speriamo che gli Stati membri dell’Unione europea, gli aderenti al Consiglio d’Europa ed all’Alleanza Atlantica tengano duro nel sostegno all’Ucraina e si rendano capaci di difendersi, senza contare sui traditori.
di Riccardo Scarpa