sabato 11 ottobre 2025
Sassolini di Lehner
Enzo Iacchetti, antico protagonista dell’avanspettacolo televisivo, è rimasto attonito, deluso, sconvolto a causa dell’accordo tra Israele e Hamas. Invece di esprimere soddisfazione, magari cauta, si è posizionato sul negazionismo all’ennesima potenza: “Tregua, mah… Ho sentito che si è firmata questa tregua tra Israele e Palestina. Io non ho un dubbio, io ho miliardi di dubbi, perché so che il progetto originale del signor Benjamin Netanyahu non è proprio questo”. Che sappia per filo e per segno quali siano i reconditi piani dell’Esecutivo israeliano induce al riso, trattandosi di un’oscena barzelletta. Lo scetticismo è il tipico espediente dei millantatori di conoscenze e dei negazionisti.
Enzo, del resto, merita una tessera nel mosaico storico dell’intolleranza, avendo pubblicamente teorizzato – in combutta con Bianca Berlinguer – con furibonda stizza, che un ebreo non ha diritto di esprimere le proprie ragioni e, tanto meno, quelle di Israele. Quasi sempre dall’ignoranza militante scaturisce la tenace presunzione di poter negare l’evidenza. Basta ricordare la performance da forcaiolo intransigente e sconoscente, di un moralista che confuse la satira con il sadico safari a caccia di vittime umane da perseguitare, schernire e gettare in pasto al popolo censore. Su Striscia la notizia, Enzo Iacchetti, ignorando decenza e verità, espose al pubblico ludibrio l’ex ministro Francesco De Lorenzo, lanciando falsità e velenose allusioni. De Lorenzo non è ebreo, ma al manipulitista al bilancino sembrò comunque colpevole. essendo, per giunta, liberale: “Incredibile. L’ex ministro della Sanità, signor De Lorenzo, ha dichiarato di non aver tenuto per sé neppure una lira delle tangenti incassate, ma di aver dato tutto al partito. Ed allora cosa potevamo fare? Abbiamo mandato il nostro vice Gabibbo ad intercettarlo”. Non era affatto “incredibile”, era vero.
Insomma, Iacchetti, pur di infangare De Lorenzo, preferì affidare l’istruttoria al vice Gabibbo, ignorando i giudici della Cassazione, che il 20 luglio 1994, sezioni penali unite, rilevò: “È la stessa pubblica accusa ad aver prospettato che tutte le somme corrisposte finivano nelle casse del partito al quale De Lorenzo apparteneva”. La giustizia aveva accertato, dunque, e in più occasioni, che non v’era mai stato arricchimento personale. Sentenze al vento quelle della Corte di Cassazione. Servirono, dunque, stando a Iacchetti, preso da megalomania, tipo ispettore generale zarista, l’interrogatorio e il processo televisivo, secondo i metodi dell’Inquisizione spagnola, ossia attraverso il violento show del vice Gabibbo: “Mi scusi, ma non le sembra di esagerare nel dire che lei è una vittima? Lei è un ex ministro, un ex onorevole ed anche un ex moribondo (sic!)”.
Ebbene, nonostante l’impudenza dell’intervistatore insinuante la simulazione di un’inesistente condizione patologica, dopo codesta gogna De Lorenzo dovrà sottoporsi ad un delicato intervento chirurgico con asportazione di un tumore maligno al colon. E ancora, calpestando la persona e la Cassazione: “Dottor De Lorenzo che fine hanno fatto i suoi miliardi? Che fine hanno fatto i suoi miliardi?”. Iacchetti ed i Gabibbi, disumani comunicatori di falsità, ignoravano l’umanità di Karol Józef Wojtyła, che, alto e forte, esclamò: “Ogni violazione della dignità personale favorisce il rancore e lo spirito di vendetta”.
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Chiusi i manicomi, la malattia mentale si è municipalizzata. Infatti, c’è una psicolabile valanga di cittadinanze onorarie all’avvocato – così si presenta – Francesca Albanese. Che la Francesca sia altamente meritevole, tanto da essere patrocinata da importanti città italiane, è, in verità, discutibile. Viene alla mente l’arguto Indro Montanelli che, a proposito di valutazioni spesso farlocche di meriti e virtù, affermò: “Il bordello è l’unica istituzione italiana dove la competenza è premiata e il merito riconosciuto”. La stessa Francesca, appena ripresasi dallo scandalo della pace in arrivo – davvero una brutta notizia – ha mostrato inconsapevole genialità nel diffamare sanguinosamente gli stolti napoletani che l’hanno gratificata con l’ennesima cittadinanza. Ecco il capolavoro della nostra Francesca che, attraverso una sfolgorante sputtanescion, ha così ringraziato quegli scansafatiche dei partenopei: “Per Gaza sono scesi in strada di notte anche i milanesi, che in genere, a differenza dei napoletani, hanno ben presente che la mattina presto devono alzarsi per andare a lavorare”. Grazie, Francesca, per averci insegnato come si sputa in faccia alle municipalità politicamente disturbate.
di Giancarlo Lehner