giovedì 2 ottobre 2025
Persino l’ultimo scribacchino della terra, copiatore di mattinali della polizia in un giornaletto da cento copie, avrebbe previsto nei dettagli l’eroica missione della flotilla, progettata per essere speronata, ma solo dopo aver dimostrato sumud, in arabo una sorta di resilienza che serve a piagnucolare al mondo sapendo di non poter ottenere nulla, proprio nulla. Una vera gretinata, fin dall’inizio. Una regata dilettantistica i cui geniali ideatori non hanno mai pensato nemmeno per un attimo di riuscire a far arrivare aiuti a chi ne ha veramente bisogno. Ma hanno trovato il miglior modo per trasformare una tragedia vera in un evento da social in cui l’attività principale è il primadonnismo di politici e personaggetti in cerca di notorietà, in attesa dell’orgasmo da abbordaggio. Per gli italiani, sempre in prima linea quando c’è da farsi compatire, un doppio ricattuccio: al Governo che, per non mostrarsi insensibile ai massacri di Gaza e all’incolumità dei propri eroi flottiglianti, ha dovuto spendere soldi pubblici mandando una fregata in tutti i sensi. Il cui compito non era chiaro, ma certamente escludeva cannoneggiate a difesa di questi crocieristi che al tour operator avevano chiesto più emozioni e meno balli nel salone delle feste.
Le stragi di Gaza sono un colpo al cuore per tutti i giusti della Terra. E in questi momenti si dovrebbe pensare all’umanità, da entrambe le parti. Invece la comunicazione è irreversibilmente imperniata sui social e perciò su quelli che giudicano ciò che non sanno. Si schierano da una parte o dall’altra, come allo stadio, e vogliono solo like, come gli eroi della flotilla, i quali vogliono follower, che poi diventano voti, con cui alcuni andranno in Parlamento a ripetere sempre le stesse strofe. Su queste barche, che ora vivono il trionfo della repressione, c’è il gotha dell’inutilità, e ognuno vuole primeggiare: manca solo la tiktoker Rita De Crescenzo, troppo poco chic per questi ambienti. In compenso, uno dei capetti, che si chiama Simone, e avrà un cognome solo quando sarà preceduto da on., pretende che il Governo italiano intervenga, aiutando i regatanti a interrompere l’invio di armi e a liberare Gaza.
Accanto a questo dilettantismo mirato ci sono professionisti pronti a sfruttare gli avvenimenti per cercare consensi che stanno perdendo a valanga: Maurizio Landini non rischia di bagnarsi con gli schizzi di mare, preferisce conferenze stampa alla Camera. Per lui la mobilitazione è rimetterci giornate di stipendio (non suo, ci mancherebbe!) per un sostegno popolare ai pittoreschi naviganti, i quali prendono a pretesto tragedie che sanno essere in realtà gestite da un biondo oltre oceano: ma lui, su flottiglie e scioperucci non ha nemmeno il tempo per ridere. Siamo abituati a dibattere su boldrinate e schwa, discutiamo solo sul nulla assoluto e ora che muoiono migliaia di bambini e di adulti, ora che una tragedia vera si sta abbattendo su una terra mediterranea, invece di tentare qualcosa di minimamente concreto, ci comportiamo da feisbuccari, signori e padroni del mondo dei click, dove tutto ha la stessa valenza. Tutto virtuale, lo siamo anche noi, forse non esistiamo. Ma, per sparare sentenze a raffica, esistere non è importante.
di Gian Stefano Spoto