Una ricostruzione impossibile

venerdì 26 settembre 2025


In estrema sintesi, sulla nuova indagine del delitto di Garlasco, mi sento di esprimere due quasi certezze: in primis, il fatto che fino ad ora nei riguardi del nuovo indagato sono emersi solo importanti indizi, ma a mio avviso ancora insufficienti per una condanna; e, in secondo luogo, la quasi assoluta improbabilità della ricostruzione del caso da parte della pubblica accusa, che ha portato alla condanna di Alberto Stasi nell’Appello-bis. Si tratta di una sorta di vulnus logico che da tempo sostengo in alcuni articoli al riguardo.  In sostanza, come è ormai arcinoto al grande pubblico, per condannare il “ragazzo dagli occhi di ghiaccio” l’orario della morte della povera Chiara Poggi è stato spostato all’indietro di oltre un’ora rispetto a quello stimato nelle due precedenti sentenze di assoluzione. Ciò ha ristretto le fasi dell’omicidio a una finestra temporale di appena 23 minuti, dal momento che il fidanzato della vittima, al di fuori di questo breve intervallo, avrebbe avuto un alibi granitico.

Ora, tolti i 7, 8 minuti necessari per compiere il tragitto di ritorno nella propria abitazione in bicicletta – distante circa 2 chilometri da casa Poggi – per compiere il feroce delitto, compresa la supposta lite tra i due fidanzati, e per ripulire da ogni traccia di sangue il lavandino del bagno e, cosa fondamentale, il relativo sifone e i tubi di collegamento, sarebbero rimasti circa 15 minuti. Ebbene, per concludere, esiste al mondo qualcuno che ritenga possibile smontare il medesimo sifone a mani nude, evitando anche che si inondasse il pavimento con l’acqua contenuta nei tubi, e riuscendo persino a eliminare le tracce di sangue occulte e rimontare il tutto nel tempo che si impiega per fumarsi una sigaretta? Ai vari colpevolisti in servizio attivo permanente da 18 anni l’ardua sentenza.


di Claudio Romiti