venerdì 12 settembre 2025
Sassolini di Lehner
Premesso che non ho mai avuto con Massimo D’Alema rapporti se non critici, polemici e di denuncia. Dopo una sua sparata forcaiola alla Camera dei deputati, mi alzai sdegnato e ribattei che avrebbe fatto meglio a tacere, visto che era stato graziato dalla magistratura italiana. la quale aveva dimenticato per oltre cinque anni in un imprecisato cassetto, in attesa della fatale prescrizione, il relativo faldone inerente a tangenti al partito comunista e altri affarucci delle cooperative rosse del Veneto. In occasione di una Festa dell’Unità in cui ero stato presente mi divertii a raccontare sull’Avanti! lo spettacolo pietoso del faraone D'Alema che benediceva Michele Serra prono e faccia a terra. Il Serra, a colpi di ulteriori inginocchiamenti ai santi marxisti-leninisti, nonché a vari piramidali strafalcioni, fece gran carriera. Non sono, dunque, un sostenitore dell’ex bombardiere di Belgrado, tuttavia, non posso non sottolineare che, rottamato D’Alema, come proclamò il re del vuoto chiacchiericcio Matteo Renzi, l’intelligenza scomparve all’interno del Partito democratico.
Massimo D’Alema, infatti, è mille volte più intelligente di Elly Schlein e centomila più di Sandro Ruotolo e di Alessandro Zan. I minus habens della dirigenza piddina hanno aspramente criticato D’Alema per la sua apparizione in Cina, fotografato tra i grandi della Terra alternativi all’Occidente e agli Stati Uniti. Ebbene, da comunista mai pentito e da creativo imprenditore vignaiolo, D’Alema non poteva mancare all’appuntamento con Vladimir Putin e Xi Jinping, anche perché i suoi vini meritano cospicue esportazioni in ogni parte del mondo. Chissà, forse al Partito democratico privo di idee e scarso di neuroni servirebbe, piuttosto che la militante arcobaleno, uno capace di coniugare alla Jurij Andropov, cioè alla cinese, capitalismo e comunismo. D’altro canto, il vero pericolo non proviene giammai dalle persone intellettivamente dotate, arrivando piuttosto dai cretini.
di Giancarlo Lehner