venerdì 11 luglio 2025
Sul tema sempre molto caldo di Garlasco, in questi ultimi giorni stiamo assistendo ad un vero e proprio paradosso espresso dal fronte mediatico rigorosamente colpevolista. Contrariamente a quanto i suoi più noti rappresentanti tendono a fare nei casi finiti sotto i riflettori della grande informazione, schierandosi sempre e comunque con le varie procure, anche quando i teoremi accusatori si sostengono su basi fragilissime, nella fattispecie il fronte colpevolista, formato da giornalisti ed esperti del crimine all’ingrosso, si sta distinguendo nei confronti della Procura di Pavia, rea di aver sostanzialmente messo in discussione la già molto controversa condanna di Alberto Stasi, malgrado la stessa Procura sia diretta da un magistrato di grandissimo prestigio.
Ciò mi porta a credere che molti dei nostri geni del circo mediatico, anziché fare sempre le pulci a chi sostiene l’accusa, in quanto essa rappresenta la parte più forte in ogni processo penale, solo in questo caso sembrano ricordarsi di rappresentare, nel sistema democratico, i cosiddetti cani da guardia del potere, in questo caso giudiziario. D’altro canto non è raro che, come sembra avvenuto dopo le prime due assoluzioni consecutive di Stasi, i media colpevolisti a prescindere siano riusciti a creare un forte pressione nei confronti soprattutto dei giudici popolari, tanto da contribuire al totale ribaltamento del verdetto finale.
Quindi, dopo aver plaudito alla condanna di un ragazzo da essi massacrato per anni, dipingendolo come un cinico e freddo assassino (al pari della stragrande maggioranza dei giornalisti che, ascoltando la sentenza che in Assise condannò Enzo Tortora, si lasciarono andare a orrende manifestazioni di giubilo), oggi proprio non ci stanno, nel caso l’indagine della stessa Procura di Pavia avesse successo, a passare per quelli che sono realmente: una congrega di cinici arrivisti dell’informazione che sfruttano il congenito colpevolismo delle masse, retaggio ancora presente nell’ancestrale sacrificio del capro espiatorio, per mettersi in mostra e fare carriera.
di Claudio Romiti