Mafie e spirito mafioso

sabato 28 giugno 2025


Esiste la camorra come fenomeno criminale e il sentire camorristico come fenomeno criminogeno. Ciò che chiamano delinquenza, è molto difficile definire, perché si conoscono solo i delinquenti. Sappiamo alquanto degli uomini, ma cos’è l’umanità?

Oltre un secolo fa, Pasquale Villari, eminente storico e politico napoletano, annotava: “Non è lungo tempo io scrissi ad un vice-sindaco di Napoli, amante del suo Paese, antico liberale, patriota provato: Mi dici qualche cosa della camorra? Va essa avanti o indietro, comincia ad essere davvero estirpata? Egli mi fece una risposta che non riferisco tutta, perché a molti parrebbe una dipintura esagerata dei fatti. Copio solo la conclusione della lettera. Moltissime ordinanze municipali non possono qui attecchire, se non convengono agli interessi della camorra. Napoli comincia a ripulirsi dacché la camorra con i suoi appaltatori ne trae guadagno. Ed io come vice-sindaco di… ho potuto obbligare 1157 proprietari a restaurare ed imbiancare le loro case e le ville che sono cinte di mura, dacché, senza che lo sapessi, la camorra locale ha diretto, di comune accordo con il mio usciere, l’operazione. Questo stato di cose fa paura, spaventa, secondo che si esamina più da vicino e se ne vede l’estensione” (Pasquale Villari, Le lettere meridionali, Firenze, 1878, pagina 4).

Camorra, mafia, ndrangheta sono un prodotto dello spirito camorrista, dello spirito mafioso, dello spirito ndranghetistico. Una realtà illegale animata da una passione violenta e immorale diretta al comando sociale ed all’arricchimento personale. Questa disposizione della coscienza a commettere il male non sempre raggiunge il parossismo del delitto di sangue. Troppo spesso simula buoni sentimenti o s’accontenta di peccatucci veniali. Ma la trama delle complicità e delle illegalità, che intesse, può avvolgere e coinvolgere vasti strati della collettività, renderli di fatto incivili, seminandovi il dubbio che onestà e legalità siano virtù autolesionistiche se non antisociali, il privilegio dei fessi.

Ancora il Villari affermò: “Perché la camorra divenga possibile, occorre che vi sia un certo numero di cittadini o anche una classe intera che si pieghi alle minacce di pochi o di molti che siano organizzati. Una volta che questo fatto, per qualche tempo, si avvera in proporzioni abbastanza larghe, riesce facile assai capire in che modo la malattia si estenda a poco a poco, e pigli forme diverse, secondo che penetra nei diversi ordini della società. Il male è contagioso come il bene, e l’oppressione, specialmente quella esercitata dalla camorra, corrompe l’oppresso e l’oppressore, e corrompe ancora chi resta lungamente spettatore di questo stato di cose senza reagire con tutte le sue forze. Perciò importa conoscere dove questa oppressione comincia e si può esercitare più impunemente, perché ivi è la radice del male, tutto il resto è conseguenza; perché ivi, se è possibile, bisogna portare il rimedio” (Pasquale Villari, ibidem, pagina 5).

Abbiamo visto i governi sgovernare, gli amministratori disamministrare, gli educatori diseducare, l’informazione disinformare, la società nel complesso abbandonarsi a condotte antisociali piccole e grandi. Solo i pubblici poteri devono reprimere le mafie che delinquono. Solo i cittadini possono arginare lo spirito mafioso che inquina la società. Se davvero lo vogliono.


di Pietro Di Muccio de Quattro