martedì 24 giugno 2025
Sorpreso da chi è sorpreso dell’attacco degli Stati Uniti alle basi nucleari in Iran. Se per Israele il conflitto con l’Iran è esistenziale – alla luce della dichiarata volontà del regime iraniano di cancellarlo dalla carta geografica – per il regime teocratico di Teheran la guerra è essenziale: un mezzo di sopravvivenza, non contro i nemici esterni, ma contro il proprio popolo. Mentre gli iraniani vivono nel XXI secolo, gli uomini del regime clericale sembrano inchiodati nell’oscurantismo più cupo. Passata la breve luna di miele dopo la rivoluzione del 1979, la maggioranza degli iraniani ha rigettato i mullà al prezzo del sangue. Ma l’Occidente ha preferito ignorare le voci dei dissidenti, preferendo indulgere nella favola del “regime riformabile”.
Questa guerra in atto oggi, per chi non ha voluto sentire e ripetere la propaganda del regime, era purtroppo evidente che accadesse, era solo questione di tempo. Non vi è dubbio che Israele, gli Stati Uniti d’America e qualunque altro Paese intraprendano guerre per i propri interessi. La narrativa secondo cui, se il regime dovesse cadere, l’Iran diventerebbe come la Siria o l’Iraq, trascura il fatto che il vero fattore di instabilità nella regione mediorientale è sempre stato – ed è tuttora – il regime dei mullà. Il regime teocratico con i suoi uomini persegue interessi che non sono quelli della stragrande maggioranza della popolazione e soprattutto usa la guerra per giustificare e intensificare la repressione interna, come è accaduto anche durante la guerra con l’Iraq. Da un lato c’è una popolazione dotata di straordinaria cultura e sete di libertà; dall’altro un regime oscurantista, che è l’antitesi della civiltà persiana.
Il regime iraniano, astuto e reazionario, è riuscito a infiltrarsi nelle accademie e nei mass media occidentali tanto quanto Israele è penetrato nei sistemi dell’intelligence di Teheran. Nella guerra il regime iraniano trova la sua ragion d’essere, soprattutto nella guerra perenne. Nessun regime è tanto odiato e detestato dalla popolazione, oltre l’80 per cento non lo vuole. Per questo il regime ha dovuto espandere la guerra, in primis nella Regione, creando i suoi proxy qua e là. Il vecchio e caro slogan “Morte all’America!” e “Morte a Israele!”, il grande e il piccolo satana, è la ragion d’essere del regime teocratico di Teheran. Chi ha pagato e paga il prezzo di questa assurda e perenne guerra è la popolazione di uno tra i Paesi più ricchi al mondo oggi sul lastrico socio-economico.
È superfluo ricordare che il regime khomeinista ha iniziato la sua politica estera occupando l’ambasciata americana, a novembre 1979, a Teheran – all’epoca Jimmy Carter aveva dato un notevole contributo all’ascesa di Khomeini – e ha provocato una guerra contro l’Iraq di Saddam Hussein, settembre 1980, che gli aveva dato rifugio per 15 anni. Una sciagurata politica estera adottata dal regime ha portato oggi a uno risvolto drammatico. Chi paga il prezzo di tutto questo? La popolazione iraniana, piena del desiderio di vivere, ma schiacciata tra l’incudine e il martello del disumano regime e la becera politica di appeasement adottata dai governi dei Paesi democratici. La diplomazia del regime ha sempre perseguito la politica del ricatto: tuttora un trapassato Abbas Araghchi, ministro degli Esteri del regime allevato in seno ai pasdaran, astratto e minaccioso offre al mondo le assurde dichiarazioni.
Cosa succederà ora nel Paese, così importante strategicamente? Che futuro devono aspettarsi gli iraniani? il popolo iraniano sosterrà la guerra o peggio ancora, pensa che gli altri, nella fattispecie, gli israeliani, devono liberare il loro Paese, l’Iran, la grande Persia. Che sciocchezze! Chi ha provocato questa drammatica guerra, se non il guerrafondaio regime teocratico che reprime il popolo? Non è stato forse il regime a effettuare nel 1994 l’attentato all’Associazione mutualità israelita argentina (Amia), causando 85 morti e oltre 300 feriti? Non è stato forse il regime iraniano a sponsorizzare l’attacco a Israele del 7 ottobre 2023, con il dramma immenso delle vittime civili e la dolorosa ed insopportabile crisi umanitaria a Gaza. Quando tutti sanno che la questione palestinese non ha una soluzione militare.
La popolazione iraniana non c’entra nulla con il folle progetto del regime di produrre l’ama nucleare. Il regime ha bruciato più di 2.000 miliardi nella corsa all’arma atomica. È vicino alla bomba? Probabile. Il regime iraniano ha prodotto una montagna di uranio arricchito al 60 per cento. È in grado o in procinto di costruire qualche bomba atomica, ma si ferma a un passo per ricattare la comunità internazionale con i suoi capricci. Siamo contro la guerra? Sicuro che lo siamo. Oltre ai costruttori di armi e qualche politico che media la loro vendita, chi non è contro la guerra? Israele fa la guerra con l’Iran per i suoi interessi, la popolazione civile iraniana, che subisce la guerra del regime da oltre quarant’anni, certamente non è contenta della guerra ora in atto nel Paese. È difficile però scordarsi, anche sotto le bombe, che il vero nemico è il regime sanguinario che ha massacrato centinaia di migliaia dei suoi giovani. Moltissimi iraniani credono che i palestinesi debbano avere un loro Stato. Mentre il regime sfrutta la causa palestinese solo per i suoi scopi.
Che succede ora, dopo oltre 10 giorni di guerra e le prime bombe americane sui siti nucleari? Se Israele ha attaccato l’Iran aveva l’appoggio e il beneplacito dell’America e di alcuni importanti Paesi europei, questo è sicuro. È sicuro altrettanto che la Russia e la Cina non alzeranno un dito in soccorso del regime iraniano. Non è certo che il progetto della guerra di Israele sia il cambio del regime. Del resto non può e non deve esserlo. L’onore e l’onere del cambio del regime in Iran spetta unicamente agli iraniani. Nello scenario iraniano esiste una resistenza organizzata per questo. Le Unità di resistenza in Iran da anni cercano di organizzare la rivolta per rovesciare questo regime sanguinario. La domanda che ognuno si deve porre è questa: si può avere la pace in Medio Oriente in presenza dell’aggressiva teocrazia di Teheran? Con uno Stato islamico che aveva creato un asse di “resistenza” dall’Afganistan all’Iraq, infestando la Siria, il Libano e lo Yemen, si può pensare alla stabilità? Cosa accadrà ora? Israele ha colpito molti obiettivi militari del regime. Ha fatto fuori decine tra i comandanti più importanti dei pasdaran e gli scienziati nucleari, ma ha ucciso anche innocenti vittime civili.
Intanto gli americani con i loro bombardieri B-2 Spirit e i missili Tomahawk hanno distrutto i siti nucleari di Natanz, Isfahan e Fordow, il più importante sito nucleare iraniano. Cosa accadrà ora? Che fine farà Ali Khamenei, il capo assoluto di un regime militarmente decapitato? Gli americani non sanno ancora bene se conviene eliminarlo con le bombe o con le trattative “diplomatiche”. Ora sembra che si stia giocando al gatto e al topo con Ali Khamenei, insieme al loro alleato Donald Trump. Ma una cosa è certa, il sanguinario e rivendicativo Ali Khamenei, il principale detentore del potere, è al termine del suo percorso. È arrivato al capolinea, morto o vivo che sarà. Un leader che si è nascosto nei profondi buchi con il suo uranio arricchito e ha lasciato la popolazione in balia di una guerra da lui cagionata.
Molti analisti continuano a profetizzare le loro fantasie scolastiche, sostenendo che in Iran non vi è alcuna alternativa e descrivono la caduta del regime teocratico come sinonimo di caos. Non mancano analisti che sostengono che le manifestazioni di propaganda organizzate dal regime siano il segno che gli iraniani a causa della guerra si stringono al regime. Che sciocchezze! Paradossalmente è aumentata anche la mole di demonizzazione contro i Mojahedin del popolo e la loro coalizione democratica, il Consiglio nazionale della resistenza iraniana, ovvero la principale opposizione al regime. È un dato di fatto che non si possa esportare dall’estero la democrazia e si può affermare con certezza che non ci crede neanche chi dice di volerlo fare.
Quindi tra un’opposizione che non esiste o è demonizzata e l’impossibilità di “esportare la democrazia”, meglio tenersi la cara repubblica islamica! La società civile iraniana, che si batte da oltre un secolo per l’autodeterminazione e la democrazia, è in grado di prendersi il suo destino in mano. La società iraniana di oggi è mille anni più avanti rispetto al golpe americano del 1953 contro il governo di Mohammad Mossadeq oppure all’appoggio americano a Ruhollah Khomeini del 1979. Oggi l’Iran, il popolo iraniano, è in procinto di voltare pagina e consegnare alla Storia la dittatura. Il popolo iraniano non vuole né la guerra e né condiscendenza verso il regime. Questa non è la guerra degli iraniani, ma è stata provocata e voluta dal regime teocratico. Il popolo iraniano desidera libertà e democrazia. Vuole rovesciare il regime teocratico per affermare la sovranità popolare, costruire uno Stato laico fondato sui diritti di cittadinanza e vivere in pace con gli altri popoli.
di Esmail Mohades